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Posts tagged as “occidente”

ZALUZHNY NON SERVIVA PIU’, NEMMENO A USA E UE

Il siluramento del generale Valeryj Zaluzhny (seguito in poche ore da quelli del capo di stato maggiore Sergej Shaptal e del primo vice-ministro della Difesa Aleksandr Pavlyuk) non ha ovviamente nulla a che fare con l’andamento negativo dell’offensiva ucraina di primavera-estate. O meglio: ha a che fare, ma non perché Zaluzhny non sia stato in grado di guidarla, né perché il suo sostituto, il generale Aleksandr Syrsky, abbia in tasca il segreto della vittoria. Il problema è politico, solo politico.

CARO OCCIDENTE, IL MONDO SI SVEGLIA

di Sergey Naryshkin – Le turbolenze mondiali attuali, originate dalla lotta tra l’Occidente, che cerca di mantenere la sua supremazia, e i nuovi centri di potere che rivendicano il diritto a uno sviluppo indipendente, sono destinate ad aumentare. Assistiamo a una ristrutturazione globale e a un risveglio geopolitico di nazioni, popoli e interi continenti, che si sforzano di liberarsi dal cosiddetto “stupore” liberal-totalitario. Il conflitto fondamentale tra l’antico e il nuovo mondo, latente dal termine della Guerra Fredda, si è intensificato con l’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina.

IL PATTO STRATEGICO TRA RUSSIA E CINA

di Giuseppe Gagliano – Dal 2013, la Russia usa e sovente abusa della “guerra ibrida”. Annullando la distinzione tra tempo di pace e tempo di guerra, combinando hard e soft power, questo concetto strategico permette al Cremlino di testare le posture e le reazioni del campo occidentale. Come sappiamo questa dottrina strategica è stata teorizzata dal generale Valery Gerasimov, ma fa parte di una lunga tradizione. È nata da una dimensione particolare della strategia dell’Impero bizantino, e trova la sua prima bozza nella raccolta di conferenze del 1920 del generale Alexandr Svechin. Essa ha influenzato la dottrina Primakov, che ha guidato la politica estera russa per più di due decenni. Nato a Kiev, ministro degli Esteri e poi primo ministro dal 1996 al 1999 sotto il presidente Eltsin, Evgenji Primakov postula che un mondo unipolare dominato dagli Stati Uniti è inaccettabile e che la Russia deve fare da contrappeso all’egemonia degli Stati Uniti favorendo l’emergere, in un nuovo patto, di nuove potenze come la Cina o l’India.

SE PUTIN CI GUARDA NEGLI OCCHI

di Marco Bordoni     “Russia, dove stai volando, dà una risposta! Non dà risposta.” diceva a suo tempo Gogol. Non è proprio così. La risposta la dà eccome. Certo, non è una risposta che ci piace, quella di Putin. Ma il fatto che non siamo disponibili a considerarla seriamente non la rende meno chiara. Capire le intenzioni dei Russi è facile. Basta ascoltarli ed osservarli con attenzione. “Sappiamo che la disintegrazione del nostro stato è una possibilità e ne stiamo discutendo apertamente”, dice Sergej Karaganov, presidente del Consiglio di Difesa e Politica estera russo, e prosegue: “gli obiettivi [dei nostri avversari] sono cambiati: prima erano la deterrenza e il contenimento, ora il collasso della Federazione”. Il primo dato è, quindi, che le elite russe sono consapevoli della natura esistenziale dello scontro in atto.

