Per la terza volta in tre anni la Russia cambia il suo ambasciatore in Bielorussia. Dall’agosto 2018 all’aprile 2019 il posto fu occupato da Mikhail Babich. Poi toccò a Dmitrij Mezenzev. Ora è già stato nominato il terzo, che sarà Evgenyj Lukyanov, attualmente ambasciatore in Lettonia.
Tre personalità non proprio secondarie. Babich, prima di essere nominato a Minsk, era stato inviato presidenziale nella regione del Volga. Tornato a Mosca, è stato nominato vice-ministro allo Sviluppo Economico. Mezenzev, a sua volta, prima di diventare ambasciatore, era stato segretario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e presidente della Commissione per la Politica Economica del Senato russo. Eppure sono stati entrambi “divorati” dalla crisi della Bielorussia.
Gli analisti russi spiegano questo tourbillon con la difficoltà di trovare un ambasciatore con le giuste caratteristiche per gestire il confronto non solo con la crisi della Bielorussia e il futuro incerto di Lukashenko, ma soprattutto con gli alti e bassi dei rapporti tra Russia e Bielorussia. Mzenzev, per esempio, dovette gestire le accuse di Minsk contro i 32 presunti mercenari russi arrestati nel luglio dell’anno scorso, alla vigilia della poi contestatissime elezioni, ed è facile immaginare che non sia stato, per lui, un gran piacere.
A Mosca sintetizzano così: Babich era troppo duro, Mezenzev troppo molle. Serve una personalità più fredda, capace di gestire con piglio manageriale un rapporto che, secondo gli analisti russi, si può raccontare così: la Bielorussia non può uscire dalla sua crisi senza l’aiuto della Russia, che però non deve farsi coinvolgere più di tanto nelle convulsioni del sistema di potere di Lukashenko. Il neo-nominato ambasciatore Lukyanov avrebbe la conoscenza del tema bielorusso, e soprattutto l’esperienza di lavoro in un Paese Nato affatto facile per la Russia come la Lettonia, per tenere una gusta via di mezzo. Vedremo. Certo è che questa lotteria dell’ambasciatore dimostra tutta la difficoltà di Mosca nel gestire il rapporto con un leder astuto e sfuggente come Lukashenko.
Lettera da Mosca
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