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Russi, le spie che tutti vorrebbero

di Marco Bordoni     Sono ormai diversi anni che ci si presentano a mazzi casi di cronaca internazionale, grandi e piccoli (da Litvinenko a Politkovskaya, da Nemtsov a Navalny, da Savoini a Skripal), che costringono i commentatori a schierarsi, con mille distinguo, accettando almeno una delle seguenti, improbabili, ipotesi.

A: l’apparato di intelligence russo, praticamente la spina dorsale dello Stato, l’élite del Paese, è composto da improvvisatori seriali, russi con due piedi sinistri, dediti al compimento di azioni capaci di superare in stupidità, malvagità e certezza di fallimento quelle dei super criminali di Cattivissimo Me.

B: i nemici della Russia sono potenze luciferine disposte a qualsiasi crudeltà criminale contro la popolazione (propria e altrui) e i propri protetti pur di incastrare, a suon di porcate & colpi bassi, l’incolpevole inquilino del Cremlino.

Abbiamo inclinato a lungo per la seconda ipotesi. Poi, sopraffatti dal numero degli episodi, abbiamo cercato di aggrapparci a una terza alternativa, sulla carta più plausibile, ovvero quella secondo cui:

C: “i Russi” non sono un unico omone che si chiama così, e nemmeno una famiglia (con “Russi” appiccicato sul campanello), ma un complesso Paese, gestito da un altrettanto complesso apparato statale, all’interno del quale si combattono diverse linee, che possono cercare di affermarsi utilizzando le tensioni con l’estero come strumento di lotta politica. Questa ultima interpretazione spiegherebbe, almeno in parte, lo zelo masochista talvolta profuso all’apparente fine di farsi incastrare (avveleno Navalny con il nervino Novichok al centro dello scandalo Skripal dell’anno prima!).

Gli incidenti di questo genere, però, continuano a ripetersi (mando, in un passaggio diplomatico delicatissimo, l’attaché militare a dare la bustona con la grana a un capitano di marina in un garage? Ma scherziamo?). Alla ricerca di una spiegazione plausibile non tanto per il singolo episodio (pare che imbarazzi simili non siano inconsueti, ma che lo sia piuttosto la decisione del Governo di esporre questo a favor di telecamere), quanto per questa impressionante catena, siamo costretti a notare, con un brivido, che le tre, bislacche, ipotesi illustrate non si escludono a vicenda. E anzi, solo ipotizzare una loro miscela (dosata a piacere, secondo i gusti) può spiegare il campo minato di finti problemi (ce ne sono anche di veri, ci mancherebbe) in cui è costretto ad avventurarsi chiunque si avvicini al dossier dei rapporti con Mosca e con i russi.

Nel frattempo (ed è difficile credere si tratti di un caso) i timidi segnali di collaborazione nell’ emergenza sanitaria vengono sbrigativamente messi a tacere (ciao Sputinik V!). Che poi a noi servisse comprare la fatale fialetta almeno tanto quanto ai russi venderla (o produrla) dalle nostre parti è evidente, ma evidenze simili non hanno mai frenato, negli ultimi anni, questo genere di masochiste ed inutili ritorsioni.

Marco Bordoni

L’autore è fondatore e animatore del canale Telegram “La mia Russia

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