di Vladimir Rozanskij (AsiaNews) – Kiev – Un gruppo di oltre 300 sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina (Upz), ancora formalmente legata al patriarcato di Mosca, ha inviato una lettera al metropolita Onufryj (Berezovskyj) di Kiev, capo della giurisdizione ucraina, esprimendo la propria costernazione dopo la distruzione della cattedrale della Trasfigurazione di Odessa, una delle maggiori chiese Upz di tutto il Paese. “Non vogliamo soffrire né per la Russia, né per Putin e neppure per Kirill”, si legge nell’appello, in cui si chiede di troncare immediatamente e in via definitiva le relazioni con la Chiesa moscovita.
La tragedia di Odessa e la distruzione della cattedrale vengono definite “un atto di barbarie”, e i sacerdoti chiedono di riunire il Sinodo della Upz per sancire il distacco dalla gerarchia che “sostiene il genocidio degli ucraini per mano degli occupanti russi”. Sarebbe l’unico modo di liberarsi dall’influsso di Mosca, e difendere gli interessi del popolo ucraino: “Migliaia di ucraini non vedranno più il cielo rischiarato dal sole, non scriveranno più versi poetici, non doneranno mazzi di fiori alla persona amata e non prenderanno più in braccio il proprio figlioletto… E tutto questo dolore inesprimibile, questa immane tragedia in nome della giustizia satanica proveniente dalle fogne moscovite, come proclama il patriarca. E noi che cosa gli rispondiamo?”.
L’aggettivo “satanico” viene usato più volte nella lettera per definire l’aggressione russa contro l’Ucraina, e in particolare i proclami di Kirill, il cui nome, spiegano i sacerdoti, “si è continuato a ricordare nelle liturgie da parte di molti di noi, nonostante le decisioni del Sinodo dello scorso anno”. Diversi vescovi e metropoliti Upz continuano a sostenere “l’unità con il patriarcato di Mosca”, da dove la giurisdizione ucraina viene continuamente ricordata come “parte della Chiesa ortodossa russa”. Per questo l’appello a Onufryj, che secondo i firmatari “non ha cercato di convincere del contrario né gli ucraini, né i russi”.
Secondo i sacerdoti questa ambiguità giustifica la posizione del governo di Kiev, che sta progressivamente cercando di liquidare tutte le attività della Chiesa Upz, a cominciare dal luogo più simbolico, la Lavra delle Grotte di Kiev. Il Sinodo dovrebbe chiaramente condannare l’aggressione e l’annessione delle eparchie Upz situate nelle regioni occupate, per poter “avere il diritto morale di continuare ad esistere nello Stato ucraino”. Gli autori della lettera non accennano infatti alla riunione con la Chiesa autocefala Pzu (Pravoslavnaja Zerkov Ukrainy), con la quale esistono antichi e nuovi motivi di dissidio, ma chiedono la sopravvivenza di una Upz affrancata da Mosca.
Alcuni dei sacerdoti firmatari hanno cercato di ottenere udienza dal metropolita Onufryj, che continua a mantenere una posizione molto riservata, senza pubbliche dichiarazioni. Altri, come il vicario dell’eparchia di Odessa, l’arcivescovo Viktor (Bykov), si è rivolto al patriarca di Mosca Kirill e a tutto il Sinodo patriarcale russo, affinchè condannino la “folle aggressione” della Federazione russa contro l’Ucraina indipendente, chiedendo alla stessa Chiesa russa di “lasciare in pace” la Chiesa ucraina Upz.
Il metropolita Upz di Odessa, Agafangel (Savvin), ha pubblicamente condannato l’attacco con un messaggio al clero e ai fedeli. Prima dell’invasione russa, Agafangel era conosciuto come uno dei principali paladini della fedeltà alla Chiesa di Mosca in Ucraina, mentre ora proclama che “il cuore della città di Odessa, amante della pace, è sepolto sotto le rovine della cattedrale”. Per quali che fossero gli scopi della “operazione militare speciale”, constata amaramente il metropolita, essa “non può giustificare l’assassinio e la violenza, la distruzione e la fuga obbligata, che riduce nella condizione di profughi”.
di Vladimir Rozanskij
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