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LETTERA E I SUOI ERRORI

Il progetto di Lettera da Mosca è stato varato più di due anni fa. In questo periodo, la Lettera ha marciato al ritmo di una ventina di notizie al giorno nei periodi di scarsità, di 30-35 nelle giornate più intense. Alla luce del sole e gratuitamente, come’è ovvio: su questo sito, sul canale Telegram, su Twitter, su Facebook. Stiamo dunque parlando di diverse migliaia di testi, foto e video, raccolti, ordinati, tradotti, commentati, redatti. In tutto questo tempo e in questa massa di materiali ci è capitato quattro volte di essere colti in errore (due nelle ultimissime settimane) e una volta di non essere colti ma di aver capito grazie a un amico di aver pubblicato una sciocchezza. Noi di Lettera non siamo nemmeno così presuntuosi da non realizzare che qualche altro pasticcio qua e là l’abbiamo di certo combinato, anche se non ce ne siamo accorti o non ce l’hanno fatto notare. Nondimeno, ci pare che la media sia piuttosto buona. Credete forse che gli organi d’informazione più grossi, potenti e seguiti possano vantare uno score più onorevole? Che le loro medie siano migliori di quella di Lettera, su un tema così controverso e complicato (soprattutto da quando è cominciata l’invasione dell’Ucraina) come la Russia, i suoi assetti di potere, l’andamento della sua economia, le operazioni militari, le reazioni dell’opinione pubblica? E sulle relazioni di tutto questo con l’Ucraina, l’Europa, gli Usa, la Cina e gli altri Paesi e gli equilibri internazionali?

A fronte di tutto questo, quando siamo stati pizzicati abbiamo chiesto scusa, abbiamo ringraziato per la segnalazione (perché chi ti corregge ti fa un favore) e siamo intervenuti sugli errori. Non siamo perfetti e, grazie a Dio, lo sappiamo. Non lo sanno, invece, i presunti correttori. Nei loro interventi, soprattutto gli ultimi, si sprecano paroloni come “vergognarsi”, fake news (fake news non vuol dire notizia falsa ma notizia falsificata, contraffatta: nel primo caso può trattarsi di un errore, che è ciò che capita a noi, nel secondo di una cattiva intenzione, cosa che a noi non capita), sospetto, revisionismo ecc. ecc. E via con lezioncine di deontologia professionale da parte di chi questa professione giornalistica non la pratica ma la giudica e basta, spesso a senso unico, evitando accuratamente di verificare o fare debunking sui media che ritengono amici (e che qualche volta li pagano) o sulle notizie che vanno nel senso delle loro preferenze ideologiche.

Ai maestrini di ogni colore possiamo ribadire solo una cosa: Lettera continuerà nel suo lavoro e quindi, certamente, continuerà a fare qualche errore ogni tanto. Nell’attesa di vederli debunkare, per fare solo qualche esempio, chi su grandi quotidiani un anno fa scriveva che i russi stavano finendo le munizioni, che Putin era malato terminale e che le sanzioni avrebbero di certo affondato la Russia. E buona lettura a tutti.

Lettera da Mosca

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