GIORNO DELLA VITTORIA E DELLE DIVISIONI

di Pietro Pinter        Nessuna dichiarazione di guerra all’Ucraina, nessuna mobilitazione generale, nessuna richiesta di aiuto agli alleati del CSTO; nulla di ciò che l’intelligence NATO aveva paventato, o che uno dei più controversi analisti russi – noto per il suo pessimismo – aveva auspicato. Non si può certo dire però che questo sia stato un Giorno della Vittoria ordinario, in Russia e nell’ex Unione Sovietica. Se non altro a causa di alcune illustri assenze. In primis quella dell’aviazione, a causa del “brutto tempo”, nonostante una splendida giornata di sole a Mosca. Il timore dei russi era evidentemente che un azione di sabotaggio – sarebbero bastati un paio di uomini con uno Stinger – avrebbe causato uno spettacolare incidente davanti agli occhi di tutto il mondo. Dal punto di vista morale e propagandistico sarebbe stata un’umiliazione senza precedenti per la Russia, e non si è voluto correre il rischio. Un timore,  quello per possibili atti di sabotaggio, corroborato anche dalle minacce al Ponte di Crimea o di Kerch, aperto in pompa magna da Putin stesso nel 2018, con tanto di countdown online per la sua distruzione prevista proprio per il 9 maggio.

NATO E UE, LA RUSSIA GUARDA TROPPO A OVEST?

di Fyodor Lukyanov       Le relazioni della Russia con l’Occidente sono giunte al punto di massima tensione. L’espansione della NATO, che Putin ha di nuovo menzionato in un recente discorso, è un problema ben noto alla Russia. Ciò che non viene spesso menzionato, invece, è che questo è un problema anche per la stessa Nato. Negli anni Novanta, quando sono state prese certe decisioni, non si è pensato che tale espansione avrebbe richiesto una reale estensione delle garanzie di sicurezza per un gran numero di nuovi Paesi. Si presumeva che la Russia si sarebbe integrata in qualche modo nell’ordine globale o, semplicemente, non avrebbe rappresentato una minaccia per molto tempo. Ciò non si è concretizzato, in parte a causa della conservazione della NATO e in parte perché la ripresa della Russia è avvenuta più velocemente del previsto. Di conseguenza, gli istituti decorativi che fingevano una cooperazione tra la Russia e l’Alleanza si sono sbriciolati. Ora siamo tornati a uno stallo militarizzato e la NATO deve prendersi la responsabilità della sue promesse.

UE E RUSSIA, EPPUR SI PARLANO

di Ivan Timofeev     Si dà ormai per scontato che le relazioni tra la Russia e la Ue siano in uno stato deplorevole da almeno sette anni. Le ragioni del deterioramento emergono con frequente regolarità, formando un fantasioso salvadanaio di risorse tossiche: la crisi ucraina, il caso Skripal, gli incidenti informatici e ora il caso Navalny, insieme a disaccordi su democrazia e diritti umani. Il Parlamento europeo chiede periodicamente che vengano prese misure più dure nei confronti di Mosca. Tra le misure proposte vi sono le sanzioni contro la “cerchia ristretta” del Presidente russo, il blocco del Nord Stream 2, il coordinamento delle politiche di contenimento con gli Stati Uniti, la promozione della democrazia e la cooperazione con le cosiddette “forze democratiche” all’interno della Russia. Le nostre relazioni sono periodicamente scosse da esplosioni di retorica accusatoria e minacce di porre fine al dialogo o ridurlo al minimo. Tuttavia, questo non è avvenuto. Si è scoperto che le relazioni tra Russia e UE hanno una struttura solida e funzionale, caratterizzata da diversi elementi importanti.

CARO OCCIDENTE, GLI ANNI 90 SONO FINITI

di Fyodor Lukyanov    Negli anni Novanta, quando la Russia contemporanea risorse dalle ceneri dell’Unione Sovietica, l’Occidente era quanto di meglio ci fosse, l’unico modello accettabile. I tempi però sono cambiati, la situazione oggi è radicalmente diversa. Un buon esempio è il modo in cui la Russia ha risposto alle critiche sul “caso Navalny”. In precedenza, di fronte a situazioni simili, come quella di Yukos (un gigante petrolifero crollato e acquisito in modo fraudolento dagli oligarchi negli anni Novanta), delle Pussy Riot o qualsiasi altra, Mosca cercava di giustificare le proprie azioni usando le stesse argomentazioni e gli stessi principi dei suoi critici occidentali, anche anche se a volte i funzionari russi erano troppo duri ed emotivi. Adesso è diverso. I commenti critici dell’Occidente vengono ignorati o ridicolizzati. La Russia è cambiata, e la spiegazione di questo va cercata nel mutamento dell’equilibrio globale.