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TOKAYEV, L’UOMO CHE SA DIRE NO A PUTIN

di Giuseppe Gagliano – Durante l’ultima riunione dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), Vladimir Putin ha usato toni minacciosi e ostentato forza. Il presidente russo ha annunciato l’avvio della produzione di massa del missile balistico intercontinentale Oreshnik, un’arma che ha già seminato preoccupazione in Europa. Ma mentre il Cremlino continua a stringere i pugni, il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev si distingue come una voce discordante all’interno dell’alleanza post-sovietica.

Il missile Oreshnik e la minaccia di Mosca
L’Oreshnik, l’ultimo prodotto del complesso industriale-militare russo, è stato presentato come una risposta agli attacchi contro il territorio russo condotti con armi occidentali. L’annuncio di Putin giunge in un momento di intensificazione della guerra in Ucraina, con attacchi sistematici contro le infrastrutture energetiche ucraine che hanno lasciato milioni di civili senza elettricità. Il Presidente russo non si è fermato qui: ha apertamente minacciato i “centri di potere di Kiev” come potenziali obiettivi futuri. La retorica è chiara: con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, Mosca si prepara a capitalizzare su un possibile cambio di strategia americana, mentre tenta di consolidare il proprio controllo nella regione.
Tokayev e il dissenso silenzioso
Ma tra i leader riuniti ad Astana, uno spicca per la sua riluttanza a seguire la linea dettata dal Cremlino. Kassym Tokayev, presidente del Kazakhstan, continua a mantenere una distanza critica dall’aggressione russa in Ucraina. Non ha mai pubblicamente sostenuto l’“operazione militare speciale” di Putin e, in un recente articolo sul quotidiano russo Izvestia, ha ribadito l’importanza delle Nazioni Unite come “organizzazione internazionale insostituibile”. Questa posizione lo pone in netto contrasto con Mosca, che vede l’ONU come uno strumento sempre più inefficace e piegato agli interessi occidentali.
Il no ai BRICS e le ripercussioni economiche
Le divergenze tra Tokayev e Putin non si limitano alla retorica. Di recente, il Kazakhstan ha rifiutato di unirsi ai BRICS, il blocco economico guidato da Russia e Cina. Questa decisione ha irritato Mosca, che ha prontamente reagito vietando l’importazione di prodotti agricoli kazaki, un chiaro segnale che il Cremlino non tollererà ulteriori atti di indipendenza politica o economica.
Il Kazakhstan, con la sua economia relativamente stabile e il controllo di vaste risorse naturali, è uno degli attori più importanti nella regione post-sovietica. Ma Tokayev sembra intenzionato a costruire una politica estera autonoma, anche a costo di irritare il vicino più potente.
La frattura nel CSTO
La spaccatura tra Tokayev e Putin evidenzia le crescenti difficoltà all’interno del CSTO, l’alleanza militare che Mosca utilizza come strumento per mantenere la sua influenza nella regione. L’assenza dell’Armenia alla riunione di Astana, causata dal mancato supporto russo nel conflitto con l’Azerbaigian, è un ulteriore segnale di crisi. Se da un lato Putin ostenta la forza militare russa, dall’altro fatica a mantenere l’unità politica tra i suoi alleati. Il Kazakhstan, con la sua posizione strategica e le sue risorse, potrebbe diventare un banco di prova per la capacità del Cremlino di gestire le relazioni all’interno della sua sfera di influenza.
L’episodio Merkel: simbolo di una politica personalistica
Nel contesto di un incontro così delicato, l’improvvisa menzione da parte di Putin di Angela Merkel ha avuto un effetto straniante. Le scuse per l’episodio del labrador Koni, usato nel 2007 come strumento di pressione psicologica contro l’allora cancelliera tedesca, sono arrivate come un gesto apparentemente incongruo, forse pensato per distogliere l’attenzione dalle tensioni crescenti.
Un futuro incerto per l’Asia centrale
Mentre Mosca rafforza la propria postura bellica, il Kazakhstan di Tokayev cerca un equilibrio precario tra cooperazione regionale e indipendenza politica. Ma quanto a lungo potrà resistere alle pressioni del Cremlino? Le fratture all’interno del CSTO e il rifiuto kazako di allinearsi completamente con Mosca indicano che l’egemonia russa nella regione è tutt’altro che consolidata. Tokayev, con la sua diplomazia misurata e il rifiuto delle imposizioni, rappresenta una sfida crescente per Putin, un leader abituato a comandare più che a negoziare.
di Giuseppe Gagliano

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