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Posts published in “Politica”

GERMANIA E POLONIA, LO SCONTRO

La storia recente delle relazioni tra Polonia e Germania è fatta di polemiche e scontri, all’ombra del conflitto tra Russia e Ucraina e con la Polonia palesemente impegnata a dimostrare che la Germania, nella fase iniziale della guerra accusata di essere troppo “tiepida” nell’aiutare l’Ucraina, non è più il Paese leader dell’Unione Europea. Ecco i casi più recenti.

POLONIA E UCRAINA, ORA SI LITIGA

Improvvisa ma non imprevedibile tensione tra Polonia e Ucraina, Paesi che sembravano legati da un patto indissolubile di resistenza contro la russia. Tensione che è stata certificata dal vice ministro degli Esteri di Varsavia, Pavel Yablonsky: “A causa delle dichiarazioni di alcuni rappresentanti del Governo dell’Ucraina, ultimamente le nostre relazioni non sono state delle migliori. Nessuno lo nasconde. Ho l’impressione che ciò sia dovuto al fatto che, purtroppo, a Kiev alcuni hanno ceduto all’emozione. Comprendiamo che l’Ucraina è pesantemente attaccata, ma non dovrebbe attaccare i suoi alleati”. Non contento, Yablonsky ha aggiunto che Ucraina e Polonia “non sono d’accordo” su molte questioni. “Noi siamo guidati dagli interessi nazionali polacchi. Sosteniamo l’Ucraina nella misura in cui ciò soddisfa gli interessi nazionali della Polonia. È sempre stato così e lo sarà sempre”.

IL PATTO STRATEGICO TRA RUSSIA E CINA

di Giuseppe Gagliano – Dal 2013, la Russia usa e sovente abusa della “guerra ibrida”. Annullando la distinzione tra tempo di pace e tempo di guerra, combinando hard e soft power, questo concetto strategico permette al Cremlino di testare le posture e le reazioni del campo occidentale. Come sappiamo questa dottrina strategica è stata teorizzata dal generale Valery Gerasimov, ma fa parte di una lunga tradizione. È nata da una dimensione particolare della strategia dell’Impero bizantino, e trova la sua prima bozza nella raccolta di conferenze del 1920 del generale Alexandr Svechin. Essa ha influenzato la dottrina Primakov, che ha guidato la politica estera russa per più di due decenni. Nato a Kiev, ministro degli Esteri e poi primo ministro dal 1996 al 1999 sotto il presidente Eltsin, Evgenji Primakov postula che un mondo unipolare dominato dagli Stati Uniti è inaccettabile e che la Russia deve fare da contrappeso all’egemonia degli Stati Uniti favorendo l’emergere, in un nuovo patto, di nuove potenze come la Cina o l’India.

ABRAMOVICH E I SOLDI DEL CHELSEA

Ma Roman Abramovich, l’oligarca russo residente nel Regno Unito, sanzionato dal Governo inglese a causa dell’invasione russa dell’Ucraina e nel maggio del 2022 costretto a vendere il famoso club calcistico Chelsea di cui era proprietario da vent’anni, che vuol fare? Il club è stato rilevato da un gruppo americano e ad Abramovich sono andati 2,3 miliardi di dollari, che il magnate aveva promesso di destinare agli ucraini vittime della guerra. Adesso, però, al momento di finalizzare l’accordo con il Governo inglese e di far partire i soldi, Abramovich ha cambiato idea: vuole che metà della somma vada, sì, agli ucraini ma l’altra metà finisca invece alle famiglie dei russi vittime della guerra. Cosa che, ovviamente, fa infuriare il Governo di Sua Maestà e l’intera Commissione Europea. Tanto più che, senza la firma dell’oligarca, i quattrini non possono partire.

LA CARTA SEGRETA DELLA POLONIA

Le autorità polacche nel 2007 hanno adottato per legge la “Carta del polacco”. Il documento si rivolge alle persone di origine polacca che sono cittadini di altri Paesi (si calcola almeno 2 milioni di persone), a causa dello spostamento verso Ovest dei confini che fu sancito dalla Conferenza di Yalta (febbraio 1945) e conferma il loro diritto a sentirsi parte della nazione polacca. La Carta garantisce certi “privilegi” che si applicano sul territorio della Polonia, tra cui il diritto a una procedura semplificata per l’ottenimento del visto, assistenza nella ricerca di un lavoro, istruzione gratuita anche a livello universitario (superando però le prove di ammissione), assistenza sanitaria e altro. Nello stesso tempo, il documento non dà diritto alla cittadinanza polacca, sebbene semplifichi la procedura per ottenerla.

