di Giuseppe Gagliano – Nel 2022, molti analisti occidentali hanno sottovalutato gli avvertimenti di Vladimir Putin, non ritenendo plausibile un’invasione dell’Ucraina. Tale valutazione si basava su un ragionamento “occidentale”, dove la politica, l’economia e la logica militare avrebbero suggerito che una simile azione fosse controproducente. Tuttavia, l’errore di prospettiva è stato evidente: per Putin, l’economia e il consenso elettorale non erano prioritari rispetto agli obiettivi geopolitici. Ignorando i costi economici previsti, il presidente russo ha deciso di lanciare quella che ha definito un’”operazione speciale”.
L’operazione, tuttavia, si è rivelata un fallimento militare, con il mancato raggiungimento degli obiettivi iniziali: la rapida presa di Kiev e la caduta del governo Zelensky. Questo errore strategico è stato attribuito a un eccesso di sicurezza dei vertici militari russi, che avevano basato le loro previsioni su precedenti successi in Crimea nel 2014 e in Siria nel 2015, sottovalutando la resilienza della popolazione ucraina e le gravi inefficienze interne dell’apparato militare russo.
La dimostrazione di forza del 21 novembre 2024
Il 21 novembre 2024, la Russia ha lanciato un missile balistico dalla regione di Astrakhan verso Dnipro, colpendo simbolicamente una fabbrica di satelliti. Sebbene le testate fossero inerti, l’operazione aveva lo scopo di inviare un messaggio politico agli alleati occidentali di Kiev. Il giorno successivo, Putin ha dichiarato che si trattava di un missile ipersonico di nuova generazione, denominato Oreshnik, derivato dal modello intercontinentale RS-26 Rubezh. La dimostrazione di forza è stata accompagnata da avvisi preventivi a Washington, per evitare malintesi che potessero essere interpretati come un attacco nucleare. Putin ha poi sottolineato che ulteriori lanci potrebbero seguire, garantendo che le popolazioni civili sarebbero state informate in anticipo. Più rilevante è stata la sua affermazione che il conflitto in Ucraina ha ormai assunto una dimensione globale, preludio a una fase di tensione crescente.
Il rischio di un conflitto nucleare tattico
Una delle ipotesi più preoccupanti è che la Russia possa decidere di utilizzare un’arma nucleare tattica contro obiettivi in Ucraina, esasperata dai ripetuti attacchi sul proprio territorio. Un simile scenario provocherebbe uno shock globale, ma è improbabile che porti a una risposta militare immediata da parte degli Stati Uniti o degli alleati occidentali. Gli Stati Uniti, in particolare, tenderebbero a evitare un’escalation nucleare sul proprio territorio, preferendo intensificare le sanzioni economiche contro la Russia e fare pressioni su Cina e India per adottare misure simili. Il rischio di un’escalation nucleare globale rimarrebbe alto, ma è altrettanto probabile che le potenze occidentali adottino una strategia di contenimento, evitando un coinvolgimento diretto.
Le implicazioni geopolitiche per la NATO e la Francia
La mancata appartenenza dell’Ucraina alla NATO rende improbabile l’applicazione dell’Articolo 5, che obbligherebbe l’Alleanza a intervenire in sua difesa. Tuttavia, la questione solleva dubbi sulla capacità degli Stati Uniti di garantire la sicurezza dei loro alleati in Europa. Storicamente, questa incertezza ha spinto Paesi come la Francia a sviluppare una propria forza di deterrenza nucleare indipendente, come nel caso della “force de frappe” voluta da Charles de Gaulle. In un contesto di crescente tensione, la Francia potrebbe adottare misure di allerta massima, ma è improbabile che si esponga a rischi catastrofici per difendere l’Ucraina, a meno che non vengano minacciati i suoi interessi vitali.
Le ambizioni di Putin e il ruolo degli Stati Uniti
Putin è consapevole che il destino dell’Ucraina si decide a Washington, vero avversario strategico della Russia. La narrativa russa accusa gli Stati Uniti di aver provocato il conflitto attraverso il sostegno a Kiev e il rafforzamento del fianco orientale della NATO, alimentando il timore storico russo dell'”accerchiamento”. Gli Stati Uniti, pur mantenendo una posizione dominante nel sistema internazionale, valutano la crisi ucraina in base ai propri interessi, evitando coinvolgimenti diretti che possano minare la sicurezza nazionale. Un possibile cambiamento di approccio potrebbe avvenire con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio 2025. Tuttavia, l’imprevedibilità di Trump rende incerto il futuro delle relazioni internazionali e delle strategie americane in Ucraina.
Il futuro di un conflitto globale
La crisi ucraina rappresenta una sfida senza precedenti per l’ordine internazionale. Da un lato, Putin cerca di riaffermare l’influenza russa e di sfidare l’egemonia americana; dall’altro, gli Stati Uniti cercano di bilanciare il sostegno a Kiev con la necessità di evitare un conflitto nucleare. La complessità della situazione richiede una gestione diplomatica attenta, ma il rischio di errori strategici rimane alto. La comunità internazionale deve affrontare non solo le minacce immediate, ma anche le implicazioni a lungo termine di un conflitto che potrebbe ridefinire gli equilibri globali.
di Giuseppe Gagliano
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