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SUDAN, ARRIVA LA MARINA RUSSA

di Giuseppe Gagliano    Il primo ministro della Federazione Russa, Mikhail Mishustin, ha firmato venerdì 25 giugno il decreto che consente la realizzazione dell’importantissima infrastruttura navale russa in Sudan. Questo accordo naturalmente è stato possibile anche grazie all’intensificazione della sinergia in ambito militare tra Mosca e Khartum. Sotto il profilo strategico, consentirà alla Russia di realizzare un centro logistico nelle prossimità di Port Sudan di fronte al Mar Rosso, cioè le darà la possibilità di dispiegare unità militari. Così la marina militare russa potrà avere la prima base navale in Africa. Sotto il profilo finanziario le esportazioni russe in Sudan non potranno che rafforzarsi. Infatti la Russia avrà la possibilità di servirsi delle infrastrutture aeroportuali del Sudan per agevolare le proprie esportazioni e importazioni prive di dazi doganali. Complessivamente questo accordo rafforza la presenza russa in Africa che, unita a quella cinese, contribuirà a contrastare fortemente sia quella francese sia quella americana.


È evidente che la politica assertiva russa a livello globale viene profondamente osteggiata dagli Stati Uniti che applicano una strategia spesso indiretta per contrastare la Russia, per esempio attraverso l’Ucraina  o il Regno Unito. Per quanto riguarda l’Ucraina, questa ha imposto contro la Russia, il 24 giugno, una nuova serie di sanzioni che avranno durata triennale e saranno applicate alle banche presenti nei territori delle cosiddette repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nell’Ucraina Orientale. In particolare, le sanzioni hanno colpito 55 banche russe. Sanzioni che vanno ad aggiungersi a quelle decise da Kiev contro periodici russi quali Lenta, Gazeta e le agenzie di stampa come la TASS .

Per quanto riguarda il Regno Unito, non possiamo non fare riferimento al recentissimo incidente nelle acque di Capo Fiolent, in Crimea, con la nave da guerra inglese “Defender” che sarebbe entrata nel territorio della Federazione Russa per ben 3 chilometri. Di fronte a questa provocazione, la flotta russa del Mar Nero ha aperto il fuoco lungo la rotta della nave inglese, come misura preventiva. Di estremo interesse e significato politico il fatto che proprio il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, abbia stigmatizzato l’episodio affermando come la reazione russa dimostri la politica provocatoria e aggressiva della Federazione nel Mar Nero e nel Mare di Azov. Una reazione, questa, che è specchio fedele della posizione americana. Ebbene, le continue e costanti esercitazioni della Nato, che per Mosca sono naturalmente delle provocazioni, sono finalizzate a contenere sia la Russia sia la Cina. Per quanto riguarda il Regno Unito, non c’è dubbio che la sua rinnovata postura offensiva anche nell’indo Pacifico sia finalizzata a fare recuperare autorevolezza e credibilità alla politica estera inglese, che per lungo tempo è rimasta congelata e schiacciata da quella dell’alleato americano.

di Giuseppe Gagliano

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