di Giuseppe Gagliano – Nel mondo ombroso dell’intelligence russa, poche figure sono tanto enigmatiche quanto il generale Vladimir Alekseyev, primo vicedirettore della GU, l’agenzia di intelligence militare russa precedentemente nota come GRU. La sua figura emerge in un momento cruciale, dove il gioco di potere e l’influenza sul campo di battaglia in Ucraina delineano nuovi orizzonti per la Russia. La carriera di Alekseyev nell’intelligence russa è lunga e variegata. A partire dal 1984 si è distinto nelle forze speciali del GRU, noto anche come Spetsnaz, dove ha guidato operazioni significative di sabotaggio, ricognizione e antiterrorismo. La sua ascesa all’interno della GU è stata costante e impressionante, portandolo al ruolo di primo vicedirettore.
Posts tagged as “guerra”
L’infilata è stata notevole. Prima Time Magazine, con un reportage spietato da Kiev, protagonista un presidente Zelens’kyj che, nelle confidenze dei suoi stessi collaboratori, sembra aver perso il senso della realtà. Poi The Guardian, impegnato a raccontare la disillusione e il pessimismo degli ucraini mentre la guerra si prolunga. Quindi il Wall Street Journal, che invita a rimettere i piedi per terra quanto a sconfitta della Russia. Per chiudere Gazeta Wiborcza, il più importante quotidiano polacco, che titola “Mosca trionfa, l’Occidente esita”, e parla di “vergognoso fallimento” (nostro) nella guerra in Ucraina. Questo ammosciamento generale mi fa poca impressione: è assolutamente speculare al ridicolo entusiasmo che su queste stesse testate dilagava un anno fa, quando Zelens’kyj e i suoi parlavano addirittura di marcia su Mosca. Ho scritto sempre che questa guerra non avrà vincitori ma solo sconfitti e resto del mio parere. Anche per quanto riguarda la Russia che, al di là delle pesanti conseguenze militari, politiche ed economiche, spostandosi verso l’Asia rinnega la sua anima più vera e profonda.
Dall’Eco di Bergamo – di Fulvio Scaglione – A dispetto dei modi glaciali, Vladimir Putin non è mai stato privo di un certo senso del teatro. Non stupisce, quindi, che abbia atteso questa riunione del G20 (virtuale, orfano di Joe Biden e Xi Jinping ma pur sempre un G20) per fare una mossa sull’Ucraina. «Nei loro discorsi, i leader hanno detto di essere scioccati dalla continua aggressione della Russia all’Ucraina», ha detto il presidente russo: «Certo: l’azione militare è sempre una tragedia per gli individui, per le famiglie, per i Paesi. E certo, dobbiamo pensare a come fermare questa tragedia. Tra l’altro, la Russia non ha mai rifiutato il dialogo per la pace con l’Ucraina. Non è stata la Russia ma l’Ucraina ad annunciare pubblicamente di avere lasciato il tavolo negoziale».
dal Jerusalem Post – di Nick Kolyohin – Israele non dovrebbe danneggiare le proprie relazioni con la Russia, vista la lunga storia di cooperazione e il ruolo di Mosca in Medio Oriente. In mezzo a tutte le tensioni sulla scena internazionale e alle difficoltà che sia la Russia sia Israele si trovano ad affrontar e oggi nelle loro relazioni, Mosca gioca ancora un ruolo importante in Medio Oriente. Quindi Israele dovrebbe mantenere buone relazioni sia con gli Stati Uniti (come partner essenziale) sia con la Russia (che ha un certo livello di influenza su Siria e Iran). Israel “Relik” Shafir, generale di brigata (in riserva), fu uno degli otto piloti selezionati per la missione di bombardamento del reattore nucleare di Osirak, in Iraq, il 7 giugno 1981. Ha trascorso 31 anni come pilota e comandante nell’aeronautica israeliana, compresi periodi come comandante della scuola di pilotaggio della base aerea di Hatzor e della base aerea di Tel Nof.
Secondo un preoccupato rapporto del ministero della Difesa della Corea del Sud, la Russia potrebbe essere vicina a una svolta nella guerra in Ucraina, grazie a un progresso negli armamenti. Oltre al missile balistico tattico KN-25, Mosca starebbe per ricevere dalla Corea del Nord diversi nuovi sistemi missilistici. Gli analisti militari sudcoreani ritengono che alla Russia siano stati consegnati due tipi di sistemi tattici operativi. Il KN-23, che è un analogo del russo Iskander, un missile capace di portare una testata da 500 chilogrammi a una distanza massima di 450 km. Raggiunge un’altezza massima di 50 km e vola lungo una traiettoria quasi balistica (cioè può manovrare), motivo per cui è un obiettivo difficile per tutti i sistemi di difesa aerea. La portata può essere aumentata a 690 km riducendo la massa della testata. E il KN-24, un analogo dei missili americani MGM-140 ATACMS. Copia il design di un missile americano e, a quanto pare, svolge un ruolo simile: supportare le truppe sul campo di battaglia distruggendo comandi nemici, magazzini, aeroporti dell’aviazione militare e complessi di difesa aerea. E l’autonomia di questo sistema è maggiore: 410 km contro i 300 km dell’americano.
