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XI E LA PARTITA DI MOSCA

di Pietro Pinter          Decifrare il comportamento di Pechino durante la guerra in Ucraina è complicato ma fondamentale, alla luce della visita di Xi Jinping a Mosca, a cui seguirà un colloquio con il presidente ucraino ZelenskyTra improbabili “rivelazioni” dei media che vedrebbero la Cina abbandonare la Russia un giorno sì e un giorno no, e valutazioni esagerate del sostegno che Pechino sarebbe disposta ad apportare allo sforzo bellico russo, è importante capire quali sono i reali obiettivi cinesi nella guerra in corso, quali gli strumenti usati finora e quali quelli che potrebbero essere usati in futuro. Qualche settimana fa Wang Yi, il plenipotenziario del politburo cinese per gli Affari Esteri, ha compiuto un viaggio in Europa con tappe in tutti i Paesi UE tradizionalmente (anche se alcuni non attualmente) vicini a posizioni di mediazione tra Russia e Ucraina (Ungheria, Italia, Francia, Germania) e conclusosi con la partecipazione alla Conferenza di Sicurezza di Monaco (dove i contatti con ucraini e membri del “campo oltranzista” della NATO sono stati sicuramente numerosi) e con una visita in pompa magna a Mosca. Dopo di che Xi Jinping ha rilasciato la sua tanto attesa “posizione” sulla guerra in Ucraina.

SACHS: LA PACE VERRA’ DAI NEUTRALI

di Jeffrey Sachs       È probabile che né la Russia né l’Ucraina ottengano una vittoria militare decisiva nella guerra in corso: entrambe le parti hanno un ampio spazio per un’escalation mortale. L’Ucraina e i suoi alleati occidentali hanno poche possibilità di cacciare la Russia dalla Crimea e dalla regione del Donbass, mentre la Russia ha poche possibilità di costringere l’Ucraina alla resa. Come ha osservato Joe Biden in ottobre, la spirale dell’escalation segna la prima minaccia diretta di “Armageddon nucleare” dalla crisi dei missili cubani 60 anni fa. Anche il resto del mondo soffre, anche se non sul campo di battaglia. L’Europa è probabilmente in recessione. Le economie in via di sviluppo lottano con l’aumento della fame e della povertà. I produttori di armi americani e le grandi compagnie petrolifere raccolgono guadagni inaspettati, anche se l’economia americana nel suo complesso peggiora. Il mondo deve sopportare una maggiore incertezza, catene di approvvigionamento interrotte e terribili rischi di escalation nucleare. Ciascuna parte potrebbe optare per una guerra continua nella convinzione di ottenere un vantaggio militare decisivo sul nemico. Almeno una delle parti si sbaglierebbe in una tale visione, e probabilmente entrambe. Una guerra di logoramento devasterà entrambe le parti.

PRIMA TREMATE E POI STRILLATE

Tremate tremate ecc. ecc. Ieri, dopo nove mesi della guerra crudele seguita all’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio, sono successe le seguenti cose. 1. La Russia ha lanciato il più massiccio attacco missilistico del conflitto, sparando un centinaio di missili su decine di obiettivi (in larga parte infrastrutture energetiche) in quasi tutte le regioni dell’Ucraina, da Khar’kiv a Kiev a L’viv  2. Nel tentativo di intercettare i missili, la contraerea ucraina ha ottenuto qualche buon risultato ma anche pesanti effetti collaterali: a Kiev, un missile russo danneggiato dai colpi si è abbattuto su un condominio, facendo morti; un altro missile ucraino, invece, è caduto in territorio polacco uccidendo due civili  3. Essendo la Polonia un Paese Nato, e prima che la realtà dei fatti saltasse fuori, mentre tutti davano per scontato che si fosse trattato di un errore o di un atto deliberato di Mosca (tutte le prime pagine dei giornali inglesi, tutte, nessuna esclusa, oggi riportano questa tesi), il mondo ha vissuto ore di panico: i meccanismi della Nato sono entrati in azione, le guarnigioni sono state messe in stato di allerta, l’allargamento del conflitto Russia-Ucraina a una vera guerra mondiale è sembrato ormai prossimo.   4. Tutto questo è finito, la tensione è calata. Ma la guerra prosegue feroce come prima.

