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Posts tagged as “putin”

RUSSIA, USA, UCRAINA: IL GIOCO DELLE PARTI

C’è uno strano gioco delle parti, nella crisi ucraina che è in corso dal 2014 ma è stata scoperta, sembra, tutta d’un colpo nelle ultime settimane. La Russia chiede agli Usa e alla Nato cose palesemente impossibili da ottenere, per esempio che a Ucraina e Georgia sia comunque negato l’ingresso nella Nato. Ma quale alleanza (non solo quella Atlantica) sbarrerebbe le porte a nuovi potenziali aderenti? E quale potenza, non solo gli Usa che peraltro della Nato sono i signori, discriminerebbe tra alleati, dicendo tu e tu sì, tu e tu no? Il sospetto è che al Cremlino abbiano in mente altro e, come ha scritto Fyodor Lukyanov in un articolo che abbiamo rilanciato, il gioco di Mosca consista proprio nel farsi dire un bel no, per procedere con altre misure o per chiedere altro.

WAGNER, VODKA E MISS, ANCHE QUESTO E’ SOFT POWER

di Roberto Favazzo      Aleksander Bikantov, 61 anni, è destinato a diventare il nuovo ambasciatore russo a Bangui.  Si prevede che a gennaio arriverà  nella capitale della Repubblica centrafricana.  Se questo diplomatico è noto ai giornalisti è perché dal 2014 è stato vicedirettore del servizio di comunicazione del ministero degli Esteri russo. È quindi più un profilo di comunicatore che di specialista in Africa quello scelto dal capo della diplomazia russa, Sergey Lavrov, in un momento in cui l’attivismo russo nel Paese e la presenza del Gruppo Wagner sono oggetto di forti critiche internazionali.  Alexander Bikantov succederà a Vladimir Titorenko, il cui modus operandi è stato giudicato “poco diplomatico” e che è tornato a Mosca quest’estate. Titorenko ha commesso diversi errori di natura comunicativa e politica  arrivando addirittura a prendere posizione  a favore dell’opposizione centrafricana.

MEMORIAL NON DOVEVA MORIRE

Chi ama la Russia, anche questa Russia. Chi la vorrebbe al posto che merita, ovvero parte dell’Europa e attore importante nel mondo. Chi ha realmente a cuore le sue sorti. Chiunque non sia preda dei furori ideologici e conservi un minimo di buon senso riconoscerà una cosa: la chiusura di Memorial, decretata ieri dalla Corte Suprema russa, è un’ingiustizia clamorosa. Peggio, è un errore colossale. Tanto più perché avviene in un clima già segnato dalla continua serie di arresti di collaboratori di Aleksey Navalny (a sua volta in carcere a Vladimir), dalla chiusura di altre Ong (Ovd-Info, pochi giorni fa), dal continuo inserimento nella lista degli “agenti stranieri” di organizzazioni e agenzie di stampa varie. Ieri Aleksandr Bastrykin, capo del Comitato investigativo federale, ha detto che l’Occidente conduce una “guerra ibrida” ai danni della Russia, producendo film e videogiochi che vogliono indurre la gioventù russa a disprezzare la patria. Sappiamo bene quale formidabile macchina da propaganda sia Hollywood, ma è normale che il primo investigatore di Russia si abbandoni a una tale inutile e malinconica lamentazione?

MA IVAN IVANOVIC VUOLE LA GUERRA?

di Andrei Kolesnikov       Una delle domande più frequenti nelle ultime settimane, nonostante un leggero allentamento delle tensioni sulla scia della videochiamata tra Joe Biden e Vladimir Putin, è stata: la Russia attaccherà l’Ucraina? Ma come risponderebbero i cittadini russi a una guerra con la vicina Ucraina? La nostra ricerca del 2015 (I russi vogliono la guerra?) – aveva mostrato che c’è poco entusiasmo per una guerra “reale” su larga scala tra i membri della moderna società urbana russa (le operazioni militari del Paese in Siria e nell’Ucraina orientale negli ultimi anni non sono state viste come vere guerre). L’azione militare nel Donbas nel 2014, avvenuta sullo sfondo della presa trionfale della Crimea, è stata vista molto positivamente dal pubblico russo. Non appena però è apparso chiaro che il Donbas era un’operazione diversa dalla Crimea (molto più sanguinosa e distruttiva), l’opinione pubblica si è messa sulla difensiva: “La Russia non c’entra niente, la colpa è degli Stati Uniti e dell’Ucraina per tutte le perdite di vite umane, e in ogni caso non è in corso una vera guerra”.

