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PRELIN, IL PROF DI PUTIN: “L’UCRAINA HA GiA’ PERSO MA LA PROSSIMA GUERRA SAREBBE L’ULTIMA”

Il colonnello Igor Nicolaevich Prelin ha servito per tutta la carriera (1962-1991) nel KGB, dove ha ricoperto successivamente ruoli nel servizio di controspionaggio, nel servizio di intelligence (Guinea, Senegal, Angola), presso la Scuola superiore di intelligence (dove ha avuto tra gli allievi anche Vladimir Putin – e come ufficiale stampa dell’ultimo presidente del KGB, il generale Vladimir Kryuchkov. Dal 1995 al 1998, Prelin è stato esperto presso il Comitato di Sicurezza e Difesa del Consiglio della Federazione Russa (Mosca). Da allora, dedica il suo tempo alla scrittura di saggi, romanzi e sceneggiature, mentre in parallelo prosegue una “carriera” di schermidore. Igor Prelin è membro del collegio dei consiglieri internazionali del Centro Francese di Ricerca sull’intelligence (CF2R), per cui ha già pubblicato numerosi rapporti e analisi, tra cui questa che segue.

UK E USA, PRIMA DELLA PACE CONTENERE LA RUSSIA

di Giuseppe Gagliano – Non è certo un caso che la stampa italiana e i media abbiano trascurato -almeno nella maggior parte dei casi – la notizia apparsa sulla rivista americana Foreign Affairs.
Che cosa rivela, in breve? Nel marzo del 2022 si era aperta una finestra di opportunità tra Russia e Ucraina per porre fine al conflitto armato grazie alla mediazione della Turchia. Sembrava che le parti fossero vicine a raggiungere un accordo che avrebbe potuto fermare le ostilità iniziate un mese prima. Tuttavia, nonostante i progressi iniziali, le speranza di una trattativa si sono rapidamente dissolte. Uno dei punti salienti di questa trattativa riguarda il fatto che l’Ucraina avrebbe rinunciato a qualsiasi aspirazioni di aderire ad alleanze militari e di ospitare infrastrutture militari sul proprio territorio in cambio di una garanzia di sicurezza esterna data dai cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza, Uk e Usa compresi, insieme ad altri Paesi come Canada, Germania e Israele. Questa bozza di accordo prevedeva anche che l’Ucraina mantenesse uno stato di neutralità senza avere sul suo territorio armi nucleari.

I MILITARI NELLA SOCIETA’, DA LENIN A PUTIN

di Giuseppe Gagliano – La profonda militarizzazione della società russa, radicata nella storia sovietica e perpetuata nella Federazione Russa, ha plasmato non solo la struttura interna del Paese ma anche il suo approccio verso le politiche estere e i conflitti internazionali. L’evoluzione del ruolo dei militari e dei siloviki (gli uomini degli apparati militari e di sicurezza), da attori chiave nella governance interna a protagonisti sullo scenario politico, ha influenzato direttamente la postura della Russia nei confronti dell’Ucraina. La crisi attuale tra Russia e Ucraina può essere vista come la manifestazione esterna di questa lunga tradizione di militarizzazione e di attivismo politico delle forze armate. La decisione di intraprendere azioni militari contro l’Ucraina riflette non solo considerazioni geopolitiche ma anche l’influenza duratura delle strutture militari e di sicurezza nella definizione delle priorità nazionali della Russia, evidenziando come le dinamiche interne possano avere ripercussioni significative sulla stabilità regionale e globale.

SATELLITI, IL PUNTO DEBOLE DELLA RUSSIA

di Giuseppe Gagliano – La Russia tiene celate le proprie capacità di monitoraggio terrestre. Tuttavia, il recente dispiegamento di tre satelliti di sorveglianza militare rivela che Mosca sta cercando di migliorare le proprie lacune in questo ambito e diminuire la dipendenza dalle immagini satellitari fornite dalla Cina. Vladimir Putin e Juri Borisov, capo dell’agenzia spaziale Roskosmos, hanno partecipato a un evento presso la società Rocket and Space Corp Energia a Korolyov il 26 ottobre 2023, segnando un momento significativo nella strategia spaziale russa. Con il lancio di sei satelliti di sorveglianza militare nell’ultimo anno, i media statali russi hanno annunciato il raddoppio della capacità di osservazione spaziale del Paese, anche se in realtà le capacità effettive rimangono limitate.

SHOIGU E L’ARMATA SEMPRE PIU’ (G)ROSSA

di Giuseppe Gagliano – In una conferenza governativa tenutasi martedì 9 gennaio, il ministro della Difesa della Russia, Sergei Shoigu, ha presentato alcuni aggiornamenti cruciali, come riportato dalla TASS, l’agenzia stampa statale russa. Shoigu ha evidenziato che, nel corso dell’anno passato, le forze armate ucraine hanno subito perdite significative. “Con un’azione sistematica e metodica, abbiamo diminuito la capacità militare dell’Ucraina. Le vittime tra i loro ranghi hanno raggiunto le 215.000 unità, con la distruzione di 28.000 pezzi di armamento,” ha dichiarato Shoigu. Ha inoltre aggiunto: “Rimane ferma la nostra presa strategica lungo la linea del fronte.” Il ministro ha poi sottolineato l’intenzione della Russia di potenziare la produzione di droni: “Stiamo programmando di aumentare l’offerta dei nostri modelli di droni più richiesti. Questo includerà lo sviluppo di una gamma completa, dai droni leggeri fino a quelli di maggiori dimensioni”.

