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PRELIN, IL PROF DI PUTIN: “L’UCRAINA HA GiA’ PERSO MA LA PROSSIMA GUERRA SAREBBE L’ULTIMA”

Il colonnello Igor Nicolaevich Prelin ha servito per tutta la carriera (1962-1991) nel KGB, dove ha ricoperto successivamente ruoli nel servizio di controspionaggio, nel servizio di intelligence (Guinea, Senegal, Angola), presso la Scuola superiore di intelligence (dove ha avuto tra gli allievi anche Vladimir Putin – e come ufficiale stampa dell’ultimo presidente del KGB, il generale Vladimir Kryuchkov. Dal 1995 al 1998, Prelin è stato esperto presso il Comitato di Sicurezza e Difesa del Consiglio della Federazione Russa (Mosca). Da allora, dedica il suo tempo alla scrittura di saggi, romanzi e sceneggiature, mentre in parallelo prosegue una “carriera” di schermidore. Igor Prelin è membro del collegio dei consiglieri internazionali del Centro Francese di Ricerca sull’intelligence (CF2R), per cui ha già pubblicato numerosi rapporti e analisi, tra cui questa che segue.

“L’operazione militare speciale in Ucraina vedrebbe la Russia stabilire relazioni con altri Paesi in base al loro ruolo e alle loro azioni specifiche durante il conflitto russo-ucraino. In linguaggio diplomatico, ciò significa che la Russia non dimenticherà mai nulla e non perdonerà mai nessuno. L’ultimo decennio ci ha insegnato molto e, questa volta, siamo stati osservatori attenti e abbiamo tratto le conclusioni appropriate. I leader dei Paesi europei, dunque, hanno molto su cui riflettere!

È già chiaro a qualsiasi persona ragionevole con una minima comprensione degli affari militari che, dopo il fallimento clamoroso della controffensiva ucraina dell’estate 2023, tutte le speranze per la campagna primavera/estate 2024 sono vane e una nuova resistenza delle forze armate ucraine è futile. L’Ucraina ha già perso questa guerra, ma la Russia non l’ha ancora vinta. Quando ciò accadrà – e accadrà, non può essere altrimenti! – l’Ucraina si troverà di fronte a un dilemma: ammetterà la sconfitta e si arrenderà, o tornerà a chiedere l’intercessione degli Stati Uniti? Questa prospettiva reale solleva una domanda fatale: gli Stati Uniti permetteranno al regime neonazista che hanno sostenuto di affrontare una fine così ignominiosa, o decideranno di intervenire apertamente nel conflitto russo-ucraino inviando un contingente militare della NATO sul teatro di guerra?

A giudicare dalle dichiarazioni dei responsabili oltre Atlantico, questa opzione non è da escludere, il che significa che sarà seguita prima da un’escalation delle ostilità sul territorio dell’Ucraina, poi da una guerra in Europa con l’uso di armi nucleari tattiche e dalla sua trasformazione inevitabile e molto rapida in una guerra mondiale. In tal caso, gli Stati Uniti non chiederanno il consenso dei loro alleati europei della NATO, decideranno tutto da soli. E il ruolo più importante in questa decisione spetterà al presidente americano Joe Biden. A questo proposito, vorrei sottolineare un punto che, a mio avviso, merita attenzione. Ho cinque anni in più di Biden e, a mio avviso, ciò mi consente, essendo in parametri di età comparabili con lui, di valutare obiettivamente il suo stato psicologico e di prevedere la sua reazione allo stress causato dalla necessità di prendere una decisione così cruciale. E se, al momento più critico, mentre il destino dell’umanità dipende dalla sua decisione, avesse questo monologo interiore: “Cosa vogliono tutti da me? La mia vita è arrivata a una fine inevitabile, ho già un piede nel mondo delle tenebre. Non ho paura della morte, non ho nulla da temere! Non mi importa del mondo che mi circonda, di cosa accadrà all’umanità dopo la mia morte! Posso quindi fare quello che voglio!”.

