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Posts published in “Editoriali”

Ambasciatore in Bielorussia, che rebus!

Per la terza volta in tre anni la Russia cambia il suo ambasciatore in Bielorussia. Dall’agosto 2018 all’aprile 2019 il posto fu occupato da Mikhail Babich. Poi toccò a Dmitrij Mezenzev. Ora è già stato nominato il terzo, che sarà Evgenyj Lukyanov, attualmente ambasciatore in Lettonia.

Quando Putin fa il cazziatone al Governo

A quanto pare, Vladimir Putin non è contento del suo Governo. Chi più chi meno, quasi tutti i ministri negli ultimi tempi si sono sentiti interpellare, in qualche caso apostrofare, per risultati che al Presidente non sono parsi adeguati. Ieri Putin ha lasciato cadere uno “speriamo che la campagna di vaccinazione possa accelerare i tempi” che deve aver fatto tremare qualcuno dalle parti del ministero della Salute guidato da Mikhail Murashko.

Covid, la politica contro la salute

di Fulvio Scaglione   Nei giorni scorsi si sono incrociate due interviste così diverse da diventare complementari e da rivelare la vera natura della partita sui vaccini che si gioca, su scala globale, ormai da un anno. La prima è quella di Kirill Dmitriev, amministratore delegato del Russian Direct Investment Fund (il fondo sovrano dello Stato russo) che ha finanziato le ricerche e la produzione d Sputnik V, il vaccino russo contro il Covid  russo. Dmitriev ha parlato subito dopo che l’EMA (l’Agenzia europea per i Medicinali) ha annunciato ufficialmente di voler esaminare lo Sputnik V, cosa che finora non aveva mai fatto. E ha detto due cose piuttosto chiare e dure: ci auguriamo che l’esame della Ue sia improntato a criteri scientifici e non politici (ovvero: pensiamo o temiamo che non lo sarà, n.d.A.); si sappia che la Russia non fa alcuna pressione per vendere all’Europa il suo vaccino contro il Covid, abbiamo già ordinazioni importanti da parte di 44 Paesi.

Repressione. I casi di Mosca e Washington

Repressione. Anzi, feroce repressione. Questa l’espressione più usata dai media occidentali per raccontare le reazione delle forze dell’ordine russe di fonte ai manifestanti “pro Navalny” scesi in piazza il 23 e il 31 gennaio. Secondo i dati dell’Ong progressista e liberale russa Ovd-Info, nel primo caso sono state arrestate più di 4 mila persone, nel secondo 5.754. Prima ancora, altri arresti: quando Navalny era stato fermato in aeroporto al ritorno dalla Germania (69 persone) e quando il Tribunale aveva confermato l’arresto (73), avviando così la procedura giudiziaria che avrebbe portato Navalny alla condanna a due anni e otto mesi di carcere. Stiamo parlando, ovviamente, di dati relativi alla Russia intera (140 milioni di abitanti).

Il gas e la sovranità della Germania

di Fulvio Scaglione    Sono interessanti le dichiarazioni rilasciate da Niels Annen, ex ragazzo prodigio del Partito socialdemocratico, ex segretario del movimento giovanile del Partito e ora vice ministro degli Esteri della Germania. Annen si è detto più ottimista sulle prospettive di completamento del gasdotto Nord Stream 2 dopo il cambio di amministrazione negli Stati Uniti, da Donald Trump a Joe Biden. Ma ha anche esortato a rimanere “realistici” sul tema del gas.

Le multe (non pagate) dei Vip

Molte celebrità e VIP (come si direbbe oggi) già ai tempi dell’URSS compravano auto straniere e si facevano belli (anche se meno spesso di oggi) lungo le strade principali di Mosca e San Pietroburgo senza temere le multe. La prima ballerina del Bolshoi, Olga Lepeshinskaya, negli anni Quaranta attraversava Mosca su una Ford V8 decappottabile. Anche la Matra-Bonnet Djet VS del 1965, donata per il primo volo spaziale a Jurij Gagarin, era ben nota per le strade di Mosca. Il pattinatore artistico e campione olimpico Aleksei Ulanov apprezzava la potenza dei veicoli americani e si comprò una Oldsmobile Toronado del 1969 con un enorme motore V8 da 7,5 litri. Più tardi, lo scrittore e sceneggiatore Fyodor Shakhmagonov acquistò una Oldsmobile Cutlass del 1970.

AMNESTY, PERCHE’ SCARICA NAVALNY

di Fulvio Scaglione   E così, Amnesty International ritira la patente di “prigioniero di coscienza” ad Aleksey Navalny. La ragione? Le dichiarazioni apertamente razziste che il Nostro aveva sparso qua e là in passato. Il grido di dolore dei benpensanti ha percorso il pianeta ed Amnesty è stata accusata di ogni cosa, nei casi più moderati di essere in preda a confusione mentale.

Tv russe, la Lettonia ne chiude 17

Di recente, Lettera da Mosca ha parlato del bando che il presidente ucraino Volodimir Zelensky ha imposto a tre canali televisivi in lingua russa del suo Paese, tutti in qualche modo riferibili all’oligarca Viktor Medvedchuk. C’è però chi lo ha superato, e abbondantemente. Le autorità lettoni, infatti, hanno bloccato le trasmissioni di 17 canali russi. NTV e Ren-TV spariranno per sempre, Rossiya RTR sarà chiuso per un anno e Channel One sarà disponibile solo per alcuni clienti di piccoli operatori via cavo. I motivi del bando sono diversi, ma uno di questi è il presunto incitamento all’odio nei notiziari.

Salari, a Kiev lezioni di realismo

Il 30 gennaio, l’agenzia Ukrinform aveva riportato un’impegnativa dichiarazione di Denis Shmygal, primo ministro dell’Ucraina. Secondo il premier, l’obiettivo del suo Governo era di portare i salari dei lavoratori ucraini al livello di quelli della Polonia o della Slovacchia entro il 2030. Traguardo legittimo ma molto ambizioso, se solo consideriamo oggi l’Ucraina è all’ultimo posto in Europa come potere d’acquisto (reddito medio pro capite in Europa 14.739 euro, in Ucraina 1.830, dati fine 2019).