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Posts tagged as “petrolio”

IN ASIA CENTRALE NOSTALGIA DI MOSCA

di Lindsey Kennedy e Nathan Paul Southern       Sul treno notturno da Tashkent a Nukus in Uzbekistan (Asia Centrale), un ufficiale dell’esercito uzbeko ubriaco vuole sapere da dove veniamo. “Inghilterra” viene accolta con un’alzata di spalle vacua. Sentendo “Scotland”, però, il suo viso si illumina. “Scozia!” esclama, mimando la cornamusa. “Cuore impavido!” In un mix di russo fluido, inglese stentato e mimo, esprime un sentimento che rileviamo ancora e ancora, in tutto il Paese: la Scozia è per il Regno Unito come l’Uzbekistan è per la Russia, solo che nel caso dell’Uzbekistan l’indipendenza è stata conquistata. Quindi, senza apparente senso di ironia, l’ufficiale tira fuori il suo telefono e ci mostra il suo passato del presidente russo Vladimir Putin. Fa un pollice in su. “Putin, io amo”.

SICUREZZA, PER LA RUSSIA VUOL DIRE…

di Giuseppe Gagliano     Il 3 luglio il presidente Vladimir Putin ha firmato una nuova strategia di sicurezza nazionale per la Russia. Quest’ultima versione si basa sulle idee contenute nella strategia precedente, firmata  il 31 dicembre 2015. Nel documento, frutto del lavoro del Consiglio di Sicurezza, in 44 pagine vengono chiaramente delineati gli interessi nazionali e le priorità strategiche della Federazione Russa.

Lukashenko, un bidone per Putin

Dalle parti di Lettera da Mosca non ci sono grandi entusiasmi per Aleksandr Lukashenko, un gran furbone con qualche merito (per esempio aver evitato al suo Paese gli sconvolgimenti sociali che altre ex Repubbliche sovietiche invece hanno subito per anni e anni) ma molti demeriti. E soprattutto non c’è entusiasmo per la decisione presa dal Cremlino di salvarlo a tutti i costi. Chi ci segue lo ha notato, leggendo qui ma volendo anche qui. La vicenda del volo Ryanair tra Atene e Vilnius e l’allucinante arresto del giornalista Roman Protasevic (tra i fondatori del canale Telegram Nexta, uno dei più attivi e grintosi nell’opposizione a Lukashenko), ammanettato a Minsk appena l’aereo è stato obbligato a scendere all’aeroporto della capitale bielorussa, aumenta le perplessità e, in un certo senso, le certifica. Con Lukashenko, Vladimir Putin ha preso un bel bidone, ecco la verità.

VISTO DA MOSCA: AMICI DELLA CINA, NON ALLEATI

di Vladimir Vinokurov    Nella comunità internazionale degli esperti di geopolitica è molto cresciuto l’interesse per il riavvicinamento tra Cina e Russia. La discussione è iniziata con il ministero della Difesa giapponese, che ha pubblicato il suo Libro Bianco della Difesa nell’estate del 2020. In esso si dice che i ministeri degli Esteri di entrambi i Paesi rifiutano l’idea di una “alleanza militare”. Ma anche che, visto il rafforzamento dell’interazione tra i due Stati, è necessario monitorare lo sviluppo della cooperazione russo-cinese. Nel marzo del 2021, il segretario di Stato americano Anthony Blinken, in una riunione dei ministri degli esteri della NATO, ha chiesto una partnership “nell’area delle nostre preoccupazioni su Russia e Cina”. Poco dopo l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera Josep Borrell ha accusato Mosca e Pechino di usare un linguaggio molto simile quando parlano dell’Occidente e degli Stati Uniti. A loro volta gli analisti dell’Atlantic Council, in un recente rapporto, The China Plan: A Transatlantic Blueprint for Strategic Competition, notano che le relazioni militari tra Cina e Russia potrebbero rappresentare un grave problema per la NATO. Finora gli esperti hanno escluso la possibilità di un’alleanza militare ufficiale. Ma entrambi i Paesi, a loro avviso, non sono contrari a speculare su una simile prospettiva.

ASIA CENTRALE, IL GIGANTE FRAGILE

di Giuseppe Gagliano     L’Asia Centrale, oggi composta da cinque Stati indipendenti (Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikistan), è la regione meno studiata al mondo, per molti anni regolarmente dimenticata e poi riscoperta. Situata nel cuore dell’Eurasia, all’incrocio delle antiche Vie della Seta, collega la Cina al Mediterraneo, l’India alla Siberia. Popolata da circa 70 milioni di abitanti, confinante con Cina e India, comprendenti rispettivamente più di un miliardo di abitanti, è ancora oggi, a trent’anni dalla fine dell’Urss, una terra unica. Unicità che deriva dalla sua storia moderna, iniziata con il passaggio sotto il dominio coloniale russo nel XIX secolo e la successiva inclusione nel sistema sovietico, protrattasi per settant’anni anni. Le culture locali prevalentemente musulmane sunnite, con poche isole sciite e cristiane (ortodossi e protestanti, ebrei locali e ashkenaziti), sono state mantenute nonostante la forte russificazione e la secolarizzazione nel XX° secolo, che hanno messo in discussione la loro identità all’indomani dell’indipendenza nel 1992.