PERCHE’ L’UCRAINA STA PERDENDO LA GUERRA

di Stefano Orsi      Negli otto anni che hanno preceduto la “operazione militare speciale” della Russia in Ucraina, le potenze occidentali, soprattutto USA e Regno Unito per il tramite  di Polonia e Repubbliche Baltiche, hanno finanziato la ricostruzione dell’esercito ucraino, che aveva dato pessima prova di sé nella guerra con le Repubbliche di Donetsk e Lugansk. Il processo di formazione del nerbo di un esercito e la preparazione di sottufficiali e ufficiali è stato guidato da gruppi della NATO nell’Ovest del Paese, presso le basi della regione di Leopoli, dove facevano presenza fissa formatori e addestratori occidentali. I fondi necessari per la ricostruzione dell’apparato militare sono stati trovati tramite la UE, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e con erogazioni dirette da parte degli USA. Per ammissione del segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, le forniture militari erano iniziate ben prima dell’escalation militare di fine febbraio.

 

RUSSIA E ARMENIA, IL GIOCO DELLE PARTI

di Pietro Pinter       Il 5 maggio, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha annunciato alla stampa che le proteste contro il premier Nikol Pashinyan, in corso in Armenia, sono una questione interna in cui la Russia non ha intenzione di intervenire. In Armenia le proteste dell’opposizione sono state accese nuovamente dalla questione del Nagorno-Karabakh, dopo che sono circolate indiscrezioni sulla presunta intenzione del Governo di “cedere” ufficialmente il Nagorno-Karabakh (o parte di esso) all’Azerbaijan. Indiscrezioni innescate da un discorso in Parlamento dello stesso Pashinyan, in cui il premier armeno diceva che la “comunità internazionale” è pronta a sostenere l’Armenia se questa “abbasserà la sbarra” delle sue richieste e riconoscerà “l’integrità territoriale dell’Azerbaijan”. Un linguaggio che lasciava aperte molte interpretazioni.

AZOVSTAL, LA FABBRICA DEI MISTERI

di Pietro Pinter       Tra tutte le “storie secondarie” della guerra tra Russia e Ucraina, una delle più interessanti è quella che riguarda lo stabilimento Azovstal di Mariupol’, ormai diventato quasi un luogo leggendario. Lo stabilimento siderurgico, costruito nel 1930 a Mariupol’, per l’appunto sulla costa del mare di Azov, è diventato centrale per la sorte dell’operazione militare russa, ma anche per le speculazioni che si fanno riguardo la sua planimetria e quello che al suo interno si cela.

CYBER E HACKER PER DIFENDERE L’UCRAINA

di Giuseppe Gagliano     Come va la controffensiva cyber dell’Ucraina alla Russia? Secondo le informazioni di Odessa Journal. le forze cibernetiche dell’Ucraina hanno incominciato a porre in essere un’offensiva efficace nei confronti degli invasori russi e anche nei confronti della Bielorussia. Andiamo nel dettaglio. L’Ucraina ha messo in campo l’esercito IT per attacchi informatici contro siti russi e, in modo particolare, contro le banche e le società petrolifere (Gazprom, Lukoil). In primo luogo non va dimenticato che a dicembre, attraverso il Fondo europeo per la pace, il Consiglio europeo aveva concesso ben 30 milioni di euro di aiuti proprio alla difesa Ucraina anche nel settore cibernetico. In secondo luogo, soprattutto grazie al contributo indispensabile americano, la sicurezza informatica ucraina è strettamente legata alla società americana nota come Dai Global. In terzo luogo, l’istituzione ucraina che si occupa di portare in essere questi attacchi cibernetici è la Cyber Unit Technologies (Cut), che ha una dimensione sia difensiva sia offensiva e che ha sede in Estonia, dove – guarda caso – ha sede anche il Centro di difesa informatica della Nato.

FUORI LE ARMI, POI SI TRATTA

“È un mondo (quello di oggi, n.d.r) in cui c’è un padrone, un sovrano. Alla fine questo non solo è pericoloso per tutti quelli compresi in questo sistema, ma anche per il sovrano stesso, perché distrugge se stesso dall’interno. E questo non ha niente in comune con la democrazia. Perché, come voi sapete, la democrazia è il potere della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni della minoranza… Io penso che nel mondo d’oggi il modello unipolare non solo sia inaccettabile ma che sia anche impossibile. E questo non solo perché se ci fosse una singola leadership nel mondo d’oggi – soprattutto in quello d’oggi – le sue risorse militari, politiche ed economiche non basterebbero. Ma, cosa ancora più importante, il modello stesso sarebbe viziato, perché alla sua base non ci potrebbe essere alcun fondamento morale per la moderna civiltà. Quello che sta accadendo nel mondo di oggi… è esattamente il tentativo di introdurre negli affari internazionali il concetto di un mondo unipolare”. Chi l’ha detto? Vladimir Putin. Quando l’ha detto? Il 10 febbraio 2007 a Monaco di Baviera, intervenendo alla Conferenza sulla Sicurezza. Dovremmo ricordarcene, ora che le armi sono uscite dagli arsenali e i leader fanno a gara nel tramortiti con minacce e previsioni di guerra.