di Giuseppe Gagliano – Un’indagine congiunta del Guardian e delle riviste israeliane +972 e Local Call ha rivelato che Israele ha condotto una “guerra” segreta di nove anni contro la Corte penale internazionale (CPI). Le agenzie di intelligence israeliane hanno sorvegliato, hackerato, fatto pressioni e presumibilmente minacciato il personale senior della CPI per far deragliare le indagini sui crimini di guerra. Questa campagna ha incluso la sorveglianza delle comunicazioni di funzionari della CPI, l’intercettazione di telefonate e email, e operazioni segrete contro il procuratore capo della CPI. Netanyahu, ossessionato dalle intercettazioni, ha guidato queste operazioni con l’aiuto dello Shin Bet, dell’intelligence militare Aman e della divisione di cyber-intelligence Unità 8200.h
Le azioni di Israele contro la Corte penale internazionale dimostrano una dimensione autocratica e non democratica del suo attuale Governo. La sorveglianza e l’intimidazione dei funzionari della CPI, oltre alle operazioni segrete e alle minacce dirette, sono pratiche tipiche di un regime autoritario piuttosto che di una democrazia rispettosa del diritto internazionale. Israele ha sistematicamente cercato di sabotare le indagini legali indipendenti, mostrando disprezzo per la giustizia internazionale e i diritti umani.
Le interferenze di Israele includono la manipolazione delle comunicazioni e l’uso di spyware per spiare i dipendenti delle ONG palestinesi e della Corte penale internazionale, un comportamento che viola gravemente le norme internazionali. Questi atti non solo minano la legittimità della giustizia internazionale, ma esemplificano anche un approccio autoritario alla gestione delle critiche e delle indagini indipendenti.
L’ossessione di Netanyahu per le intercettazioni e le operazioni di intelligence rivela un atteggiamento di controllo e intimidazione che è incompatibile con i principi democratici. La sua determinazione a prevenire le indagini sui crimini di guerra riflette una volontà di proteggere a tutti i costi l’apparato militare e politico israeliano, ignorando le implicazioni legali e morali delle azioni del suo Governo. In conclusione, le scelte dell’attuale dirigenza di Israele dimostrano una preoccupante tendenza verso l’autoritarismo e la repressione, e nel contempo rivelano come la democrazia israeliana sia tale solo sul piano formale.
di Giuseppe Gagliano
Presidente del Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis (CESTUDEC)
Fondatore dell’Osservatorio di politica internazionale e geopolitica (OPIG)
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