Nord Stream 2 e la logica della Germania

Circola un po’ di stupore per la tenacia con cui la Germania difende il progetto del gasdotto Nord Stream 2. Riuscendo, in quel modo, a fare due dispetti nello stesso tempo. Uno alla Russia, che dalla Merkel viene di continuo attaccata sull’Ucraina e sui diritti civili (vedi alla voce Navalny, curato in quella Germania che è stata molto decisa nel denunciare l’avvelenamento da Noviciok). E l’altro agli Usa, che da Trump a Biden non cessano di manifestare il proprio scontento per l’avanzamento del gasdotto, ormai pronto al 90%.

INVESTIMENTI ESTERI IN FUGA NEL 2020

Il volume degli investimenti diretti esteri in società russe alla fine del 2020 è diminuito di oltre 20 volte rispetto al 2019: 1,4 miliardi di dollari contro i 28,9 miliardi di dollari dell’anno precedente. Lo riporta la Banca Centrale di Russia. Nel primo e nel quarto trimestre dello scorso anno è stato registrato un deflusso di fondi, pari rispettivamente a 4,1 e 0,9 miliardi di dollari. Nel secondo e terzo trimestre le perdite sono state compensate, perché dall’estero sono arrivati investimenti in società russe per 5,9 miliardi e 0,5 miliardi di dollari. Ma anche con la parziale ripresa degli indicatori, il risultato è stato il peggiore dalla metà degli anni Novanta, in particolare nel 1994 quando fu di soli 0,634 miliardi di dollari. Male anche nel 1998 e nel 1999, con 2,5 e $ 2,8 miliardi di dollari. Il record di investimenti diretti esteri è stato invece registrato nel 2008, con un ammontare di 65 miliardi. Un altro anno molto positivo è stato il 2013, quando l’afflusso di capitali è stato di 60 miliardi di dollari.

LA RUSSIA E IL COVID: L’ECONOMIA TIENE (1)

di Kadri Liik    In una giornata soleggiata e calda di fine settembre, l’Internet russo ha diffuso ancora una volta foto di ambulanze in lunghe file davanti alle porte dell’ospedale, in attesa di lasciare i pazienti. Uno spettacolo che non si vedeva dalla fine di aprile. Il numero di infezioni da Covid-19 a Mosca è più che raddoppiato in pochi giorni. Questo ha costretto molti riluttanti ad ammettere che il dramma del Coronavirus non era ancora finito: il secondo atto stava per iniziare, come del resto ha fatto. Tuttavia, chiunque sperava che la minaccia comune del virus avrebbe contribuito a lanciare una nuova era di cooperazione internazionale, anche tra Russia e Occidente, è rimasto deluso. Così anche quelli che si aspettavano che il virus fosse la goccia finale per l’economia dipendente dal petrolio della Russia o per il sistema politico del presidente Vladimir Putin, che da tempo lotta per la legittimità e la popolarità.

PRESTITI A LUKASHENKO, MOSCA SI FA FREGARE?

Dopo i colloqui di settembre tra Vladimir Putin e Alexander Lukashenko, la leadership russa ha intrapreso una serie di misure per salvare l’economia dell’altra parte dell’ipotetico Stato unitario di Russia e Bielorussia. In particolare, è stato deciso di fornire al Governo bielorusso prestiti per 1,5 miliardi di dollari, di cui 0,5 miliardi sono già stati stanziati tramite il Fondo eurasiatico per la stabilizzazione e lo sviluppo come “denaro lungo”, sull’arco di cinque anni. Il restante miliardo di dollari verrà fornito come prestito tra Stati, e un provvedimento in merito è stato firmato dal primo ministro Mikhail Mishustin. L’assistenza finanziaria arriverà in due rate: 500 milioni di dollari nel 2020 e altrettanti nel 2021. Allo stesso tempo, il debito sarà calcolato in rubli, il che è doppiamente vantaggioso per Minsk data la svalutazione della valuta russa.

SOCAR, LA CASSAFORTE SVIZZERA DEGLI ALIEV

È una delle compagnie petrolifere più visibili e affermate in Svizzera. In 200 distributori decorati con il logo che esibisce i colori della bandiera azera, Socar vende benzina, cioccolatini e croissant. Dalla sua filiale di Ginevra, la compagnia di Stato dell’Azerbaigian commercia la maggior parte del greggio azero sui mercati mondiali. Attività pacifiche, se non fosse che per mesi Socar è rimasta in stato di guerra.