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LETTERA E I SUOI ERRORI

Il progetto di Lettera da Mosca è stato varato più di due anni fa. In questo periodo, la Lettera ha marciato al ritmo di una ventina di notizie al giorno nei periodi di scarsità, di 30-35 nelle giornate più intense. Alla luce del sole e gratuitamente, come’è ovvio: su questo sito, sul canale Telegram, su Twitter, su Facebook. Stiamo dunque parlando di diverse migliaia di testi, foto e video, raccolti, ordinati, tradotti, commentati, redatti. In tutto questo tempo e in questa massa di materiali ci è capitato quattro volte di essere colti in errore (due nelle ultimissime settimane) e una volta di non essere colti ma di aver capito grazie a un amico di aver pubblicato una sciocchezza. Noi di Lettera non siamo nemmeno così presuntuosi da non realizzare che qualche altro pasticcio qua e là l’abbiamo di certo combinato, anche se non ce ne siamo accorti o non ce l’hanno fatto notare. Nondimeno, ci pare che la media sia piuttosto buona. Credete forse che gli organi d’informazione più grossi, potenti e seguiti possano vantare uno score più onorevole? Che le loro medie siano migliori di quella di Lettera, su un tema così controverso e complicato (soprattutto da quando è cominciata l’invasione dell’Ucraina) come la Russia, i suoi assetti di potere, l’andamento della sua economia, le operazioni militari, le reazioni dell’opinione pubblica? E sulle relazioni di tutto questo con l’Ucraina, l’Europa, gli Usa, la Cina e gli altri Paesi e gli equilibri internazionali?

XI E LA PARTITA DI MOSCA

di Pietro Pinter          Decifrare il comportamento di Pechino durante la guerra in Ucraina è complicato ma fondamentale, alla luce della visita di Xi Jinping a Mosca, a cui seguirà un colloquio con il presidente ucraino ZelenskyTra improbabili “rivelazioni” dei media che vedrebbero la Cina abbandonare la Russia un giorno sì e un giorno no, e valutazioni esagerate del sostegno che Pechino sarebbe disposta ad apportare allo sforzo bellico russo, è importante capire quali sono i reali obiettivi cinesi nella guerra in corso, quali gli strumenti usati finora e quali quelli che potrebbero essere usati in futuro. Qualche settimana fa Wang Yi, il plenipotenziario del politburo cinese per gli Affari Esteri, ha compiuto un viaggio in Europa con tappe in tutti i Paesi UE tradizionalmente (anche se alcuni non attualmente) vicini a posizioni di mediazione tra Russia e Ucraina (Ungheria, Italia, Francia, Germania) e conclusosi con la partecipazione alla Conferenza di Sicurezza di Monaco (dove i contatti con ucraini e membri del “campo oltranzista” della NATO sono stati sicuramente numerosi) e con una visita in pompa magna a Mosca. Dopo di che Xi Jinping ha rilasciato la sua tanto attesa “posizione” sulla guerra in Ucraina.

NUCLEARE, LA FORZA DI MOSCA

Josep Borrell, alto rappresentante Ue per la politica estera e di difesa, ha ammesso che ormai l’Europa non sa più quali altre sanzioni imporre alla Russia. “Siamo agli ultimi gradini della scala”, ha detto con un’immagine efficace. Eppure, la stessa Europa che non ha esitato a ridurre drasticamente i rifornimenti dagli oleodotti e dai gasdotti russi, di fatto non ha imposto alcuna sanzione ai danni del gigantesco complesso nucleare russo. Un paradosso solo apparente: rinunciare al nucleare russo è molto, molto più difficile. E infatti, quando se ne discute nelle sedi Ue, ci sono Paesi come Francia, Bulgaria e Ungheria  che immediatamente si oppongono, essendo per le loro centrali e per il loro sistema energetico conveniente mantenere il rapporto con Mosca.