INVASIONE RUSSA, SLEEPY JOE HA UN’IDEA

In un mondo ideale, dopo quanto ha scritto qui Marco Bordoni, sulla presunta invasione russa dell’Ucraina non bisognerebbe spendere nemmeno un’altra parola. E invece tocca farlo, perché nel rumore generale resti almeno la piccola traccia di un possibile ragionamento. La domanda fondamentale è: perché la Russia dovrebbe invadere l’Ucraina, un Paese di 45 milioni di persone, vasto due volte l’Italia, sempre più animato da giusto orgoglio nazionale e mediocre fanatismo nazionalista, ormai pure bene armato visto che tutti fanno a gara a coprirlo di aiuti (ultimo il Regno Unito, che ha appena destinato un altro miliardo di sterline agli aiuti a Kiev)?

KIEV: PUTIN NON INVADERA’, BIDEN TRATTERA’

di Marco Bordoni       Conviene, alla Russia, invadere l’ Ucraina? Se lo sono chiesti recentemente  Ivan Timofeev, direttore del think tank Club Valdaj, e Gav Don, un analista dell’ Università di Edimburgo con trascorsi nell’ esercito di Sua Maestà. Entrambi hanno concluso che no: a conti fatti, per Putin i rischi di un’avventura militare superano di gran lunga i benefici. “Un’invasione dell’Ucraina”, scrive Gav Don “costituirebbe una gigantesca scommessa da parte di Mosca, una scommessa con investimento sconosciuto, premio sconosciuto e rischi sconosciuti. Dal momento che Putin non gioca d’azzardo, mi sembra molto probabile che un’invasione non sia in realtà il piano russo, e che non lo sia mai stato”. “I costi di una possibile guerra contro Kiev”, sostiene Ivan Timofeev, “superano di gran lunga i benefici. La guerra è carica di rischi significativi per l’economia, la stabilità politica e la politica estera russa. Non risolve i principali problemi di sicurezza, mentre ne crea molti di nuovi”.

NATO E UE, LA RUSSIA GUARDA TROPPO A OVEST?

di Fyodor Lukyanov       Le relazioni della Russia con l’Occidente sono giunte al punto di massima tensione. L’espansione della NATO, che Putin ha di nuovo menzionato in un recente discorso, è un problema ben noto alla Russia. Ciò che non viene spesso menzionato, invece, è che questo è un problema anche per la stessa Nato. Negli anni Novanta, quando sono state prese certe decisioni, non si è pensato che tale espansione avrebbe richiesto una reale estensione delle garanzie di sicurezza per un gran numero di nuovi Paesi. Si presumeva che la Russia si sarebbe integrata in qualche modo nell’ordine globale o, semplicemente, non avrebbe rappresentato una minaccia per molto tempo. Ciò non si è concretizzato, in parte a causa della conservazione della NATO e in parte perché la ripresa della Russia è avvenuta più velocemente del previsto. Di conseguenza, gli istituti decorativi che fingevano una cooperazione tra la Russia e l’Alleanza si sono sbriciolati. Ora siamo tornati a uno stallo militarizzato e la NATO deve prendersi la responsabilità della sue promesse.

ADDIO MERKEL, AVVERSARIA RISPETTATA

di Dmitri Trenin        I sedici anni di Angela Merkel come cancelliera tedesca hanno plasmato il posto e il ruolo di Berlino in Europa e nel mondo del XXI secolo. La sua eredità vivrà a lungo dopo che si avrà abbndonato la leadership. Pur essendo saldamente radicata nell’Unione Europea, la Germania è diventata il suo vero, anche se non assoluto, leader. Il pacifico paladino di una versione europea soft del liberalismo. L’aperto sostegno a certi valori, tuttavia, non si traduce in interventismo. Né impedisce alla Germania di perseguire i propri interessi commerciali o di condurre una politica estera pragmatica, entro i limiti del quadro UE/NATO. La leadership della Merkel è stata quasi sempre stabile e affidabile e le sue politiche in gran parte prevedibili. È vero, né la Germania all’interno dell’UE né l’UE all’interno del sistema guidato dagli Stati Uniti hanno raggiunto l’autonomia strategica, ma questo non era certo l’obiettivo della Merkel. Vista da Mosca, l’eredità della Merkel può essere riassunta come segue: riconferma dell’orientamento atlantista della Germania; raggiungimento di una posizione di primus inter pares all’interno dell’Unione Europea; presa di distanza dalla Russia pur mantenendosi in contatto con essa.