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Posts tagged as “ucraina”

SCHROEDER, UN PIANO PER LA PACE IN UCRAINA

“Ecco perché i negoziati di pace tra Ucraina e Russia sono falliti”. L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, in un’intervista al Berliner Zeitung, ha raccontato come, secondo lui, gli Stati Uniti hanno ostacolato il negoziato di pace tra Mosca e Kiev, come l’anno scorso si è trovato a fare da mediatore tra Russia e Ucraina e come si potrebbe trovare ora una via d’uscita dalla crisi.

AVDEEVKA E DNIPRO, LA GUERRA DELLE OFFENSIVE

di Pietro Pinter – Nel Sud dell’Ucraina sta iniziando la stagione delle piogge, presto la rasputitsa – la trasformazione del terreno in fango tipica della regione – renderà impraticabili manovre su larga scala nel paesaggio prevalentemente agricolo che caratterizza le zone dello Zhaporozhye, dove la fallita offensiva estiva ucraina ha concentrato le sue forze. Sarà ancora possibile ottenere successi tattici, ma gli obiettivi strategici andranno posticipati all’inverno o alla tarda primavera. Questo non significa, però, che nel resto dell’Ucraina si smetterà di combattere durante l’autunno. Con la deintensificazione dell’offensiva ucraina, la Russia ha lanciato una sua controffensiva dagli obiettivi piuttosto modesti: migliorare marginalmente le posizioni dalla giuntura tra Donetsk e Zhaporozhye al confine russo con l’oblast’ di Kharkov e assediare Avdeevka.

HA STATO PUTIN, ANCHE A GAZA

Per un paio di giorni i soliti noti hanno cercato di convincere i loro lettori che dietro l’attacco omicida di Hamas da Gaza contro i civili e i soldati di Israele ci fosse la mano della Russia. Prima sono andati giù piatti piatti, senza vergogna. Poi sono arrivate le smentite (per esempio quella dell’ambasciatore di Israele in Russia, Alexandr Ben Avi, che ha definito quell’interpretazione “una totale sciocchezza”) e allora hanno cominciato a svicolare: eh ma forse i droni, eh ma forse il Gruppo Wagner approvava… Infine hanno riattaccato a parlare di una possibile “nuova crisi energetica” che faceva sorridere Putin dopo che lo stesso aveva perso la prima guerra dell’energia, quella con cui gli europei si sono sganciati dalle forniture russe. Vecchia canzone spompata. È vero, non compriamo più gas dalla Russia. Lo compriamo altrove ma pagandolo tre volte tanto, subendo l’impennata dell’inflazione e un generale calo dello sviluppo economico.   La zona euro è ufficialmente in recessione e l’economia della locomotiva d’Europa, la Germania, è una pallida imitazione di ciò che era prima della grande vittoria energetica su Putin.

Quindi sarà anche vero che avevamo sviluppato una “dipendenza” energetica dalla Russia. Però dalla dipendenza ci siamo liberati, mentre una fonte più affidabile ed economica della Russia non l’abbiamo trovata. E intanto la prode Europa, dovendo dipendere dall’Azerbaigian del dittatore Ilham Aliev, non può nemmeno spendere una parola per l’Armenia per non restare al freddo. Mentre la Cina e l’India e gli altri Paesi che comprano gas e petrolio russo a prezzi di saldo ci mangiano in testa. Abbiamo fatto questa scelta politica, ok. Ma chiamarla vittoria pare un po’ troppo.

FSB, IL MISTERO BESEDA

A soli 37 anni, Kyrylo Budanov è uno degli uomini più potenti dell’Ucraina. Almeno da quando, nell’agosto del 2020, il presidente Zelensky l’ha messo alla testa della Direzione dell’intelligence del ministero della Difesa. Non parla molto, Budanov, ma quando lo fa dice sempre cose interessanti. Una delle sue ultime dichiarazioni è arrivata in risposta alla domanda su quale, tra gli ufficiali russi, ritenesse il più pericoloso per l’Ucraina. In modo piuttosto sorprendente, Budanov ha fatto il nome del generale Sergej Beseda: “Ci ha sempre dato problemi, resta una persona per noi difficile”.

NUCLEARE, LA RUSSIA E LA BOMBA “PICCOLA” (3)

da SWP (Stiftung Wissenschaft und Politiik)di Lydia Wachs – Di conseguenza, l’elemento nucleare ha tre funzioni principali: deterrenza attraverso la minaccia di escalation, uso effettivamente limitato per gestire l’escalation e ritorsione o guerra massiccia in caso di escalation. Esiste inoltre un legame molto più stretto tra le capacità non nucleari e quelle nucleari rispetto all’Occidente. Ciò è evidente anche in termini organizzativi: ad esempio, le forze russe non sono strutturate in forze nucleari strategiche o non strategiche. Piuttosto, la Russia distingue funzionalmente tra forze generali (sily obshchego naznacheniya), che dovrebbero ottenere effetti direttamente nel teatro delle operazioni militari, e forze di deterrenza strategica (strategicheskiye sily sderzhivaniya), che vanno dalle armi strategiche convenzionali alle armi nucleari strategiche. A causa di questa maggiore integrazione delle capacità convenzionali e nucleari, alcuni esperti occidentali sostengono che, rispetto all’approccio degli stati NATO, la soglia nucleare della Russia è molto più sfumata.