PONOMAREV, IL MILIARDARIO ANTI-PUTIN

di Giuseppe GaglianoAleksey Sobchenko, storico e commentatore politico nonché ex interprete diplomatico, rappresenta da ottobre il Congresso dei deputati del popolo a Washington. Questo gruppo, con base a Varsavia e guidato dall’ex deputato russo, uomo d’affari e attivista Ilya Ponomarev, si sta impegnando per convincere i legislatori statunitensi e la Casa Bianca a considerare l’idea, finora rimasta tabù, di un cambio di regime a Mosca. Questa posizione è allineata con i principi promossi dall’apparato comunicativo di Kiev, quali la de-imperializzazione, la smilitarizzazione e il decentramento della Russia, e la ferma posizione di non negoziare con il regime di Vladimir Putin.

LA GUERRA, DI COLPO, NON CI PIACE PIU’

L’infilata è stata notevole. Prima Time Magazine, con un reportage spietato da Kiev, protagonista un presidente Zelens’kyj che, nelle confidenze dei suoi stessi collaboratori, sembra aver perso il senso della realtà. Poi The Guardian, impegnato a raccontare la disillusione e il pessimismo degli ucraini mentre la guerra si prolunga.  Quindi il Wall Street Journal, che invita a rimettere i piedi per terra quanto a sconfitta della Russia. Per chiudere Gazeta Wiborcza, il più importante quotidiano polacco, che titola “Mosca trionfa, l’Occidente esita”, e parla di “vergognoso fallimento” (nostro) nella guerra in Ucraina. Questo ammosciamento generale mi fa poca impressione: è assolutamente speculare al ridicolo entusiasmo che su queste stesse testate dilagava un anno fa, quando Zelens’kyj e i suoi parlavano addirittura di marcia su Mosca. Ho scritto sempre che questa guerra non avrà vincitori ma solo sconfitti e resto del mio parere. Anche per quanto riguarda la Russia che, al di là delle pesanti conseguenze militari, politiche ed economiche, spostandosi verso l’Asia rinnega la sua anima più vera e profonda.

QUANDO PUTIN PARLA DI NEGOZIATO…

Dall’Eco di Bergamodi Fulvio Scaglione – A dispetto dei modi glaciali, Vladimir Putin non è mai stato privo di un certo senso del teatro. Non stupisce, quindi, che abbia atteso questa riunione del G20 (virtuale, orfano di Joe Biden e Xi Jinping ma pur sempre un G20) per fare una mossa sull’Ucraina. «Nei loro discorsi, i leader hanno detto di essere scioccati dalla continua aggressione della Russia all’Ucraina», ha detto il presidente russo: «Certo: l’azione militare è sempre una tragedia per gli individui, per le famiglie, per i Paesi. E certo, dobbiamo pensare a come fermare questa tragedia. Tra l’altro, la Russia non ha mai rifiutato il dialogo per la pace con l’Ucraina. Non è stata la Russia ma l’Ucraina ad annunciare pubblicamente di avere lasciato il tavolo negoziale».

NETANYAHU E PUTIN, IL PATTO

Sia chiaro, pareri solidi e certezze sono merce rara, e sarebbe tanto bello averne, con quel che succede dall’Ucraina a Gaza. Eppure, ci stiamo facendo l’idea che se in Medio Oriente non è ancora venuto giù tutto sia perché sta tenendo il patto tra Russia e Israele, e in particolare tra Vladimir Putin e Benjamin “Bibi” Netanyahu. Strano? No, per niente. Almeno per chi prova a guardare oltre le stentoree dichiarazioni di principio, che vano bene per i giornali ma nella politica internazionale contano fino alla dichiarazione successiva e di tenore opposto.

DA GAZA ALL’UCRAINA: TATTICHE, STRATEGIE, POLITICHE

di Andrea Muratore – Iniziamo questa analisi con un mea culpa: l’articolo, promesso a Lettera da Mosca a tragedia del 7 ottobre ancora “calda”, doveva inizialmente vertere esclusivamente sulle similitudini tra le tattiche impegnate da Hamas nell’assalto da Gaza a Israele nel Sabato nero e le incursioni mordi e fuggi dei commando ucraini che hanno prodotto apprezzabili risultati contro le forze russe nelle aree occupate del Paese. Una tattica “anfibia” con un uso coordinato di più armi, dalla saturazione delle difese missilistiche all’utilizzo asimmetrico dei droni, passando per gli assalti localizzati a centri di comando che ha permesso i successi locali su cui si è innestata l’infiltrazione dei jihadisti e il conseguente massacro.