di Giuseppe Gagliano Come sappiamo, i durissimi contrasti tra l’UE e la Russia in merito al gruppo Wagner hanno indotto l’Unione Europea a sanzionare l’esercito privato russo il 13 dicembre, precisando che si tratta di un’entità militare privata senza personalità giuridica. Una definizione questa per certi versi paradossale. Le misure restrittive imposte dal Consiglio Europeo sono relative a otto persone e a tre entità che sono riconducibili a gruppo Wagner: Aleksandr Kuznetsov (comandante, ferito in Libia nel 2019), Dmitri Utkin (fondatore, ex ufficiale dell’intelligence militare russa), Stanyslas Dychko (mercenario in Siria), Valery Zakharov (considerato rappresentante di Wagner nella Repubblica Centrafricana, RCA), Denis Kharitonov (comandante in Donbass, Ucraina), Serge Shcherbakov (combattente in Donbass), Andrey Troshev (capo dello staff in Siria), Andrey Bogatov (comandante in Siria) e le organizzazioni Velada LLC, Mercury LLC ed Evro Polis LLC (società petrolifere e del gas che operano in Siria) .
Il documento del Consiglio Europeo inoltre precisa che: “Le persone elencate sono coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, comprese torture ed esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, e in attività destabilizzanti in alcuni dei Paesi in cui opera il gruppo, tra cui Libia, Siria, Ucraina (Donbass) e RCA”, ha affermato il Consiglio per gli affari esteri della UE, che ha anche citato “l’influenza maligna […] nella regione del Sahel”. Di conseguenza, le persone e le entità elencate sono ora ufficialmente soggette al congelamento dei beni nella UE e al divieto di entrare nel territorio della UE.
È difficile negare che questa risoluzione sia frutto anche del successo diplomatico del ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian. La perdita progressiva di influenza della Francia nella Repubblica Centrafricana come nel Sahel ha costretto il Presidente francese e il ministro degli Affari Esteri a procedere in questo modo. Ed è altrettanto difficile negare che queste sanzioni stanno a dimostrare che la Francia – ma anche l’Europa nel suo insieme – non stanno a guardare la Russia e la sua politica di potenza in Ucraina, Siria e Africa senza fare nulla, senza reagire.
Prevedibile e scontata, la reazione di Mosca arrivata il 14 dicembre per bocca del ministro agli Affari esteri russo, per il quale queste sanzioni sarebbero le ennesima dimostrazione della isteria che si è diffusa in Occidente contro la Russia. Inoltre il ministro Lavrov ha per l’ennesima volta sottolineato che le autorità russe non controllano le compagnie militari private. E che inevitabilmente Mosca risponderà a queste sanzioni.
Ma esiste una sorta di uomo ombra, se così possiamo esprimerci, che sta dietro le quinte. Il suo nome? Evgeny Prigozhin. Ex proprietario di un fast-food condannato per frode e incitamento alla prostituzione nel 1981, questo caro amico di Vladimir Putin ha fatto fortuna con gli hot dog dopo la caduta dell’URSS. Soprattutto, ha approfittato dei suoi contatti a San Pietroburgo, la roccaforte dell’attuale padrone del Cremlino, per farsi un nome in Russia. Oggi il Tesoro della UE e degli Stati Uniti lo considerano uno dei fondatori e dei principali finanziatori del gruppo Wagner. Nelle ultime settimane, le sue aziende hanno vinto 15 delle 16 gare d’appalto in Russia per la fornitura di pasti agli ospedali di Mosca. Questi contratti valgono 8,6 miliardi di rubli (116 milioni di dollari). Molti altri, che valgono molto di più, sono stati vinti nel settore della Difesa. È un dare e avere. Tutti fingono di non sapere di Wagner, ma il gruppo funge da proiezione a basso costo del potere diplomatico russo in Medio Oriente e in Africa. In cambio, Prigozhin, che è esposto a sanzioni, ottiene contratti con lo Stato, tramite società ben consolidate, soprattutto nel settore della ristorazione.
Un altro personaggio di spessore in questo contesto è Dmitri Utkin, l’ex ufficiale dell’intelligence militare nel mirino delle sanzioni dell’Unione Europea. I servizi investigativi europei e statunitensi ritengono che Concord, una delle società di cui è comproprietario e che tuttora controlla, serva da copertura per le attività di molte altre società che compongono la nebulosa del Gruppo Wagner, tra cui Evro Polis LLC, la compagnia petrolifera che opera in Siria, sanzionata dalla UE. Ma Concord era anche legata alle attività minerarie in Sudan e nella Repubblica centrafricana, dove il rappresentante di Wagner, Valery Zakharov – anch lui nella lista nera UE – era, fino a poco tempo fa, consigliere per la sicurezza del presidente Faustin-Archange Touadéra. Ma l’intelligence francese (la Dgse), allo scopo di controllare le modalità operative del gruppo Wagner in Mali, sta ormai da tempo tenendo d’occhio gli incontri del colonnello Sadio Camara, il ministro della Difesa russofilo, nonché l’attività del ministro delle Miniere del Mali. Solo così, infatti, si può rilevare se una società collegata alla galassia Prigozhin sia entrata nel settore estrattivo del Paese, in particolare nell’estrazione dell’oro.
che articolaccio! Innanzitutto il linguaggio. “l’attuale padrone del Cremlino..” come se Putin non fosse stato eletto e rieletto — anche troppe volte, a dire il vero.
Poi il tono trionfalista: l’ UE che non la fa passar liscia alla Russia… La punizione per crimini di cui questi signori sono accusati, senza nemmeno avere la possibilità di difendersi, in processi segreti in cui i soloni dell’UE sono accusa, difesa e boia. Finalmente le insinuazioni senza prove: il solito Prigozhin, che l’articolo addita come capo del gruppo Wagner, senza averne la minima prova, solo perché lo dicono altri giornalisti, giornalisti la cui obiettività in materia di Russia è sotto i tacchi. E poi perché non menzionare gli eserciti privati USA, i cui crimini di guerra sono stati registrati e sono disponibili a tutti. La Russia ha ancora molto da imparare in quanto a ferocia e violenza da noi occidentali.
Lettera da Mosca è un eccellente sito, informativo, obiettivo, e indispensabili per chi voglia sapere cosa succede veramente in Russia. Ma questo articolo, a mio parere, non è all’altezza.