di Steven Pifer – Ci è voluto del tempo per contare le schede, ma l’elettorato americano ha espresso il suo giudizio. Potranno anche esserci sfide legali e uno o due riconteggi, ma il prossimo 20 gennaio Joe Biden diventerà il 46 ° presidente degli Stati Uniti. Questo risultato dispiacerà ad alcuni a Mosca. Il Governo russo, in particolare i servizi di sicurezza, ha lavorato per sostenere l’elezione del presidente Trump nel 2016 e anche quest’anno. Non è difficile capire perché. Trump ha diviso gli americani, indebolito le alleanze degli Stati Uniti e offuscato la reputazione americana all’estero. Chi siede al Cremlino di che cosa dovrebbe lamentarsi?
La sconfitta di Trump, quindi, potrebbe sembrare una sconfitta per la Russia. Ma una presidenza Biden può anche rivelarsi positiva per il Cremlino. In primo luogo, la politica estera di Biden sarà prevedibile. Negli ultimi quattro anni, pochi mestieri a Mosca sono stati difficili come quello dell’analista delle politiche americane. Come spiegare le azioni di Washington sotto Trump al presidente Putin o al ministro degli Esteri Lavrov? Il Presidente degli Stati Uniti rifiutava di criticare Putin o il comportamento scorretto della Russia e parlava di buone relazioni. Nel frattempo, il Governo degli Stati Uniti sanzionava individui ed entità russe, forniva un’assistenza militare offensiva all’Ucraina e rafforzava la presenza militare statunitense nell’Europa centrale. Con Biden, l’atteggiamento del Presidente e la politica dell’amministrazione torneranno a coincidere. Al Cremlino potrebbero non piacere alcuni elementi di quella politica, ma se ne farà una ragione.
In secondo luogo, ci si può aspettare che Biden renda più professionali le relazioni, sia sulle questioni in cui gli interessi dei due Paesi coincidono sia su quelle in cui grandi differenze d’opinione li dividono. Lui sa che il dialogo è importante, anche quando le relazioni bilaterali sono al minimo. Trump si è dimostrato un interlocutore inaffidabile. Aveva una debole comprensione dell’agenda USA-Russia, ha investito poco tempo per prepararsi e non ha mostrato alcuna intenzione di implementarla. Gli incontri Trump-Putin hanno avuto, nella migliore delle ipotesi, risultati poco significativi e il segretario di Stato Pompeo non ha avuto modo di stabilire rapporti regolari con Lavrov per compensare. Con l’amministrazione Biden, i russi possono aspettarsi il ritorno a relazioni diplomatiche più serie.
In terzo luogo, Biden vorrà prendere le giuste precauzioni per gestire gli aspetti più controversi delle relazioni USA-Russia, a cominciare dal controllo degli armamenti. Negli ultimi sei mesi, l’amministrazione Trump ha forzato la mano sul rinnovo del Nuovo Trattato di riduzione delle armi strategiche del 2010. L’ex vicepresidente, invece, ha detto che lo rinnoverà senza condizioni. Ciò manterrebbe in vigore le condizioni del trattato e il flusso di informazioni per la verifica delle sue disposizioni, a vantaggio della sicurezza di entrambi i Paesi. Un’amministrazione Biden, inoltre, potrebbe andare anche oltre. Ad esempio, un dialogo regolare tra i comandi militari potrebbe rivelarsi utile in un momento in cui le forze statunitensi e russe operano spesso molto vicine. Nessuna delle due parti ha interesse in un incidente o in un errore di calcolo che inneschi un conflitto involontario.
In quarto luogo, Biden ha la mentalità giusta per affrontare problemi che potrebbero richiedere mesi, forse di più, per essere risolti. Trump voleva risultati immediati. Anche se si fosse preso la briga di prendere il tempo per documentarsi su una questione particolare, gli mancava la pazienza necessaria per risolvere le controversie difficili.
L’approccio di Biden potrebbe aiutare ad affrontare i problemi più complessi dell’agenda USA-Russia, come il conflitto di Mosca contro l’Ucraina, che i funzionari statunitensi hanno definito il più grande ostacolo a uno sviluppo positivo delle relazioni bilaterali. Il Cremlino gestisce la politica sul Donbas, nessuno lo risolverà senza parlare con Putin. Trump non ha ottenuto nulla, mentre Biden ha chiarito il suo forte sostegno all’Ucraina. Un suo impegno più diretto accanto a quello dei leader tedesco e francese potrebbe scuotere un processo che è andato in stallo.
Può aver dato fastidio a Mosca che Biden abbia definito la Russia “la principale minaccia per gli Stati Uniti”. Ma ciò è oggettivamente vero: la Russia è l’unico Paese al mondo con la capacità di distruggere fisicamente l’America, e ha agito con forza negli ultimi anni per minare l’autorità e gli obiettivi degli Stati Uniti. La presidenza Biden non significherà un nuovo reset. La relazione USA-Russia soffre di molti problemi. Mosca dovrebbe capire che Biden e la sua amministrazione respingeranno le attività ostili della Russia. Il Cremlino dovrà frenare i suoi servizi di sicurezza, che intraprendono azioni inaccettabili come seminare la discordia nella politica interna americana.
Tuttavia, se Putin e il Cremlino eserciteranno una certa moderazione, possono aspettarsi dal prossimo presidente americano una disponibilità a un dialogo serio, anche sulle divergenze. Quel tipo di dialogo che è mancato negli ultimi anni. Ciò non porterà a un’intesa in tempi stretti ma aiuterà i due Paesi a gestire meglio la loro concorrenza, e forse, nel tempo, a eliminare i problemi che attualmente li dividono.
di Steven Pifer
Pubblicato in Brookings Institution
Steven Pifer è stato ambasciatore Usa in Ucraina (1988-2000) ed è attualmente direttore della Brookings Arms Control Iniziative.
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