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Posts tagged as “nato”

STATI BALTICI, NUOVO FRONTE TRA RUSSIA E NATO

di Giuseppe Gagliano – L’espansione militare della Russia vicino ai confini degli Stati baltici ha suscitato preoccupazione in Occidente, che sta intensificando i propri sforzi di intelligence per monitorare la situazione. Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha informato i suoi comandi dell’imminente dispiegamento di una nuova divisione in questa regione critica. La notizia è stata resa pubblica il 29 marzo 2024. I servizi di intelligence militare francesi, attraverso i loro satelliti CSO, hanno osservato movimenti di truppe russe in Bielorussia nelle ultime settimane. Anche gli Stati Uniti hanno alzato il livello della sorveglianza nell’area, utilizzando aerei gestiti dall’Ufficio Nazionale di Riconoscimento (NRO) per monitorare le attività vicino al campo di addestramento di Hozhski, al confine con Lituania e Polonia.

CHE COSA CERCA MACRON IN UCRAINA?

di Giuseppe Gagliano – Il 5 marzo, l’Aeronautica Militare francese ha condotto una missione di sorveglianza aerea sopra il Mar Nero, avvicinandosi allo spazio aereo russo, con l’impiego di un aereo AWACS E-3F e due caccia Rafale. Sebbene operazioni simili da parte della Nato siano frequenti e monitorabili tramite siti come FlightRadar24, il volo francese del 5 marzo non è stato rilevato, indicando che volava con il transponder ADS-B disattivato, una mossa inusuale che nel contesto attuale, segnato anche dall’attivismo del predicente Macron, può essere vista come una forma di provocazione. Solitamente, i voli di ricognizione mantengono attivi i transponder per segnalare la loro presenza e prevenire incidenti, a eccezione dei droni Global Hawk che, operando ad altitudini elevate, talvolta disattivano i transponder senza rappresentare un rischio per il traffico aereo.

ARMENIA AL RIARMO CON USA E FRANCIA

In Armenia, Francia e Stati Uniti giocano un ruolo significativo nel riorientare la locale industria della difesa verso l’Occidente. Mentre la Francia appare in prima linea nella fornitura di attrezzature militari a Erevan, gli Stati Uniti hanno già predisposto l’industria della difesa armena ad allinearsi agli standard occidentali. Il ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu e il suo omologo armeno Suren Papikyan si sono incontrati a Erevan il 23 febbraio 2024, segnando un crescente interesse francese nella fornitura di equipaggiamento militare all’Armenia, inclusi veicoli corazzati Arquus, radar Thales GM200, missili trasportabili antiaerei Mistral e, possibilmente, missili Crotale e sistemi antiaerei SAMP-T. Queste consegne sono parte degli sforzi per distaccare l’Armenia dall’influenza russa, con la Francia che organizza queste mosse come una manovra diplomatica a lungo termine.

LA NATO IN UCRAINA, IL SEGRETO DI PULCINELLA

di Pietro Pinter – Le “clamorose rivelazioni” del cancelliere tedesco Olaf Scholz, sul fatto che inglesi e francesi, ovvero soldati di Paesi Nato, partecipino all’acquisizione obiettivi dei missili Storm Shadow/SCALP impiegati dall’Ucraina hanno sollevato il proverbiale vespaio. Queste rivelazioni sono state fatte da uno Scholz con le spalle al muro, accusato dal francese Macron – dall’alto dei suoi 600 milioni di aiuti militari all’Ucraina dall’inizio del conflitto, contro i 17.7 miliardi tedeschi – di non contribuire con sufficiente convinzione allo sforzo bellico, a causa della riluttanza a fornire a Kiev i missili Taurus. Nel suo slancio creativo,  parte di uno scontro tra Germania e Francia per guadagnare una posizione di preminenza nell’Europa centro-orientale durante quello che sembra un disimpegno americano,  Macron ha persino suggerito che la Francia “potrebbe” inviare forze speciali in Ucraina, per creare un “dilemma strategico” per la Russia.

CYBER DI MEZZO MONDO UNITEVI, PER L’UCRAINA

di Giuseppe Gagliano – Nell’ambito di un impegno crescente verso l’Ucraina, l’Estonia ha dato vita al Meccanismo di Tallinn in dicembre, con l’obiettivo di sincronizzare a sostegno di Kyiv un’ampia gamma di iniziative tecnologiche e cyber. Questo meccanismo vede la partecipazione di numerosi Paesi, inclusi Estonia, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Svezia, Ucraina, Regno Unito e Stati Uniti.