XI E LA PARTITA DI MOSCA

di Pietro Pinter          Decifrare il comportamento di Pechino durante la guerra in Ucraina è complicato ma fondamentale, alla luce della visita di Xi Jinping a Mosca, a cui seguirà un colloquio con il presidente ucraino ZelenskyTra improbabili “rivelazioni” dei media che vedrebbero la Cina abbandonare la Russia un giorno sì e un giorno no, e valutazioni esagerate del sostegno che Pechino sarebbe disposta ad apportare allo sforzo bellico russo, è importante capire quali sono i reali obiettivi cinesi nella guerra in corso, quali gli strumenti usati finora e quali quelli che potrebbero essere usati in futuro. Qualche settimana fa Wang Yi, il plenipotenziario del politburo cinese per gli Affari Esteri, ha compiuto un viaggio in Europa con tappe in tutti i Paesi UE tradizionalmente (anche se alcuni non attualmente) vicini a posizioni di mediazione tra Russia e Ucraina (Ungheria, Italia, Francia, Germania) e conclusosi con la partecipazione alla Conferenza di Sicurezza di Monaco (dove i contatti con ucraini e membri del “campo oltranzista” della NATO sono stati sicuramente numerosi) e con una visita in pompa magna a Mosca. Dopo di che Xi Jinping ha rilasciato la sua tanto attesa “posizione” sulla guerra in Ucraina.

SICUREZZA, LUKASHENKO ALL’ERTA

di Giuseppe Gagliano       Il capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny è in stretto contatto con un gruppo di oppositori del regime del presidente bielorusso Alexandr Lukashenko. Lo scopo è quello di dare attuazione concreta a una unità speciale denominata “seconda legione internazionale”, in riferimento alla legione internazionale per la difesa territoriale dell’Ucraina. Composta da 500 soldati bielorussi, la seconda legione è comandata dall’ucraino Ruslan Miroshnitshenko. Un altro uomo chiave è l’ex paracadutista delle forze di sicurezza Valery Sakhashik, il ministro della Difesa ombra nel governo alternativo in esilio formato nel 2022 dalla politica bielorussa Svetlana Tikhanovskaya. Già nel 2022 Zaluzhny aveva cercato di creare un suo battaglione di volontari, il Reggimento Pagonia, ma l’iniziativa fallì anche a causa della mancanza di mezzi. Tuttavia allo stato attuale esistono altre legioni attive ed efficienti, come per esempio il reggimento Kalinovsky o il reggimento della Legione Bianca. In ultima analisi l’obiettivo dell’Ucraina e della seconda legione è quello di rovesciare l’attuale leader politico bielorusso e cioè Lukashenko.

BURNS A MOSCA E KIEV, MISSIONE FALLITA

Interessante ricostruzione del quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung, che fa riferimento a fonti interne ai circoli politici tedeschi. A metà gennaio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden avrebbe incaricato il capo della CIA, William Burns, di visitare Kiev e Mosca e valutare la loro disponibilità ai negoziati. Una missione portata a termine, anche se poi i media occidentali hanno parlato solo dell’incontro con il presidente ucraino Zelensky. Secondo le indiscrezioni, Burns avrebbe proposto a Kiev e Mosca un piano basato sull’idea “territori in cambio di pace”. Secondo questo piano, la Russia terrebbe circa il 20% del territorio dell’Ucraina ma porrebbe fine alla guerra. Entrambi i Paesi hanno rifiutato. L’Ucraina non vuole territori, mentre la Russia crede che alla lunga riuscirà a vincere la guerra e magari ad occupare ancora più territori.

SIRIA, UN ROMPICAPO PER IL CREMLINO

di Giuseppe Gagliano       L’offerta della Siria di ripristinare le relazioni diplomatiche con i Paesi vicini ha subito un duro colpo a fine gennaio, quando la sua riammissione alla Lega Araba è stata nuovamente rinviata dal segretario generale dell’organizzazione Ahmed Aboul Gheit. Sia il Qatar sia l’Arabia Saudita sono contrari al fatto che la Siria sia autorizzata a tornare, nonostante Alexander Lavrentiev, inviato speciale del presidente russo Vladimir Putin per la Siria, abbia visitato Riyadh il 20 gennaio per difendere la causa del presidente siriano Bashar Al Assad.

UE E RUSSIA, UN’UNICA CRISI IN EUROPA

di Marco Bordoni         Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 1990 i Paesi che oggi compongono la UE producevano quasi un quarto della ricchezza mondiale, a parità di potere d’acquisto (per l’esattezza, il 23,5%). Questa quota è scesa oggi a meno di un sesto: il 14,9%. Nello stesso periodo la quota della Russia scendeva, in maniera quasi parallela, dal 4,8% al  2,8%. I Russi possono ben raccontarsi che i BRICS stanno rimontando secoli di egemonia economica occidentale. Gli Europei possono ribattere che il processo è lento e che, in ogni caso, i Paesi del G7 tengono la presa sulla finanza globale. Ma gli uni e gli altri vantano successi non propri. Sempre nel 1990 il saldo demografico naturale (differenza fra nati e deceduti) nei paesi UE era + 2 ‰, sceso fino al – 2,8 ‰ del 2021 (pari a un saldo negativo di 1.231.000). Nello stesso periodo la Russia è passata da +2‰ a -7,1‰ (diminuzione di 1.398.253). Nonostante in questo caso i due tracciati non siano esattamente paralleli (infatti mentre la statistica UE è costante al ribasso, le dinamiche demografiche russe hanno un tradizionale andamento sinusoidale, che vede anni di crollo seguiti a poca distanza da altri di relativa espansione), la tendenza generale appare comune. Da una parte e dall’altra si cerca di tamponare l’emorragia drenando forza lavoro dall’Ucraina e dai Paesi in via di sviluppo.