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CARO OCCIDENTE, GLI ANNI 90 SONO FINITI

di Fyodor Lukyanov    Negli anni Novanta, quando la Russia contemporanea risorse dalle ceneri dell’Unione Sovietica, l’Occidente era quanto di meglio ci fosse, l’unico modello accettabile. I tempi però sono cambiati, la situazione oggi è radicalmente diversa. Un buon esempio è il modo in cui la Russia ha risposto alle critiche sul “caso Navalny”. In precedenza, di fronte a situazioni simili, come quella di Yukos (un gigante petrolifero crollato e acquisito in modo fraudolento dagli oligarchi negli anni Novanta), delle Pussy Riot o qualsiasi altra, Mosca cercava di giustificare le proprie azioni usando le stesse argomentazioni e gli stessi principi dei suoi critici occidentali, anche anche se a volte i funzionari russi erano troppo duri ed emotivi. Adesso è diverso. I commenti critici dell’Occidente vengono ignorati o ridicolizzati. La Russia è cambiata, e la spiegazione di questo va cercata nel mutamento dell’equilibrio globale.

L’ordine mondiale liberale, radicato nell’autorità delle istituzioni e delle norme, è giunto al capolinea. Era un modello con standard sociali e politici che venivano considerati universali. Non è più così. Oggi, in pratica ogni nazione è impostata su una rotta diversa e sovrana e cerca di ottenere a livello nazionale un sempre maggiore controllo politico, economico e ideologico. L’arresto di Aleksey Navalny ha provocato tumulto in Occidente, e numerosi leader hanno chiesto alle autorità russe di revocare la decisione. Lasciando le circostanze dell’indagine e del processo ad altri, ci concentreremo sul potenziale impatto che la pressione internazionale avrà nell’attuale contesto globale, data la posizione molto forte espressa sia dalla UE sia dagli Stati Uniti.

I diritti e le libertà inalienabili, che includono le pratiche giudiziarie, sono elencati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948. L’impegno a rispettare questi diritti e queste libertà è stato sancito nell’Atto finale di Helsinki dell’OSCE firmato nel 1975. Nell’uno come nell’altro caso, il numero dei Paesi firmatari è stato considerevole. I due documenti hanno sicuramente avuto un impatto sugli affari internazionali e sulle politiche dei singoli Stati. Alcuni dicono addirittura che, accettando l’agenda umanitaria negli Accordi di Helsinki, o piuttosto permettendo che fosse legata al quadro militare e politico, l’Unione Sovietica ha innescato contro se stessa  la bomba a orologeria che sarebbe esplosa un decennio e mezzo dopo. Potrebbe benissimo essere il caso.

In ogni caso, l’accordo che metteva fine alla Guerra Fredda stabiliva un elenco di standard umanitari senza definire i mezzi per imporne l’attuazione. In altre parole, Paesi di diversi orientamenti politici potevano litigare e condannarsi a vicenda, ma in realtà riconoscevano che i loro oppositori avevano comunque il diritto di perseguire le proprie politiche.

La fine della Guerra Fredda, però, ha rovesciato la bilancia, consentendo all’Occidente di spingere perché fossero affermati principi universali che corrispondevano alle sue teorie e ai suoi valori. Un esempio di tale atteggiamento sono le accuse secondo cui la Russia avrebbe violato i suoi impegni presso il Consiglio d’Europa, in particolare in termini di diritti delle minoranze sessuali. La risposta di Mosca è stata inequivocabile: tali affermazioni non hanno nulla a che vedere con gli impegni assunti dalla Russia nel 1996 al momento della sua adesione all’organismo internazionale, ma rivelano la narrativa politica e ideologica plasmata dalle principali nazioni dell’Occidente.

