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Posts published in “Economia”

L’UNGHERIA SALUTA L’UCRAINA, IL GAS ARRIVA DALLA TURCHIA

L’Ungheria, per i rifornimenti di gas russo, non dipende più dal transito attraverso il territorio dell’Ucraina, perché ora riceve tutti i volumi attraverso il gasdotto Turkish Stream. Lo ha confermato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjártó: “Per l’Ungheria, non importa se il gas russo passerà attraverso l’Ucraina o meno, perché diversi anni fa, insieme a Turchia, Bulgaria e Serbia abbiamo costruito il gasdotto Turkish Stream, e ora le forniture di gas naturale all’Ungheria vengono effettuate attraverso questo gasdotto”. Secondo Szijjártó, quest’anno l’Ungheria ha importato attraverso questa via dalla Russia 6,2 miliardi di metri cubi di gas naturale e il Paese continua a riceverne circa 20 milioni di metri cubi ogni giorno. Per l’intero 2023 tale volume è ammontato a 5,6 miliardi di metri cubi.

PETROLIO E GAS, LA NUOVA STRATEGIA DELLA RUSSIA

Mosca (AsiaNews) – di Vladimir Rozanskij – Si è tenuta a Mosca una conferenza dell’associazione del Consiglio dei produttori di energia, alla presenza del ministro russo dell’Energia Sergej Tsivilev, che ha sottolineato la particolare importanza del periodo attuale per lo sviluppo dell’intero Paese. A suo parere “le sfide che stanno attualmente davanti a noi non soltanto presentano diversi rischi, ma ci aprono anche molte nuove prospettive”. Il complesso energetico dei carburanti è decisivo per la crescita a lungo termine dell’intera economia russa, non soltanto come elemento primario del bilancio, ma come “direttiva cruciale dello sviluppo dei settori misti dell’industria”, ha affermato il ministro, riferendosi al gas e al petrolio.

SHELL E LA CAUSA DA UN MILIARDO CON IL CREMLINO

L’ufficio del Procuratore generale russo ha recentemente avviato una causa contro otto unità della multinazionale energetica Shell, cercando di riscuotere più di un miliardo di euro di danni. Questa azione legale rappresenta uno dei più significativi scontri tra la Russia e una grande azienda energetica occidentale, ed è diretta conseguenza delle tensioni geopolitiche e delle sanzioni economiche imposte in seguito al conflitto tra Mosca e Kiev.

LUHANSK E IL RITORNO DI MEDVEDCHUK

da Notizie Geopolitichedi Giuseppe Gagliano – L’autoproclamata Repubblica Popolare di Luhansk, una delle due entità separatiste in Ucraina, ha concluso un accordo per l’esplorazione mineraria in cinque aree del suo territorio con la Trading House Don Coals. Questo accordo è parte dell’iniziativa di Mosca per stimolare l’economia locale attraverso lo sfruttamento intensivo delle risorse minerarie disponibili. Secondo varie fonti, Viktor Medvedchuk, ex parlamentare ucraino con posizioni favorevoli al Cremlino, è considerato il principale promotore di THDU.

FRANCIA: I GRAND COMMIS CHE LAVORANO A MOSCA

di Giuseppe Gagliano – In Francia, un gruppo ristretto di consulenti aziendali di alto profilo sta mantenendo le attività a Mosca nonostante le tensioni geopolitiche. Questi consulenti, tra cui spiccano figure che hanno facilitato i viaggi dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy tra Parigi e Mosca, mantengono stretti legami con società francesi che operano in Russia. Tra i più noti figura Jean-Pierre Thomas, ex tesoriere del Partito Repubblicano francese e consigliere speciale per le relazioni economiche tra Francia e Russia durante il mandato di Sarkozy. Thomas gestisce Thomas Vendôme Investment, una società di consulenza strategica con sede a Parigi, che fornisce assistenza a società francesi in Russia. Collaboratori di spicco di questa società includono Christian Jacob, ex ministro della Pubblica amministrazione, il banchiere Paul Le Bihan e Jean-Pierre Quatrhomme, esperto in gestione patrimoniale.

NUCLEARE, LA FORZA DI MOSCA

Josep Borrell, alto rappresentante Ue per la politica estera e di difesa, ha ammesso che ormai l’Europa non sa più quali altre sanzioni imporre alla Russia. “Siamo agli ultimi gradini della scala”, ha detto con un’immagine efficace. Eppure, la stessa Europa che non ha esitato a ridurre drasticamente i rifornimenti dagli oleodotti e dai gasdotti russi, di fatto non ha imposto alcuna sanzione ai danni del gigantesco complesso nucleare russo. Un paradosso solo apparente: rinunciare al nucleare russo è molto, molto più difficile. E infatti, quando se ne discute nelle sedi Ue, ci sono Paesi come Francia, Bulgaria e Ungheria  che immediatamente si oppongono, essendo per le loro centrali e per il loro sistema energetico conveniente mantenere il rapporto con Mosca.

URALS DISSETA LA CINA (A BUON PREZZO)

di Tsvetana Paraskova    Dopo una breve pausa nel periodo in cui sono entrati in vigore l’embargo dell’UE e il limite di prezzo del G7 sul greggio russo, le maggiori raffinerie statali cinesi hanno ripreso gli acquisti del greggio di punta della Russia Urals ben al di sotto del limite di 60 dollari a barile senza violare le sanzioni, hanno riferito fonti del settore a Reuters. I giganti statali della raffinazione petrolifera PetroChina e Sinopec sono tornati sul mercato per Urals e lo stanno acquistando a forti sconti tramite società commerciali che gestiscono i pagamenti agli esportatori di petrolio russi e organizzano i servizi di spedizione e assicurazione, secondo fonti di Reuters. In questo modo le principali raffinerie statali in Cina non violano i termini del meccanismo del prezzo massimo e non utilizzano nemmeno petroliere o assicurazioni occidentali, hanno aggiunto le fonti.