L’UCRAINA CAMBIA LA SUA GUERRA, ECCO COME

di Pietro Pinter – Negli ultimi giorni, Kiev è stata investita da un vortice di delegazioni straniere di alto livello. All’inizio della scorsa settimana, si è tenuto un incontro tra le autorità ucraine ed esponenti delle maggiori industrie belliche dei Paesi NATO, soprattutto europei, con una presenza particolarmente importante di inglesi, francesi e cechi, con ministri della Difesa al seguito. Sull’agenda, il ruolo futuro del complesso militare-industriale europeo nella guerra per procura. L’orientamento che sembra essere emerso è quello di nuove linee di produzione nella stessa Ucraina, facenti capo a compagnie europee, finanziate dai Governi e dall’Unione Europea. Industrie come Reihnmetall, BAE Systems e Bayraktyar hanno espresso l’intenzione di (o stanno già lavorando per) aprire stabilimenti in Ucraina.

GRANO, L’ALTRA GUERRA TRA RUSSIA E UCRAINA

La “battaglia del grano” tra Ucraina e Russia si arricchisce di sempre nuovi capitoli. Intanto prosegue, e anzi si acuisce, la contesa tra Unione Europea e Ucraina da un lato e alcuni Paesi europei dall’altro. Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria avevano ottenuto dalla UE un embargo temporaneo (fino al 16 settembre) contro il grano ucraino, che invadeva i loro mercati a prezzi ridotti, provocando il risentimento dei coltivatori locali. Le pressioni diplomatiche hanno convinto Bulgaria e Romania a riaprire i confini, mentre Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno chiesto alla UE un prolungamento dell’embargo almeno fino a fine anno. Non avendolo ottenuto, hanno deciso di attuarne uno da sole. L’Ucraina, colpita in un punto molto sensibile (l’agricoltura è, oggi, l’unico settore della sua economia che produce profitti) ha protestato, ha chiesto l’intervento dell’Organizzazione mondiale del Commercio e ha minacciato un contro-embargo su alcune produzioni polacche. Risultato: all’Assemblea generale dell’Onu, il presidente ucraino Zelensky e quello polacco Duda hanno annullato l’incontro che avevano programmato. E Duda, parlando all’Assemblea, ha paragonato l’Ucraina a una persona che sta per annegare e rischia di far annegare anche chi cerca di soccorrerla. Non proprio un bel paragone. Nello stesso tempo, a Varsavia, il vice ministro degli Esteri Shimon Shinkovsky, alludendo alle prossime elezioni politiche e all’inquietudine degli agricoltori polacchi, dichiarava all’agenzia Pap: “Vogliamo continuare a sostenere l’Ucraina ma per farlo abbiamo bisogno del consenso dei polacchi. Se non lo avremo, non potremo aiutare Kyiv come prima”. A buon intenditor…

OFFENSIVA UCRAINA, QUEL CHE NE RESTA

di Pietro Pinter – Sono passati più di 3 mesi da quando le forze armate ucraine hanno lanciato la loro preannunciata offensiva di primavera-estate. Negli ultimi 100 giorni un contingente di circa 12 brigate, equipaggiato con le migliori forniture militari che la NATO è stata in grado di offrire e con quanto restava della riserva strategica di veicoli corazzati sovietici, in preparazione almeno dall’inverno scorso, si è scagliato contro linee difensive russe altrettanto lungamente preparate. Secondo la maggior parte delle analisi autorevoli, una tra tutte quella del capo di stato maggiore americano Mark Milley, l’offensiva ucraina si esaurirà nei prossimi 30-60 giorni a causa del mutamento del meteo (che renderà il terreno prevalentemente rurale dello Zhaporozhye una palude fangosa) e del deterioramento delle capacità offensive dovuto all’attrito.

ROMANIA E DRONI RUSSI. CONTRORDINE

Dal servizio russo della BBC – Il ministro della Difesa rumeno, Angel Tylver, ha confermato che i rottami di quello che potrebbe essere un drone russo sono stati rinvenuti nel distretto di Plauru, nella contea di Tulcea, al confine con la città ucraina di Izmail, nella regione di Odessa. “Abbiamo esaminato un’area molto vasta, compresa quella sulla quale si è discusso nello spazio pubblico, e confermo che in quest’area sono stati trovati frammenti che potrebbero provenire da un drone”, ha detto il ministro della Difesa rumeno in un commento ad Antena 3, aggiungendo che gli oggetti ritrovati saranno analizzati per confermarne l’origine. A sua volta, il presidente rumeno Klaus Iohannis ha osservato che se fosse confermato che i componenti trovati appartengono a un drone russo, ciò costituirebbe una “grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Romania”. Solo due giorni fa il ministero della Difesa rumeno aveva smentito questa informazione.

LA DISPERAZIONE DI ZELENS’KYJ

Non so se si tratti di una sensazione solo mia ma nell’ultima mossa del presidente Zelens’kyj si avverte un senso di disperazione che dovrebbe preoccupare tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’Ucraina. Ricapitoliamo: Zelens’kyj ha annunciato l’intenzione di licenziare tutti i funzionari regionali preposti al reclutamento militare per sostituirli con militari veri e propri. L’accusa del Presidente è: corruzione. Un sistema di arricchimento illecito, realizzato soprattutto con la vendita di false esenzioni dalla leva, che, come dice giustamente Zelens’kyj, in un Paese in guerra “equivale al tradimento”.