di Pietro Pinter – Quando la propaganda diventa inconciliabile con la realtà, una resa dei conti prima o poi arriva. La testa di qualcuno – sia esso il vero responsabile o un capro espiatorio – deve rotolare davanti all’opinione pubblica, per permettere di “ricominciare da capo” con un’immagine ripulita. Far saltare teste però significa anche minare gli equilibri politici, cosa particolarmente pericolosa in un Paese in guerra. È successo in Russia l’anno scorso, quando i vertici militari hanno scontato il fallimento nel Nord dell’Ucraina, a Kharkov e sulla riva destra del Dnepr, della “operazione militare speciale”, venendo esautorati dal “partito della guerra” guidato da Prigozhin, con gli esiti noti a tutti. Adesso sta succedendo a Kiev. L’epica di un’Ucraina destinata a vincere in breve tempo dopo aver assorbito l’urto iniziale dell’invasione – in una marcia trionfale verso il Mar d’Azov e i confini del 1991 – è andata definitivamente in frantumi con l’offensiva estiva da poco conclusa.
I media russi gongolano e di certo esagerano. Ma si fanno sempre più rumorose le voci che, da Kiev, parlano di un recente dissenso (ok, non esageriamo nemmeno qui: divergenza di vedute) tra i due incontrastati protagonisti di questa difficilissima stagione della storia ucraina: il presidente Zelens’kyj e il generale Zaluzhny, comandante in capo delle forze armate ucraine. che i due abbiano idee diverse è stato certificato dalla recentissima intervista che il generale ha rilasciato a The Economist, in cui parla di “stallo” delle operazioni militari, esclude prossimi colpi di scena (ovvero, risultati clamorosi) e invoca una specie di rivoluzione tecnologica che possa fornire ai soldati ucraini i mezzi per sfondare le linee russe. Il tutto mentre Zelens’kyj non cessa di girare il mondo e incontrare leader per assicurarsi gli indispensabili rifornimenti, garantendo a tutti che la vittoria ucraina è non solo inevitabile ma anche prossima. E mentre il ministro della Difesa, Rustem Umerov, conferma ufficialmente la dottrina militare del Paese, come se dal 24 febbraio 2022 non fosse successo niente. E mentre i consiglieri della Presidenza, primo fra tutti l’ineffabile Mykhaylo Podoljak, annunciano uno sfondamento al giorno.
Sia chiaro, pareri solidi e certezze sono merce rara, e sarebbe tanto bello averne, con quel che succede dall’Ucraina a Gaza. Eppure, ci stiamo facendo l’idea che se in Medio Oriente non è ancora venuto giù tutto sia perché sta tenendo il patto tra Russia e Israele, e in particolare tra Vladimir Putin e Benjamin “Bibi” Netanyahu. Strano? No, per niente. Almeno per chi prova a guardare oltre le stentoree dichiarazioni di principio, che vano bene per i giornali ma nella politica internazionale contano fino alla dichiarazione successiva e di tenore opposto.
da SWP (Stiftung Wissenschaft und Politiik) – di Lydia Wachs – Di conseguenza, l’elemento nucleare ha tre funzioni principali: deterrenza attraverso la minaccia di escalation, uso effettivamente limitato per gestire l’escalation e ritorsione o guerra massiccia in caso di escalation. Esiste inoltre un legame molto più stretto tra le capacità non nucleari e quelle nucleari rispetto all’Occidente. Ciò è evidente anche in termini organizzativi: ad esempio, le forze russe non sono strutturate in forze nucleari strategiche o non strategiche. Piuttosto, la Russia distingue funzionalmente tra forze generali (sily obshchego naznacheniya), che dovrebbero ottenere effetti direttamente nel teatro delle operazioni militari, e forze di deterrenza strategica (strategicheskiye sily sderzhivaniya), che vanno dalle armi strategiche convenzionali alle armi nucleari strategiche. A causa di questa maggiore integrazione delle capacità convenzionali e nucleari, alcuni esperti occidentali sostengono che, rispetto all’approccio degli stati NATO, la soglia nucleare della Russia è molto più sfumata.
di Pietro Pinter – Negli ultimi giorni, Kiev è stata investita da un vortice di delegazioni straniere di alto livello. All’inizio della scorsa settimana, si è tenuto un incontro tra le autorità ucraine ed esponenti delle maggiori industrie belliche dei Paesi NATO, soprattutto europei, con una presenza particolarmente importante di inglesi, francesi e cechi, con ministri della Difesa al seguito. Sull’agenda, il ruolo futuro del complesso militare-industriale europeo nella guerra per procura. L’orientamento che sembra essere emerso è quello di nuove linee di produzione nella stessa Ucraina, facenti capo a compagnie europee, finanziate dai Governi e dall’Unione Europea. Industrie come Reihnmetall, BAE Systems e Bayraktyar hanno espresso l’intenzione di (o stanno già lavorando per) aprire stabilimenti in Ucraina.