I modelli umanitari emersi nella politica dell’Occidente sono diventati parte integrante di quello che è noto come “ordine mondiale liberale”, che ha prevalso senza grandi cambiamenti per un quarto di secolo, dalla fine della Guerra Fredda fino alla metà degli anni 2010. Sebbene non fosse universalmente accettato, non ci furono drammatici tentativi di correggerlo. In effetti, non c’era una vera leva o un autentico incentivo per sfidarlo o per contrastare la sua spinta a spogliare le nazioni della propria sovranità e a consegnarlo a un livello sovranazionale. Dal punto di vista economico, queste tendenze sono state sostenute dalla globalizzazione. Eticamente, erano giustificate da un ampio consenso sul fatto che l’ingerenza negli affari interni di alcuni Stati poteva essere accettata se questi ultimi avessero violato determinati criteri umanitari. Tuttavia, tutti i tentativi delle Nazioni Unite di dare un quadro giuridico a questa teoria sono falliti perché non si è mai trovato un accordo su quali fossero le gusta ragioni per lanciare un tale intervento.

Tuttavia, si è rivelato un modo piuttosto efficace per esercitare una forte influenza sui governi stranieri. Per amor di discussione, lasciamo da parte gli interventi militari e concentriamoci su altri interventi, come la pressione politica ed economica di solito giustificata dalla necessità di sostenere determinati valori. I bersagli dovevano adattare il loro comportamento o almeno adottare una posizione difensiva, riconoscendo così la legittimità degli attacchi. Sotto l’ordine mondiale liberale, queste richieste erano percepite come un insieme di regole che non possono essere ignorate. Quindi queste linee guida hanno funzionato come strumento politico, ma solo all’interno dell’ordine mondiale liberale. Era considerata fondamentalmente l’unica opzione possibile e senza grossi difetti, sebbene non adatta per alcuni e piuttosto difficile da abbracciare per altri. Gli uomini di Governo russi e lo stesso presidente Putin hanno più volte detto che la Russia persegue gli stessi obiettivi dei Paesi occidentali, ma che non accetta pressioni e piuttosto chiede spazio e tempo per arrivarci a modo suo.

Gli standard liberali hanno iniziato a erodersi per due ragioni. In primo luogo, i Paesi con culture e tradizioni non occidentali hanno rafforzato le loro posizioni e ora godono di un ruolo più importante negli affari globali. Non vogliono più giocare secondo le regole stabilite dall’Occidente. In secondo luogo, cambiamenti complessi e di vasta portata nelle principali società occidentali hanno minato il loro fascino come modello per gli altri. Di conseguenza, oggi abbiamo la vecchia forma che nasconde il nuovo contenuto. La narrativa dei valori liberali, dei diritti umani e delle libertà non è più universale poiché molti ora non la condividono. È diventata uno strumento puramente politico. Le conseguenze a volte sono piuttosto divertenti.

Ecco un esempio. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, ha rilasciato un’intervista il giorno in cui la sospensione della pena di Navalny è stata convertita in un vero periodo di detenzione. Bolton, un devoto nazionalista americano che sostiene un’ideologia di estrema destra, difficilmente può passare per un campione dei diritti umani e delle libertà. Tuttavia, è esattamente come si propone in quell’intervista. Un altro esempio, probabilmente ancora più efficace, è il modo in cui gli Stati Uniti (e la UE, anche se in misura minore) hanno risposto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha chiuso d’imperio tre canali televisivi dell’opposizione, accusati di attività anti-statale. Sorprendentemente, l’Occidente ha approvato questa decisione. Immaginiamo che il Cremlino segua l’esempio e stacchi la spina ai media indipendenti. Washington e Bruxelles direbbero l’esatto contrario. Si potrebbe dire che questo è un caso di doppio standard, ma la verità è che non c’è più nessuno standard. La convenienza politica è l’unica ragione sia per la carota sia per il bastone. Non è certo una coincidenza se lo stesso tipo di cambiamento è avvenuto nella politica interna di molti Paesi, primi fra tutti gli Stati Uniti.

Il divario tra le politiche dell’era liberale e la realtà odierna si è visto chiaramente durante la recente visita in Russia dell’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Come al solito, c’erano molte aspettative. Purtroppo, ha solo dimostrato che tra Mosca e Bruxelles c’è esiste un enorme distanza, che la diplomazia convenzionale non può colmare. Quello che vediamo è una totale discrepanza nel modo in cui le due parti agiscono, giudicano e comprendono.

