da AsiaNews – di Vladimir Rozanskij – Durante la conferenza stampa di fine anno, la rappresentante del presidente dell’Ucraina per la Crimea, Tamila Taševa, ha denunciato l’attivismo dei russi nel mondo islamico, per sostenere una narrativa sulla “Crimea russa” che riesca a superare le visioni tradizionali dei tatari di Crimea, sottoposti a persecuzioni e deportazioni in quanto non assimilabili all’ideologia del regime di Mosca. La Russia sfrutta la sua partecipazione all’Organizzazione della Cooperazione Islamica (Oci), a cui aderisce come osservatore dal 2005, che garantisce a Mosca un approccio condiscendente da parte della galassia dell’Islam, come uno degli alleati nel confronto con l’Occidente. Le élite arabe cercano punti di riferimento per evitare i pericoli di destabilizzazione e la guerra russa sostenuta dai musulmani diventa oggi un elemento di grande rilievo nel gioco delle parti, a partire proprio dalla ri-definizione della Crimea annessa nel 2014.
L’agenzia Noor News, uno dei siti informativi musulmani della Russia, riprende in questi giorni le parole del presidente russo Vladimir Putin nel saluto al KazanForum 2023 dello scorso maggio, visto anche come augurio per l’anno nuovo, in cui “la Russia è aperta alla più ampia e produttiva collaborazione commerciale e umanitaria con i Paesi dell’islam, sottolineando anche il ruolo dei musulmani russi nell’allargamento dei contatti internazionali, per formare insieme un ordine mondiale multipolare e più giusto”.
Come osserva Taševa, “gli islamici non sono preoccupati dell’occupazione russa della Crimea, nonostante la presenza storica di popoli nativi di religione musulmana come i tatari sunniti e altri gruppi turcofoni”. A Kiev è giunta di recente una delegazione indonesiana del Consiglio degli Ulema, a cui si è cercato di presentare la situazione dei loro correligionari crimeani, perseguitati dalla Russia che cerca di mostrarsi amica dell’islam. La propaganda russa in questo senso è sostenuta da tanti esponenti musulmani politici e religiosi, soprattutto dal presidente ceceno Ramzan Kadyrov, che si mostra mentre prega in arabo con le armi in mano.
Lo conferma anche il muftì della Umma di Kiev, l’amministrazione dei musulmani di Ucraina, Murat Suleimanov, secondo il quale “ora il confronto con il conflitto israeliano-palestinese a Gaza viene usato dalla Russia per rassicurare il mondo islamico riguardo all’invasione dell’Ucraina: vedete, noi rispettiamo tutte le religioni e le tradizioni”. Vengono quindi sostenute le attività degli esponenti islamici più fedeli a Mosca in Crimea, che hanno in corso trattative per progetti comuni con i muftì di Istanbul e altri.
Lo scorso ottobre si è tenuto a Simferopoli il VII° Kurultaj dei musulmani di Crimea, che ha dato il via alla costruzione di una nuova grande moschea nella città, già in avanzato stadio di realizzazione. Come racconta il muftì locale Emirali Ablaev, l’80% dei materiali per l’edificio viene dalla Turchia. Suleimanov reagisce affermando che “siamo noi i musulmani della Crimea, abbiamo il diritto di rappresentare in Europa il nostro punto di vista, anche riguardo alla guerra della Russia nel nostro Paese e nella nostra penisola occupata”.
La posizione del mondo islamico sulla guerra russa in Ucraina è molto ambigua, con molti musulmani che di fatto sostengono la Russia. Un altro muftì al servizio delle forze armate ucraine, Said Ismailov, osserva a sua volta che sul territorio la propaganda russa è molto attiva, e viene riportata perfino dalla redazione araba di Russia Today, mentre il punto di vista ucraino viene censurato in ogni modo. Il leader dei tatari di Crimea e deputato dell’Ucraina Mustafa Džemilev ha invitato intanto i russi a lasciare la Crimea “finchè funziona il ponte di Kerč”.
La Crimea è da sempre contesa tra cristiani e musulmani, slavi, greci, tatari e turchi, e la Russia cerca di rappresentare le varie anime, quella ortodossa e quella musulmana, schierandole entrambe contro l’Occidente in uno dei punti nevralgici di questo confronto.
di Vladimir Rozanskij
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