INVASIONE RUSSA, QUATTRO VERITA’

di Éric Denécé – Quando considerano la guerra in Ucraina, la maggior parte degli analisti, a mio avviso, parte da presupposti errati che credo siano stati instillati dagli Stati Uniti e dall’Ucraina e che è necessario smontare, perché sono all’origine di una visione falsa della realtà di questo conflitto e quindi del suo esito probabile. Non si tratta, ribadiamolo ancora una volta, di difendere le posizioni della Russia ma di ricordare alcuni fatti e di prendere coscienza della narrazione elaborata dagli americani e della disinformazione di cui siamo vittime in Europa, e in particolare in Francia, da ormai due anni, da quando è cominciata l’invasione. Ecco tali presupposti.

MUNIZIONI, LA RUSSIA CI OSSERVA

di Giuseppe Gagliano – Recentemente, i servizi d’informazione russi hanno effettuato una valutazione approfondita sulle potenzialità del complesso militare-industriale euro-atlantico nel quadro del conflitto con l’Ucraina, fornendo le proprie conclusioni al Cremlino e al Consiglio di Sicurezza Nazionale. Hanno partecipato all’operazione il servizio di spionaggio estero, SVR, e quello di intelligence militare, GU (precedentemente conosciuto come GRU), che hanno intrapreso un’analisi dettagliata sulla capacità produttiva di munizioni d’artiglieria. Mentre il GU si è concentrato sull’osservazione diretta delle fabbriche e della loro produzione, l’SVR ha optato per un confronto tra le consegne di munizioni effettuate all’Ucraina e le promesse iniziali, al fine di dedurre la capacità produttiva effettiva dei Paesi coinvolti.

ZALUZHNY NON SERVIVA PIU’, NEMMENO A USA E UE

Il siluramento del generale Valeryj Zaluzhny (seguito in poche ore da quelli del capo di stato maggiore Sergej Shaptal e del primo vice-ministro della Difesa Aleksandr Pavlyuk) non ha ovviamente nulla a che fare con l’andamento negativo dell’offensiva ucraina di primavera-estate. O meglio: ha a che fare, ma non perché Zaluzhny non sia stato in grado di guidarla, né perché il suo sostituto, il generale Aleksandr Syrsky, abbia in tasca il segreto della vittoria. Il problema è politico, solo politico.

USA E RUSSIA, SCONTRO NEI CIELI DI KIEV

di Giuseppe Gagliano – Gli Usa stanno rafforzando in modo discreto le difese antiaeree di Kiev, utilizzando una tecnologia avanzata per la fusione dei dati al fine di migliorare le capacità di intercettazione. Al contempo, l’intelligence ucraina sta monitorando attentamente varie fonti per proteggere la posizione delle installazioni sensibili. Nonostante l’intensificarsi degli attacchi russi nelle ultime settimane, Kiev è riuscita a mantenere un alto tasso di intercettazione dei missili da crociera e ipersonici del nemico. Questo successo è in parte attribuito a uno strumento di fusione dei dati fornito in modo discreto da Washington.Questo strumento, noto come Integrated Battle Command System (IBCS), sviluppato dal gruppo di difesa Usa Northrop Grumman, non appare in alcuna lista di consegna ufficiale del Dipartimento di Stato americano e il suo utilizzo è tenuto segreto per ragioni operative nelle difese antiaeree.

HA STATO PUTIN, ANCHE A GAZA

Per un paio di giorni i soliti noti hanno cercato di convincere i loro lettori che dietro l’attacco omicida di Hamas da Gaza contro i civili e i soldati di Israele ci fosse la mano della Russia. Prima sono andati giù piatti piatti, senza vergogna. Poi sono arrivate le smentite (per esempio quella dell’ambasciatore di Israele in Russia, Alexandr Ben Avi, che ha definito quell’interpretazione “una totale sciocchezza”) e allora hanno cominciato a svicolare: eh ma forse i droni, eh ma forse il Gruppo Wagner approvava… Infine hanno riattaccato a parlare di una possibile “nuova crisi energetica” che faceva sorridere Putin dopo che lo stesso aveva perso la prima guerra dell’energia, quella con cui gli europei si sono sganciati dalle forniture russe. Vecchia canzone spompata. È vero, non compriamo più gas dalla Russia. Lo compriamo altrove ma pagandolo tre volte tanto, subendo l’impennata dell’inflazione e un generale calo dello sviluppo economico.   La zona euro è ufficialmente in recessione e l’economia della locomotiva d’Europa, la Germania, è una pallida imitazione di ciò che era prima della grande vittoria energetica su Putin.

Quindi sarà anche vero che avevamo sviluppato una “dipendenza” energetica dalla Russia. Però dalla dipendenza ci siamo liberati, mentre una fonte più affidabile ed economica della Russia non l’abbiamo trovata. E intanto la prode Europa, dovendo dipendere dall’Azerbaigian del dittatore Ilham Aliev, non può nemmeno spendere una parola per l’Armenia per non restare al freddo. Mentre la Cina e l’India e gli altri Paesi che comprano gas e petrolio russo a prezzi di saldo ci mangiano in testa. Abbiamo fatto questa scelta politica, ok. Ma chiamarla vittoria pare un po’ troppo.