Probabilmente a causa di una conveniente inerzia, la UE si attiene all’idea che lo stato del sistema politico e giuridico in Russia e la sua conformità agli standard europei debbano rimanere uno dei punti principali dell’agenda bilaterale. È un ritorno al rapporto stabilito negli anni Novanta, in base al quale la Russia adotterebbe gradualmente le suddette norme e poi unirebbe gli sforzi per il bene di un progetto comune. Negli ultimi due decenni l’idea di un simile progetto è svanita, mentre Russia e UE sono cambiate molto, andando in direzioni molto diverse. Eppure l’atteggiamento sopravvive, e oggi gli eurocrati insistono ancora sul fatto che la Russia deve cambiare alcune delle sue politiche interne che sono inaccettabili per Bruxelles. Nel frattempo, la Russia ha respinto con veemenza e senza mezzi termini non solo le critiche, ma anche l’idea stessa di uno standard esterno da seguire o di un arbitro al quale obbedire.

Questo è il motivo per cui la Russia non dà più risposte o spiegazioni, ma ignora apertamente tali mosse, e sottolinea che sono vuote, non solo politicamente ma anche moralmente. Mosca considera gli sforzi della UE per rimettere al centro delle relazioni bilaterali il tema dei valori poco più che uno strumento per esercitare pressioni politiche. Il ministero degli Esteri ha risposto con decisione, e ha espulso i diplomatici di Polonia, Svezia e Germania che hanno preso parte alle proteste a Mosca. Il messaggio è chiaro: è inaccettabile che rappresentanti di altre nazioni siano coinvolti in qualsiasi modo negli affari interni della Russia, anche solo per osservare.

Tuttavia, non esiste un altro paradigma reciprocamente accettabile per le relazioni. È impossibile tornare al tipo di interazione della Guerra Fredda. Come si diceva, significherebbe riconoscere che la controparte ha diritto alle proprie pratiche politiche, cosa che l’Occidente non vuole accettare dopo tre decenni di impiego dell’approccio universale ai valori. La seconda ragione è che la Russia è ancora percepita come un giocatore strategicamente debole e potenzialmente instabile a livello internazionale, la cui forza inizierà inevitabilmente a diminuire presto. Quindi riconoscere il diritto della Russia ad avere un diverso insieme di valori sarebbe troppo generoso. I compromessi basati sull’uguaglianza non sono considerati la strada giusta da percorrere, poiché, a differenza di quarant’anni fa, non esiste un equilibrio di forze.

La situazione attuale sembra spiacevole perché non esiste un meccanismo per allineare i rispettivi interessi. Se vogliamo trovare una nuova base per il dialogo, dobbiamo ridurre al minimo l’interazione, se non interromperla del tutto. Allora diventerà chiaro dove la Russia e la UE (o la Russia e gli Stati Uniti) sono di cruciale importanza l’una per l’altra, e che i motivi di contrasto sono meno numerosi di quanto potrebbe sembrare. Inoltre, le aspettative della fine del XX secolo potrebbero finalmente perdere il loro slancio. In questa fase, i contatti politici quasi certamente produrranno solo una maggiore animosità, cosa che dovremmo cercare di evitare.

di Fyodor Lukyanov

l’Autore è direttore di Russia in Global Affairs

 

 

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One Comment

  1. carlo geneletti carlo geneletti 14 Febbraio 2021

    non sono interamente d’accordo. I valori universali di libertà sono appunto, universali. Tutti i popoli, prima o poi, li vorranno applicati nei loro paesi.
    Il fatto è che l’occidente li usa fuori di contesto e come strumenti di politica estera. Non li rispetta al proprio interno — nessuno ormai crede che la stampa occidentale sia libera — ma li utilizza come clava per assalire i paesi che hanno l’ubris di voler difendere i propri interessi invece di quelli dei paesi egemoni. Navalny è in carcere perchè ha violato una legge, ma il politicume e la stampa occidentali ne fanno un eroe perché gli USA temono che Russia e EU si alleino, e i leader europei fanno gli interessi USA, non quelli europei.

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