Press "Enter" to skip to content

Posts published in “Società”

NATALITA’, UN BUCO NELLA RUSSIA

Il Governo russo si è preparato a un ulteriore calo del tasso di natalità, al livello più basso dall’inizio degli anni Novanta. Ciò risulta dai materiali per il progetto di bilancio del Fondo sociale della Russia (lo SFR, che amministra le indennità di maternità e i sussidi mensili per la nascita di un bambino). Secondo le previsioni della FIS, nel 2023 nasceranno nel Paese 1.245 milioni di persone, il minimo dal 1999 (allora ne nacquero 1.215 milioni). Nel 2024, la cifra diminuirà del 5,8%, a 1,172 milioni di persone. Questo sarà il minimo dall’inizio degli anni Novanta. Nei successivi due anni coperti dalle previsioni, i tassi di natalità continueranno a diminuire, ma il ritmo rallenterà. Nel 2025 dovrebbero nascere 1.153 milioni di persone e 1.143 milioni nl 2026.

LA POPOLAZIONE UCRAINA SCOMPARE

Ella Libanova, direttrice dell’Istituto per la Demografia e gli Studi sociali dell’Accademia nazionale delle scienze dell’Ucraina, ha scritto il seguente articolo per il blog Focus Ukraine del Kennan Institute, centrato sulle dinamiche della popolazione ucraina.

“La situazione demografica ucraina è una questione incredibilmente complessa. Sollevare semplicemente la questione della popolazione richiede che prima chiariamo il nostro quadro di riferimento. Stiamo parlando della popolazione ucraina che vive all’interno dei confini dell’Ucraina riconosciuti a livello internazionale, i cosiddetti confini del 1991? O della popolazione ucraina che abita il territorio entro i confini del 1991 ma senza Crimea e Sebastopoli (questa è l’area all’interno della quale il Servizio statistico statale dell’Ucraina ha raccolto i dati nel 2015-2021)? O della popolazione sia dei territori controllati dalle autorità ucraine prima dell’inizio dell’aggressione russa (i cosiddetti confini del 2022) sia delle regioni non controllate dal Governo? O della restante popolazione che vive nel territorio controllato dalle autorità ucraine dopo l’inizio dell’invasione russa e, in caso affermativo, in quale mese, poiché la situazione attuale è altamente instabile?

MILITARE, PROFESSIONE IN ASCESA

Il Centro russo per lo studio della pubblica opinione (di solito indicato con l’acronimo VTsIOM) ha svolto una ricerca interessante sulle professioni ritenute più ambite, quelle più redditizie e quelle più desiderate per i figli. Il dato che colpisce è che la carriera militare, o nelle forze dell’ordine, sembra in fortissima ascesa in tutte e tre le categorie. Partiamo dalle professioni ritenute più prestigiose:

  1. Esperto di tecnologie informatiche – 31% ( nel 2006 era il 7% )
  2. Operatore sanitario – 30% ( nel 2006 era l’11% ). Tra i giovani di età compresa tra 18 e 24 anni il tradimento per questa professione è ancora più alto (47%)
  3. Personale militare (compresi polizia, ministero delle Situazioni di emergenza, complesso militare-industriale, ecc.) – 19% ( nel 2006 era il 3% )
  4. Educatore – 16% ( nel 2006 era il 4% )
  5. Operaio specializzato (fabbro, tornitore, saldatore, ecc.) – 14% ( 2% nel 2006 ).
  6. In calo, invece, il prestigio delle professioni come avvocato, pubblico ministero, magistrato (nel 2006 era il 28%, ora il 7%); economista, finanziere (nel 2006 era il 20%, ora il 4%); imprenditore, uomo d’affari (nel 2006 era il 10%, ora il 2%).

LA PREVALENZA DEL CRETINO

Anche a distanza di tanti anni, La prevalenza del cretino, l’immortale breviario che Fruttero e Lucentini pubblicarono nel 1985, resta una guida sicura per orientarsi nelle cose del mondo. Ancor più quando si tratta di libri e di intellettuali. La vicenda si svolge negli Usa. Masha Gessen, 56 anni, è un’intellettuale di passaporto russo e statunitense, nata a Mosca in una famiglia ebraica trasferitasi negli Usa all’inizio degli anni Sessanta. Lei ha lavorato a lungo in Russia come giornalista e, anche, come attivista dei diritti LGBT. Ha scritto libri sulla Russia, tutti ispirati a una critica radicale di Vladimir Putin e del putinismo. Siede anche nel consiglio direttivo del Pen America, notissima organizzazione per la difesa della cultura e della libertà di espressione, da cui però ieri si è dimessa.

IL TRADIMENTO, OGGI, IN RUSSIA

La Duma della Federazione Russa ha approvato gli emendamenti al Codice penale che introducono l’ergastolo per tradimento. La nuova versione della legge (finora la pena massima per tradimento era di 20 anni di carcere) è entrata in vigore dopo che il presidente Putin ha controfirmato il provvedimento. Secondo la normativa vigente, il tradimento non è solo spionaggio per conto di uno Stato estero, ma anche “la prestazione di assistenza finanziaria, logistica, di consulenza o di altra natura a uno Stato estero, a un’organizzazione internazionale o straniera, o ai loro rappresentanti in attività dirette contro la sicurezza della Federazione Russa”. La formulazione vaga della legge ha portato a un’ampia interpretazione del concetto di tradimento. Ad esempio, nel 2014, l’ingegnere radiofonico Gennady Kravtsov, che lavorava nel GRU (il servizio di intelligence militare, n.d.r.), è stato condannato a 14 anni di carcere solo per aver inviato il suo curriculum a società straniere.