UE E RUSSIA, UN’UNICA CRISI IN EUROPA

di Marco Bordoni         Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 1990 i Paesi che oggi compongono la UE producevano quasi un quarto della ricchezza mondiale, a parità di potere d’acquisto (per l’esattezza, il 23,5%). Questa quota è scesa oggi a meno di un sesto: il 14,9%. Nello stesso periodo la quota della Russia scendeva, in maniera quasi parallela, dal 4,8% al  2,8%. I Russi possono ben raccontarsi che i BRICS stanno rimontando secoli di egemonia economica occidentale. Gli Europei possono ribattere che il processo è lento e che, in ogni caso, i Paesi del G7 tengono la presa sulla finanza globale. Ma gli uni e gli altri vantano successi non propri. Sempre nel 1990 il saldo demografico naturale (differenza fra nati e deceduti) nei paesi UE era + 2 ‰, sceso fino al – 2,8 ‰ del 2021 (pari a un saldo negativo di 1.231.000). Nello stesso periodo la Russia è passata da +2‰ a -7,1‰ (diminuzione di 1.398.253). Nonostante in questo caso i due tracciati non siano esattamente paralleli (infatti mentre la statistica UE è costante al ribasso, le dinamiche demografiche russe hanno un tradizionale andamento sinusoidale, che vede anni di crollo seguiti a poca distanza da altri di relativa espansione), la tendenza generale appare comune. Da una parte e dall’altra si cerca di tamponare l’emorragia drenando forza lavoro dall’Ucraina e dai Paesi in via di sviluppo.

REFERENDUM, L’ARMA TOTALE DEL CREMLINO

Chi temeva che dal discorso di Vladimir Putin uscisse una dichiarazione ufficiale di guerra all’Ucraina, ora deve preoccuparsi ancora di più. Non per la mobilitazione parziale annunciata dal Presidente e quantificata in 300 mila uomini (“Con concreta esperienza militare e secondo le specializzazioni richieste dai comandi delle forze armate”) dal ministro della Difesa Shoigu, ma per la decisione di cui questa mobilitazione è solo la conseguenza. Ovvero, la decisione di far svolgere nella Repubblica di Donetsk, in quella di Lugansk e nei territori “liberati” delle regioni di Kherson e Zaporozhye i referendum per l’annessione alla Russia.

VISTI AI RUSSI, L’EUROPA DECIDE CHE…

“I Paesi dell’Unione Europea che continuano a rilasciare visti ai russi fingono di ignorare la situazione in Ucraina e di fatto spingono i cittadini russi verso i Paesi baltici, che non li vogliono”, ha detto a Politico Gabrielius Landsbergis, ministro degli Esteri della Lituania. Landsbergis, inoltre, ha chiesto il blocco del rilascio dei visti ai turisti russi e il ritiro di quelli già rilasciati. A livello europeo, anche le autorità di Lettonia, Repubblica Ceca, Polonia e Finlandia chiedono restrizioni al regime dei visti per i cittadini russi. Inoltre Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Slovacchia, Malta, Polonia, Paesi baltici e Repubblica Ceca hanno praticamente smesso di rilasciare visti Schengen di breve durata e di fornire permessi di soggiorno ai russi.

VISTO DA MOSCA: LA UE SENZA GAS RUSSO

di Dmitrij Dakuciaev e Nikolay Makeev       La Ue ha un piano per sostituire il gas russo, ma in caso di cessazione delle forniture saranno necessarie misure di emergenza, ha affermato il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton. IL Commissario ha anche elencato le alternative alle forniture di Mosca e ha fornito calcoli dei volumi di gas che possono essere sostituiti. Tuttavia, secondo i nostri esperti, questi conti non tornano: nella realtà di oggi, il gas russo è praticamente indispensabile ai Paesi del Vecchio Continente.

AMICA CINA. MA FINO A CHE PUNTO?

di Darya Nuriyeva     La Cina è uno dei pochi Paesi che non ha imposto sanzioni alla Russia e ha promesso di continuare la cooperazione economica. I Presidenti dei due Stati parlano regolarmente di amicizia “senza confini”, ma gli economisti avvertono che sotto sanzioni la dipendenza della Russia dalla Cina potrebbe aumentare. Inoltre, non si sa quanto durerà questa amicizia se smetterà di essere vantaggiosa per la Cina. Ecco in quali aree della Russia sarà ora difficile fare a meno dell’aiuto della Cina e cosa questo può portare.