Se ci si basa solo sulla retorica, la posizione della Russia in Bielorussia dopo lo scoppio delle proteste per le elezioni presidenziali sembra positiva. Le testate giornalistiche pro-regime hanno elogiato la Russia come un alleato affidabile disposto a sostenere la Bielorussia in un momento difficile, e così ha fatto lo stesso Lukashenko. Anche i leader dell’opposizione parlano abbastanza calorosamente di Mosca, nella speranza che sia neutrale, addirittura di sostegno, in caso di cacciata di Lukashenko. Gli ultimi sondaggi, tuttavia, suggeriscono che l’opinione dei bielorussi sulla Russia è plasmata da qualcosa di più della semplice retorica dei politici. Il sostegno di Mosca a Lukashenko è già costato la simpatia di parte della popolazione e il sentimento filo-russo è sempre più associato al sostegno al regime.
Diversi sondaggi di novembre indicano un netto calo del sentimento filo-russo in Bielorussia. Un sondaggio telefonico su 1.008 persone condotto dal 5 all’8 novembre dal Belarusian Analytical Workshop (BAW) ha chiesto agli intervistati se il popolo bielorusso starebbe meglio nell’UE o in un’unione con la Russia. Il 40% ha optato per un’unione con la Russia, mentre il 33% ha scelto l’UE, rispetto al 52% e al 27% di settembre.
Tali fluttuazioni non sono nuove ma fino a questo autunno hanno seguito un copione ben preciso. Lukashenko avrebbe ingaggiato un braccio di ferro con Mosca per il petrolio, il gas o l’unione dei due Paesi; le testate pro-regime e pro-opposizione avrebbero sparato a zero (le prime a comando, le secondo per convinzione) sulla Russia e sul suo imperialismo; e i bielorussi di ogni tendenza si sarebbero riuniti intorno alla causa della sovranità bielorussa. Alla fine di tutto questo, il sentimento filo-russo sarebbe calato, per poi ricrescere dopo la risoluzione del conflitto. L’odierno declino del sentimento filo-russo è qualitativamente diverso, poiché avviene mentre i legami tra Mosca e Minsk sembrano fiorenti e non declinanti. Non c’è più la retorica aggressiva sulla Russia che prima era tipica di Minsk. In questi giorni, i notiziari bielorussi pro-regime cantano le lodi della Russia e altrettanto fanno i leader dell’opposizione, o almeno evitano di criticarla. Il fatto è che troppi bielorussi non credono più che Lukashenko e le sue politiche vadano nel senso dell’interesse nazionale, mentre la Russia è oggettivamente finita in contrasto con gli avversari di Lukashenko (più numerosi oggi che negli anni scorsi) a causa della decisione di appoggiarlo
in questo conflitto interno.
Un altro studio è stato condotto a novembre da Chatham House su 864 persone rappresentative della popolazione globale in termini di età, sesso e dimensioni della città di residenza. Sebbene il sondaggio sia stato condotto online e solo tra i residenti di paesi e città, escludendo tra il 25 e il 30% della popolazione, potenzialmente orientando i risultati verso l’opinione dei bielorussi più progressisti, i risultati sono simili. Il 38% dei bielorussi ha sostenuto con ardore le proteste, il 28% si è schierato con Lukashenko e il 34% per lo più simpatizzava con le proteste e i loro obiettivi da bordo campo, ma non si è identificato con loro.