SAKHAROV E GLI ALTRI CHE MANCANO

Che ne parlino coloro che detestano la Russia, non stupisce. Però diciamoci la verità: sono quelli che amano la Russia che dovrebbero più parlare e indignarsi per la chiusura del Centro Sakharov di Mosca, fondato nel 1996 dalla moglie Elena Bonner per onorare la memoria, e proseguire le attività, del marito Andrey Sakharov, il fisico che aveva partecipato alle sperimentazioni delle prime bombe atomiche sovietiche, poi era passato a contestare il nucleare per scopi bellici e infine, negli anni Settanta, aveva fondato il Comitato per i diritti civili che difendeva il diritto alla libertà di parola dei dissidenti e, più in generale, dei critici del regime sovietico. La chiusura del Centro avviene in base alle nuove disposizioni della legge sugli “agenti stranieri”, emendata nel dicembre scorso: è vietato a tali “agenti” ottenere in uso edifici di proprietà pubblica. Così il Comune di Mosca, proprietario dello stabile in Zemlyanoj Val che ospita il Centro e il Museo Sakharov, ha dato lo sfratto. Che ciò sia accaduto il 24 febbraio, anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, è uno sfortunato ma lugubre caso.

SOLEDAR, IL GALEOTTO CONDOTTIERO

Evgenyj Prigozhin, il padre-padrone del Gruppo Wagner, il temibile esercito mercenario tanto impiegato dal Cremlino, l’ha consacrato in un video, definendolo come “l’uomo che ha conquistato Soledar”. È ovvio, Prigozhin pubblicizza i suoi uomini per pubblicizzare se stesso ed enfatizzare il ruolo della Wagner. Sulla questione di Soledar, poi, non ha esitato a polemizzare (e non era la prima volta) con il ministero della Difesa, che si sforzava invano di sottolineare anche i meriti delle truppe russe regolari. I giornalisti russi non hanno speso troppo tempo per identificare il soldato in questione: si tratta di Anton Olegovich Elizarov, classe 1981, diplomato (nel 2003) all’Accademia per ufficiali paracadutisti di Ryazan e a lungo in servizio nella guarnigione di Novorossisk .

GIU’ LE MANI DA BULGAKOV

Nell’onda di risentimento verso la Russia sono diventati un bersaglio, per gli ucraini e in genere per le autorità dei Paesi usciti trent’anni fa dal blocco sovietico, non solo i monumenti ma anche i grandi scrittori, da Pushkin a Bulgakov. L’ultimo caso è stato registrato a Kiev, dove l’Unione degli scrittori ha appunto chiesto che venga chiuso il museo cittadino dedicato a Mikhail Bulgakov, che non solo è in assoluto uno dei maggiori romanzieri del Novecento ma era anche nato a Kiev nel 1891 da genitori ucraini, a Kiev si era laureato in Medicina e a Kiev aveva vissuto e lavorato come medico fino al 1919, quando venne inviato nel Caucaso come medico militare e iniziò a scrivere. Tutti peraltro conoscono i problemi che Bulgakov ebbe sempre con la censura sovietica e con il potere staliniano, che gli negò per tutta la vita l’espatrio per raggiungere i fratelli che vivevano a Parigi.
L’Unione degli scrittori dell’Ucraina ha chiesto la chiusura del museo sostenendo che Bulkakov fu in realtà uno dei primi esponenti della teoria del Russkij Mir (in estrema sintesi: l’esistenza di un mondo russo, bielorusso e ucraino, indivisibile sotto l’egida di Mosca) su cui Vladimir Putin ha basato la propria politica imperialista e guerrafondaia.

GEORGIA, IL PORTOGALLO DELL’EST

Secondo fonti del Governo della Georgia, sono già 80 mila i russi, bielorussi e ucraini che vivono nel Paese, che ha in totale 4 milioni di abitanti. I russi arrivati dalla fine di febbraio, cioè dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, sarebbero circa 30 mila. Degli 80 mila recenti immigrati, circa 20-25 mila sarebbero specialisti del settore informatico, parte del flusso che porta migliaia e migliaia di programmatori e tecnici a riversarsi in Paesi come Armenia, Kazakhstan, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Israele. Il fenomeno non è sfuggito agli Usa, che cercano di attrarli rendendo meno difficili le procedure per l’ottenimento del visto.

GIORNO DELLA VITTORIA E DELLE DIVISIONI

di Pietro Pinter        Nessuna dichiarazione di guerra all’Ucraina, nessuna mobilitazione generale, nessuna richiesta di aiuto agli alleati del CSTO; nulla di ciò che l’intelligence NATO aveva paventato, o che uno dei più controversi analisti russi – noto per il suo pessimismo – aveva auspicato. Non si può certo dire però che questo sia stato un Giorno della Vittoria ordinario, in Russia e nell’ex Unione Sovietica. Se non altro a causa di alcune illustri assenze. In primis quella dell’aviazione, a causa del “brutto tempo”, nonostante una splendida giornata di sole a Mosca. Il timore dei russi era evidentemente che un azione di sabotaggio – sarebbero bastati un paio di uomini con uno Stinger – avrebbe causato uno spettacolare incidente davanti agli occhi di tutto il mondo. Dal punto di vista morale e propagandistico sarebbe stata un’umiliazione senza precedenti per la Russia, e non si è voluto correre il rischio. Un timore,  quello per possibili atti di sabotaggio, corroborato anche dalle minacce al Ponte di Crimea o di Kerch, aperto in pompa magna da Putin stesso nel 2018, con tanto di countdown online per la sua distruzione prevista proprio per il 9 maggio.