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MUNIZIONI, LA RUSSIA CI OSSERVA

di Giuseppe Gagliano – Recentemente, i servizi d’informazione russi hanno effettuato una valutazione approfondita sulle potenzialità del complesso militare-industriale euro-atlantico nel quadro del conflitto con l’Ucraina, fornendo le proprie conclusioni al Cremlino e al Consiglio di Sicurezza Nazionale. Hanno partecipato all’operazione il servizio di spionaggio estero, SVR, e quello di intelligence militare, GU (precedentemente conosciuto come GRU), che hanno intrapreso un’analisi dettagliata sulla capacità produttiva di munizioni d’artiglieria. Mentre il GU si è concentrato sull’osservazione diretta delle fabbriche e della loro produzione, l’SVR ha optato per un confronto tra le consegne di munizioni effettuate all’Ucraina e le promesse iniziali, al fine di dedurre la capacità produttiva effettiva dei Paesi coinvolti.

L’SVR suggerisce una strategia audace di guerra ibrida contro i territori europei per sfruttare le loro vulnerabilità, disperdere le risorse degli alleati e ottenere un vantaggio nel conflitto ucraino. Questa strategia è in linea con le indicazioni del GU che propone di tenere sotto osservazione e sabotare le fabbriche di munizioni europee. Problemi nella catena di approvvigionamento: l’analisi pone inoltre l’accento sui problemi che esacerbano la scarsità di munizioni in Europa, tra cui la dipendenza da materie prime come gli elementi delle terre rare, che, nonostante le tensioni, continuano a passare per la Russia dalla Cina. Un altro punto critico riguarda il mercato dell’acido nitrico, essenziale per la produzione di esplosivi ma negli ultimi tempi maggiormente indirizzato verso l’industria dei fertilizzanti.

Conclusione: dalle analisi emerge che i principali fornitori euro-atlantici non riusciranno a coprire il fabbisogno di munizioni dell’Ucraina fino al 2025, e che l’Europa avrà bisogno di un arco di tempo stimato in almeno 15 anni per ricostituire pienamente le proprie scorte. Le raccomandazioni dell‘intelligence russa puntano a sfruttare queste vulnerabilità per influenzare l’esito del conflitto in Ucraina.

di Giuseppe Gagliano

Presidente del Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis (CESTUDEC)

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