Josep Borrell, alto rappresentante Ue per la politica estera e di difesa, ha ammesso che ormai l’Europa non sa più quali altre sanzioni imporre alla Russia. “Siamo agli ultimi gradini della scala”, ha detto con un’immagine efficace. Eppure, la stessa Europa che non ha esitato a ridurre drasticamente i rifornimenti dagli oleodotti e dai gasdotti russi, di fatto non ha imposto alcuna sanzione ai danni del gigantesco complesso nucleare russo. Un paradosso solo apparente: rinunciare al nucleare russo è molto, molto più difficile. E infatti, quando se ne discute nelle sedi Ue, ci sono Paesi come Francia, Bulgaria e Ungheria che immediatamente si oppongono, essendo per le loro centrali e per il loro sistema energetico conveniente mantenere il rapporto con Mosca.
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Chi temeva che dal discorso di Vladimir Putin uscisse una dichiarazione ufficiale di guerra all’Ucraina, ora deve preoccuparsi ancora di più. Non per la mobilitazione parziale annunciata dal Presidente e quantificata in 300 mila uomini (“Con concreta esperienza militare e secondo le specializzazioni richieste dai comandi delle forze armate”) dal ministro della Difesa Shoigu, ma per la decisione di cui questa mobilitazione è solo la conseguenza. Ovvero, la decisione di far svolgere nella Repubblica di Donetsk, in quella di Lugansk e nei territori “liberati” delle regioni di Kherson e Zaporozhye i referendum per l’annessione alla Russia.
di Maurizio Vezzosi da Erevan (Armenia) – Arrivata alle elezioni politiche, l’Armenia si trova a fare i conti con una situazione assai complessa: la piccola Repubblica ex sovietica è andata al voto in un clima di forte risentimento nei confronti della propria classe politica e al tempo stesso di disillusione. La sconfitta nella guerra dello scorso autunno con il vicino Azerbaijan ha lasciato ferite profonde a livello sociale, politico ed economico. L’affermazione azera nella regione del Karabakh ha provocato la perdita del controllo di centrali idroelettriche e di vaste aree di territorio agricolo particolarmente fertile, oltre che importanti sotto un profilo simbolico e culturale.
Aleksandr Bastrykin è il procuratore generale della Federazione Russa e guida lo Sledkom, il Comitato Investigativo federale. Insomma, è il primo e più potente poliziotto del Paese. Ed è tra l’altro considerato uno dei “fedelissimi” di Vladimir Putin, uno dei baluardi del suo potere. I due si sono incontri per un aggiornamento sul tema della corruzione e Batryskin ha informato il Presidente che negli ultimi dieci anni sono finiti sotto processo, con quell’accusa, 5.700 funzionari pubblici di ogni genere e rango, da ministri a burocrati locali.
La Russia ha piani molto ambiziosi per l’Artico e le rompighiaccio nucleari più potenti del mondo garantiranno la sua presenza in questa regione di cruciale importanza strategica. In base alla strategia per lo sviluppo della zona artica fino al 2035, approvata dal Presidente della Federazione Russa, verranno costruite tre rompighiaccio di classe LK-120YA Leader. Che cos’hanno di nuovo queste navi e quali compiti dovranno assolvere?