Riassumendo: il presidente ucraino Zelens’kyj, dopo aver partecipato all’Assemblea generale dell’Onu, si reca in visita ufficiale in Canada. Qui viene accompagnato in Parlamento dal premier Trudeau. Nell’aula gremita e partecipe, il presidente del Parlamento canadese, tal Anthony Rota, fa loro una bella sorpresa: presenta Yaroslav Gunka, 98 anni, ucraino naturalizzato canadese, come un eroe che durante la seconda guerra mondiale ha combattuto i russi. Uragano di applausi dai parlamentari, entusiastici saluti da parte di Zelens’kyj e Trudeau. Peccato che poi salti fuori che il buon Gunka era un ufficiale della Divisione Galizia delle SS, responsabile di molte stragi di ebrei ucraini e polacchi. Mezzo mondo protesta, organizzazioni ebraiche in prima fila. Rota si dimette. In sostanza, una colossale figura di m… Però attenzione: siamo tutti, ormai, un po’ canadesi.
L’entusiasmo di Zelens’kyj in mezzo ai parlamentari canadesi non può stupire. L’Ucraina non è, come dicono i russi, un Paese di nazisti ma è un Paese in cui la destra più radicale indubbiamente esercita un’influenza sproporzionata (almeno rispetto ai numeri) sul pubblico dibattito. L’attuale presidente, poi, arriva buon ultimo nel processo di riabilitazione di neo-fascisti e neo-nazisti che, se proprio vogliamo identificare una data simbolica, fu iniziato dal democratico e filo-occidentale Viktor Jushchenko nel 2010. La sua campagna per le presidenziali del 2004 era stata sostenuta da tutti i gruppi e gruppuscoli dell’estrema destra e poco prima di lasciare la presidenza lui ripagò il debito (ne ho scritto su Limes, numero 5 del 2023, intitolato Lezioni ucraine) riabitando ufficialmente non solo la memoria di Stepan Bandera ma anche quella di Roman Shukevych, il comandante militare dell’UPA che lo stesso Bandera aveva fondato nel 1941 e che poi partecipò, al seguito dei nazisti, a pogrom di polacchi ed ebrei ucraini. Entrambi furono insigniti del titolo postumo di Eroe dell’Ucraina, la massima onorificenza del Paese. Scrivevo su Limes: “Bandera e i suoi saranno anche stati, agli occhi di molti ucraini, i fautori dell’indipendenza nazionale e della lotta contro l’occupante sovietico, ma il loro curriculum di collaboratori dei nazisti non pare esattamente quello degli “eroi”. A maggior ragione considerando che tra gli Eroi figurano scienziati come Boris Paton (il primo a essere onorato nel 1998), sportivi come il pugile Vitali Klitschko, la nuotatrice Yana Klochkova e il calciatore Andriy Shevchenko, compositori come Oleksandr Bilash o personaggi della società civile come Georgiy Gongadze, il giornalista investigativo rapito e ucciso nel 2000. Di politici e combattenti solo i già detti Bandera e Shukevych. Ad affiancarli è arrivato in seguito, e non pare un caso, un altro eroe proveniente dalla destra estrema, quella di Pravy Sektor: Dmytro Kotsubailo, detto “Da Vinci”, il più giovane comandante di battaglione nella storia delle forze armate ucraine, morto nel marzo del 2023 combattendo contro i russi a Bakhmut ma già prima scelto dal presidente Zelens’kyj per il pantheon ucraino”.
Il punto è che, come si diceva, che siamo ormai tutti un po’ canadesi. La pressione dei fatti (l’invasione russa), l’effetto delle cronache (il Davide ucraino contro il Golia russo) e le strategie della propaganda (da Putin malato terminale al gasdotto Nord Stream fatto saltare dai russi fino ai recenti, numerosi e inesistenti sfondamenti delle linee russe annunciati dai nostri giornali) ci hanno spinti nella condizione di farci piacere tutto ciò che, in un modo o nell’altro, va contro i russi e contro le strategie del Cremlino. Ma è proprio così? Tutto ciò che va contro i “cattivi” è automaticamente “buono”?
Ovviamente no, e gli esempi sono infiniti, in ogni campo. Per restare all’Ucraina: si sa che l’ambizione di Kiev è di entrare nell’Unione Europea. E la Ue, per parte sua, da quasi due anni ribadisce in ogni modo che il futuro dell’Ucraina è all’interno delle istituzioni europee. Facciamo finta che tutti dicano la verità e che davvero in Europa ci sia tutta quest’ansia di inglobare un Paese che già prima dell’invasione russa e della guerra era il Paese (Nel 2021, secondo i dati della Banca mondiale, l’Ucraina era il Paese più povero d’Europa (Pil pro capite annuo di 4.836 dollari) e comunque uno dei più corrotti d’Europa. Facciamo anche finta di non vedere che negli otto anni tra il 2014 (Rivoluzione della Dignità dell’Euro Maidan, come dicono gli ucraini) e il 2022 (invasione russa) gli europei hanno cercato soprattutto di armare l’Ucraina e pochissimo hanno fatto per “adottarla” nella loro famiglia. Ok, fatto.
Allora pensiamo a questo: ieri il primo ministro Shmyhal ha dichiarato che il suo Paese ha fatto tutte le riforme necessarie ed è ora perfettamente in regola con tutto ciò che la UE richiede ai Paesi membri in termini di rispetto delle minoranze. Ma davvero? L’Ucraina in cui esponenti di alto livello dell’attuale potere (tipo Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio di Sicurezza, o Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelens’ky) dichiarano di continuo che il loro obiettivo è sradicare tutto ciò che di russo vi è nel Paese, dove tuttora vive una consistente minoranza russo e/o russofona? L’Ucraina che smantella i monumenti non solo all’Armata Rossa (e si può capire) ma anche a grandi della cultura come Pushkin? Che mette in discussione l’ucraino Bulgakov (nato a Kiev nel 1891, e perseguitato dal regime sovietico di Stalin) perché non era abbastanza anti-russo? L’Ucraina che, di fronte alle pulsioni autonomiste della minoranza russa del Donbass, nel 2014 ha dichiarato una guerra?
A dispetto dei parlamentari canadesi e dei canadesi di ogni Paese, non è vero che tutto ciò che va contro i cattivi è automaticamente buono. Così come il fatto di battersi contro i cattivi occupanti sovietici non rese buoni i vari Bandera e Shukevyh complici degli stranisti nazisti.
Fulvio Scaglione
Condivido l’intento di Lettera da Mosca. Una sola osservazione rispetto alla frase di Scaglione «L’Ucraina che smantella i monumenti non solo all’Armata Rossa (e si può capire)…», mi riferisco alle parole tra parentesi: no, non si può capire, perché l’Armata Rossa comprendeva tutte le nazionalità dell’URSS e c’era un numero grandissimo di ucraini. Se non ricordo male, lo era anche il fotografo che immortalò soldato che pose la bandiera rossa sul Reichstag era ucraino. No, penso che l’Armata Rossa abbia una storia che soltanto dei nostalgici del nazifascismo possono oltraggiare.
Io ho detto solo che si può capire, da parte degli ucraini, che la vedono anche come uno strumento di oppressione russa. Non ho scritto che sia giusto. Tutta la storia dell’URSS nella seconda guerra mondiale è così complessa, nel bene e nel male, che risolverla in tre parole sarebbe davvero da sciocchi.
Fulvio Scaglione