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BIDEN E TRUMP, MALEDETTI PACIFISTI!

L’ondata di bombardamenti russi sulle città ucraine, a cominciare dalla capitale Kiev, ha avuto un duplice significato. Da un lato, è la vendetta per l’attentato ucraino contro il Ponte di Crimea, struttura essenziale per “legare” la Crimea riannessa nel 2014 alla Russia continentale. Dall’altro, è la risposta che Vladimir Putin offre ai tanti (con i soliti Kadyrov e Prigozhin in prima fila) che in Russia ormai criticano l’impostazione della “operazione militare speciale”, chiedono un cambio radicale al vertice delle forze armate (le dimissioni del ministro della difesa Shoigu e del capo di stato maggiore Gerasimov) e premono per una guerra vera, totale, dichiarata o no che sia. D’altra parte, avevamo avvertito un mese fa: l’alternativa più probabile a Putin non è un nuovo Gorbaciov, o l’avvento di un Governo di pacifisti, ma semmai un falco più irragionevole e guerrafondaio di lui.

Da noi, come al solito, coloro che dovrebbero illuminare l’opinione pubblica non fanno che buttarla in caciara. Da un lato chiedono più armi e più guerra (per l’Ucraina), poi quando la guerra cresce si lamentano e diventano provvisoriamente pacifisti. Gli stessi che facevano gli spiritosi sull’attentato al Ponte di Crimea oggi si stracciano le vesti. Gente che non ha ancora capito una cosa evidente: questa guerra non può essere vinta da nessuno perché né la Russia né l’Ucraina potranno ottenere ciò che dicono di volere. La Russia non potrà conquistare l’intera Ucraina né prendersene il 20-25% (ovvero stabilizzandosi sul Dnepr) e pensare di tenerlo senza un’infinita stagione di conflitti e attentati. L’Ucraina non riuscirà a respingere la Russia nel Donbass oltre i confini pre-2014 e a riprendersi la Crimea. Ripetere all’infinito che è tutta colpa di Putin non cambia di una virgola la realtà. Quel che ci aspetta, per questa strada, è solo un prolungamento e un inasprimento dello scontro, con un numero crescente di vittime anche civili. E lo spettro della bomba atomica.

Eppure, quando si dice  che una pace giusta (o la meno ingiusta possibile, che è la stessa cosa) è l’unica soluzione ragionevole, ti saltano in testa i guerrafondai, quelli che credono che “più guerra” si possa applicare da una parte sola.  Per fortuna Papa Francesco è instancabile nell’invitare Putin a “fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte” e Zelensky “a essere aperto a serie proposte di pace”, senza alcuna confusione tra aggressore e aggredito. E c’è il presidente Mattarella, che sollecita a non arrendersi “alla logica della guerra… che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione”.

Ma nelle ultime settimane si sono alzate altre voci di personaggi che sembrano finalmente rendersi conto della china su cui stiamo scivolando. Joe Biden, per esempio, che ha parlato di un possibile “Armageddon nucleare” e ha sottolineato l’opportunità di un negoziato, subito seguito dal segretario di Stato Blinken, per il quale gli Usa sono pronti a un dialogo con la Russia (anche se temono che la Russia non lo sia). C’è Donald Trump, per quel che vale, che come al solito è andato giù piatto: “Dobbiamo chiedere negoziati immediati per una fine pacifica della guerra o arriveremo a una terza guerra mondiale e non rimarrà nulla del nostro pianeta, perché persone stupide non capiscono il potere nucleare”. Anche loro maledetti pacifisti, traditori della casa, putiniani? E ancora. Vasile Dincu, socialdemocratico, ministro della Difesa della Romania, ha dichiarato che bisogna trattare con la Russia e arrivare alla pace. Idem come sopra il premier bulgaro Galab Donev, in carica da un mese, che tra l’altro spinge per riprendere i rapporti con la russa Gazprom e riavviare le forniture energetiche dalla Russia. E infine il solito Erdogan, furbone matricolato, maestro nel gioco delle tre carte, ma in effetti l’unico a parlare sia con Putin sia con Zelensky e l’unico a spendersi davvero per un incontro tra le parti. Ora propone un negoziato tra Russia e Paesi occidentali, difficile da realizzare perché lascerebbe fuori, almeno nominalmente, l’Ucraina. Ma è pur sempre una proposta. È qualcosa, rispetto al nulla assoluto prodotto dalle classi politiche della Ue e dei maggiori Paesi europei.

Ed è questo, alla fine, il vero problema. Come tutti i politici europei dicono, si combatte in Europa (adesso, perché finché si combatteva nel Donbass di Europa non si parlava), la crisi energetica ed economica è in Europa, l’incubo nucleare aleggia sull’Europa. Eppure il loro problema sembrano essere i pacifisti, ovviamente relegati nella comoda categoria dei “putiniani”. E non c’è uno di loro che abbia il fegato e l’intelligenza per andare oltre le quattro parole d’ordine dettate dalla Polonia e dal Regno Unito: più armi, più denaro, più guerra. C’è voluto Elon Musk, il padre della Tesla, per farci discutere. Non l’Italia o la Germania o la Francia: Musk! Vincere e vinceremo, è il motto. Finché scopriremo, troppo tardi, che qui non vince nessuno.

Fulvio Scaglione

 

 

 

 

 

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