Josep Borrell, alto rappresentante Ue per la politica estera e di difesa, ha ammesso che ormai l’Europa non sa più quali altre sanzioni imporre alla Russia. “Siamo agli ultimi gradini della scala”, ha detto con un’immagine efficace. Eppure, la stessa Europa che non ha esitato a ridurre drasticamente i rifornimenti dagli oleodotti e dai gasdotti russi, di fatto non ha imposto alcuna sanzione ai danni del gigantesco complesso nucleare russo. Un paradosso solo apparente: rinunciare al nucleare russo è molto, molto più difficile. E infatti, quando se ne discute nelle sedi Ue, ci sono Paesi come Francia, Bulgaria e Ungheria che immediatamente si oppongono, essendo per le loro centrali e per il loro sistema energetico conveniente mantenere il rapporto con Mosca.
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Nel frenetico scambio di lettere tra la Commissione Europea e il Governo della Lituania, l’ultima proposta pare sia questa: la Ue farebbe un’eccezione alle sanzioni e permetterebbe alla Russia di continuare a rifornire l’exclave di Kaliningrad attraverso i 90 chilometri di territorio lituano tra la Bielorussia e, appunto, Kaliningrad, a patto che la Russia non aumenti il volume delle merci attualmente trasportate verso l’exclave. L’idea è che evitare, in questo modo, che il porto di Kaliningrad diventi lo strumento del Cremlino per importare ed esportare e alleviare il peso della guerra economica decretata da Usa e Ue. Il timore è invece che la Russia a un certo punto si stufi e, d’accordo con la Bielorussia, occupi il cosiddetto “corridoio di Suwalki”, interrompendo il confine di terra dei Paesi Baltici con il resto d’Europa e mettendo la Nato, nell’ipotesi più estrema, nella condizione di scegliere (per dirla brutalmente) se affrontare una guerra mondiale per difendere la Lituania (6 milioni di abitanti).
di Pietro Pinter Tra tutte le “storie secondarie” della guerra tra Russia e Ucraina, una delle più interessanti è quella che riguarda lo stabilimento Azovstal di Mariupol’, ormai diventato quasi un luogo leggendario. Lo stabilimento siderurgico, costruito nel 1930 a Mariupol’, per l’appunto sulla costa del mare di Azov, è diventato centrale per la sorte dell’operazione militare russa, ma anche per le speculazioni che si fanno riguardo la sua planimetria e quello che al suo interno si cela.
MILITARE: I russi avanzano, se pur lentamente, da quattro direzioni verso la roccaforte ucraina di Slovyansk – Kramatorsk: da Nord-Ovest (Iziym), da Nord (Borova), da…
di Dmitrij Dakuciaev e Nikolay Makeev La Ue ha un piano per sostituire il gas russo, ma in caso di cessazione delle forniture saranno necessarie misure di emergenza, ha affermato il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton. IL Commissario ha anche elencato le alternative alle forniture di Mosca e ha fornito calcoli dei volumi di gas che possono essere sostituiti. Tuttavia, secondo i nostri esperti, questi conti non tornano: nella realtà di oggi, il gas russo è praticamente indispensabile ai Paesi del Vecchio Continente.
di Roberto Favazzo Dopo diversi mesi di scetticismo da parte dell’Ucraina, la visita del presidente francese Emmanuel Macron al suo omologo Volodymyr Zelensky ha segnato il ritorno della Francia in prima linea. Da parte ucraina, le questioni sono gestite da Andriy Yermak con il supporto del nuovo arrivato nell’ufficio del presidente, Rostyslav Shurma. Il veloce viaggio di Emmanuel Macron a Kiev sembra segnare un cambio di direzione da parte del Presidente francese, che, fino ad ora, aveva rimandato la visita a Kiev. Tuttavia, la crisi russo-americana sull’Ucraina gli ha fatto cambiare idea a poco a poco. Il 26 gennaio una delegazione ucraina ha visitato Parigi; il viaggio ha fatto seguito alla partecipazione di Andriy Yermak, capo dell’amministrazione presidenziale ucraina, la Bankova, a una sessione del Formato Normandia con Russia e Germania. Guidata dal ministro dell’Economia Yulia Svyridenko, la delegazione ha cercato di rinnovare i legami commerciali tra Francia e Ucraina, danneggiati dalle dimissioni del ministro dell’Interno Arsen Avakov, che era stato il punto di contatto preferito del complesso militare-industriale francese.
di Giuseppe Gagliano Come sappiamo, i durissimi contrasti tra l’UE e la Russia in merito al gruppo Wagner hanno indotto l’Unione Europea a…
di Marco Bordoni Conviene, alla Russia, invadere l’ Ucraina? Se lo sono chiesti recentemente Ivan Timofeev, direttore del think tank Club Valdaj, e Gav Don, un analista dell’ Università di Edimburgo con trascorsi nell’ esercito di Sua Maestà. Entrambi hanno concluso che no: a conti fatti, per Putin i rischi di un’avventura militare superano di gran lunga i benefici. “Un’invasione dell’Ucraina”, scrive Gav Don “costituirebbe una gigantesca scommessa da parte di Mosca, una scommessa con investimento sconosciuto, premio sconosciuto e rischi sconosciuti. Dal momento che Putin non gioca d’azzardo, mi sembra molto probabile che un’invasione non sia in realtà il piano russo, e che non lo sia mai stato”. “I costi di una possibile guerra contro Kiev”, sostiene Ivan Timofeev, “superano di gran lunga i benefici. La guerra è carica di rischi significativi per l’economia, la stabilità politica e la politica estera russa. Non risolve i principali problemi di sicurezza, mentre ne crea molti di nuovi”.
di Dmitri Trenin I sedici anni di Angela Merkel come cancelliera tedesca hanno plasmato il posto e il ruolo di Berlino in Europa e nel mondo del XXI secolo. La sua eredità vivrà a lungo dopo che si avrà abbndonato la leadership. Pur essendo saldamente radicata nell’Unione Europea, la Germania è diventata il suo vero, anche se non assoluto, leader. Il pacifico paladino di una versione europea soft del liberalismo. L’aperto sostegno a certi valori, tuttavia, non si traduce in interventismo. Né impedisce alla Germania di perseguire i propri interessi commerciali o di condurre una politica estera pragmatica, entro i limiti del quadro UE/NATO. La leadership della Merkel è stata quasi sempre stabile e affidabile e le sue politiche in gran parte prevedibili. È vero, né la Germania all’interno dell’UE né l’UE all’interno del sistema guidato dagli Stati Uniti hanno raggiunto l’autonomia strategica, ma questo non era certo l’obiettivo della Merkel. Vista da Mosca, l’eredità della Merkel può essere riassunta come segue: riconferma dell’orientamento atlantista della Germania; raggiungimento di una posizione di primus inter pares all’interno dell’Unione Europea; presa di distanza dalla Russia pur mantenendosi in contatto con essa.
di Fulvio Scaglione Sono interessanti le dichiarazioni rilasciate da Niels Annen, ex ragazzo prodigio del Partito socialdemocratico, ex segretario del movimento giovanile del Partito e ora vice ministro degli Esteri della Germania. Annen si è detto più ottimista sulle prospettive di completamento del gasdotto Nord Stream 2 dopo il cambio di amministrazione negli Stati Uniti, da Donald Trump a Joe Biden. Ma ha anche esortato a rimanere “realistici” sul tema del gas.