La maggior parte dei sostenitori delle proteste (70%) e di Lukashenko (96%) avevano una visione positiva della Russia. Molti dei sostenitori di Lukashenko sono russofili, con il 70% che afferma di considerare bielorussi e russi come un unico popolo. Al contrario, solo un terzo dei sostenitori della protesta dice lo stesso. La domanda di Chatham House su quale condizione politica andrebbe meglio per i bielorussi includeva le opzioni “in unione con la Russia” e “con nessuno”. La neutralità è stata scelta dal 77% dei sostenitori della protesta, tra i quali solo il 6% ha optato per l’unione con la Russia. Il 61% dell’elettorato di Lukashenko, da parte sua, era invece propenso a un’unione con Mosca. Grazie al sostegno di Mosca a Lukashenko e alla sua retorica anti-occidentale, i bielorussi più filo-russi guardano al Presidente come al loro leader, il che spiega in parte perché la Russia non è stata in grado di disconoscerlo. Sembra che qualsiasi leader bielorusso alla ricerca di un sostegno più ampio di quello di Lukashenko dovrà assumere una posizione meno filo-russa a causa del numero di bielorussi a favore della neutralità.
I numeri di quel sottoinsieme potrebbero ancora crescere. Quasi la metà degli intervistati afferma che la sua opinione sulla Russia è peggiorata a causa del sostegno a Lukashenko, una cifra che sale a quasi l’80% tra i sostenitori della protesta. Più del 60% di tutti gli intervistati non vuole che la Russia interferisca nella crisi politica della Bielorussia, opinione condivisa dal 54% dei sostenitori della protesta e dal 51% dei sostenitori di Lukashenko. Sarebbe una semplificazione eccessiva affermare che il sostegno a Lukashenko stia costando al Cremlino la simpatia dei bielorussi. Il loro calore nei confronti della Russia non è scomparso e non lo farà nel prossimo futuro.
L’atteggiamento dei bielorussi verso la Russia è fondato su valori ed emozioni, mentre i loro atteggiamenti europeisti vengono da considerazioni più pragmatiche come mostrato dagli
studi condotti dall’Istituto indipendente di studi socio-economici e politici negli anni Duemila. I bielorussi ammirano l’UE perché lì la vita è migliore, ma amano la Russia perché è vicina ai loro cuori. Eppure la crisi politica della Bielorussia potrebbe continuare per mesi, e
più dura l’alleanza di Lukashenko con Mosca, più coloro che sono insoddisfatti del suo Governo incolperanno la Russia per tutto ciò che questi fatto dallo scoppio dei disordini in agosto.
Il silenzio di Mosca di fronte alla condotta delle autorità bielorusse (che hanno arrestato decine di migliaia di persone, ne hanno picchiate e torturate centinaia se non migliaia, e hanno ucciso almeno cinque manifestanti) non farà che aumentare il malcontento. Il profondo trauma collettivo inflitto attraverso la repressione di massa causerà un declino degli atteggiamenti filo-russi in Bielorussia più duraturo di quello provocato dalle controversie su petrolio e gas. L’associazione della Russia alla repressione di Lukashenko potrebbe persuadere i bielorussi che è impossibile essere un democratico filo-russo, e che si può essere solo o l’uno o l’altro.
Non vi è alcuna garanzia che il Cremlino cambierà rotta per paura di perdere la simpatia del popolo bielorusso. Mosca ha a lungo guardato agli eventi nei Paesi che fanno da confine tra Russia e UE attraverso il prisma del suo confronto con l’Occidente, la cui logica geopolitica complica il delicato lavoro di conquistare cuori e menti. Poiché l’Occidente si è schierato con i manifestanti bielorussi,
dando rifugio ai loro leader e
sanzionando Minsk, Lukashenko si è riavvicinato a Mosca.
Anche se la Russia lo spinge a lasciare il potere, quelle spinte saranno gentili, perché non sembri di aver fatto concessioni al nemico. Il pericolo è che, nella Bielorussia post-Lukashenko, il Cremlino scopra d’un tratto che l’opposizione all’unione con la Russia vada oltre i nazionalisti e gli ardenti europeisti e includa anche coloro per i quali la Russia è diventata sinonimo della crudeltà e della repressione del declinante Lukashenko. A quel punto, lo storico atteggiamento filo-russo dei bielorussi sarebbe solo un ricordo del passato.
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