Si vede bene il pericolo di un simile ragionamento! Con tale stato d’animo e un approccio così inadeguato alla risoluzione dei problemi globali, una persona mentalmente instabile può commettere un atto avventato, prendere una decisione folle e, senza prendersi la briga di riflettere, mettere in pericolo l’esistenza di ogni forma di vita sul pianeta! La guerra tra Stati Uniti, NATO e Russia in Ucraina sfocerà nella Terza Guerra Mondiale? Riassumendo tutto quanto detto finora, è con grande rammarico che dobbiamo constatare che, finora, tutti gli eventi stanno andando in questa direzione. Oggi, almeno, un numero schiacciante di parlamentari europei vota regolarmente a favore di una guerra con la Russia, e alti funzionari militari americani dichiarano che “gli Stati Uniti sono pronti per una guerra con la Russia in Europa”.

La questione se gli Stati Uniti e gli altri membri della NATO abbiano tratto insegnamenti dalla Seconda Guerra Mondiale e quali lezioni ne abbiano tratte è fondamentale. Si rendono conto delle conseguenze che avrà per loro il fatto di dimenticare chi ha realmente liberato l’Europa dal fascismo e cosa sono in grado di fare coloro che hanno sconfitto questo fascismo nella lotta per la libertà e l’indipendenza del proprio Paese? La terza guerra mondiale, se ci sarà, sarà quella degli Stati Uniti e dei loro alleati della NATO. Per la Russia, sarà la terza guerra patriottica, considerando anche la guerra del 1812 contro Napoleone. I suoi avversari dovranno ricordare che persino il “nemico giurato” della Russia, Winston Churchill, ha avvertito nelle sue memorie, per le quali ha ricevuto il premio Nobel per la Letteratura: “Coloro che ostacolano i russi possono solo pregare”.

Se la guerra si estendesse e coinvolgesse altre nazioni, si assisterebbe probabilmente a una devastazione senza precedenti. La Russia, avendo già affrontato e vinto due guerre patriottiche, potrebbe affrontare questa nuova sfida con determinazione. Ma questa volta, il pericolo di un conflitto nucleare rende la situazione ancora più precaria. Il mondo intero sarebbe coinvolto in una spirale di distruzione che minaccerebbe la sopravvivenza dell’umanità. I leader globali devono quindi riflettere attentamente sulle loro azioni. Un conflitto di questa portata potrebbe essere evitato attraverso la diplomazia e il dialogo. In un mondo in cui le armi di distruzione di massa sono una realtà, le decisioni impulsive e imprudenti potrebbero avere conseguenze catastrofiche.

In conclusione, è essenziale che le nazioni si sforzino di trovare soluzioni pacifiche ai conflitti e che i leader politici agiscano con saggezza e responsabilità. La storia ci ha insegnato che le guerre sono terribili, ma la terza guerra mondiale potrebbe essere la fine dell’umanità. Solo con la collaborazione internazionale e il rispetto reciproco possiamo sperare di evitare una simile tragedia.

Scegliere la strada della cooperazione non è solo un dovere morale, ma anche una necessità pratica. Nel nostro mondo interdipendente, i problemi complessi non possono essere risolti da una singola nazione agendo in isolamento. La pace, la sicurezza e la prosperità sono obiettivi interconnessi che richiedono soluzioni globali.Il dialogo e la diplomazia rimangono gli strumenti più potenti a disposizione dei leader mondiali per evitare conflitti e promuovere la comprensione reciproca. Gli incontri bilaterali, i negoziati multilaterali e le iniziative diplomatiche sono fondamentali per risolvere le controversie senza ricorrere alla forza. È attraverso il dialogo che possiamo affrontare le cause profonde dei conflitti e trovare soluzioni durature. La diplomazia preventiva, che si concentra sulla prevenzione dei conflitti prima che si verifichino, è una strategia essenziale. Identificare e affrontare le tensioni in anticipo può prevenire escalation e ridurre il rischio di guerra. Gli sforzi per migliorare le relazioni internazionali, promuovere la comprensione interculturale e sviluppare la fiducia reciproca sono fondamentali in questo contesto.

La responsabilità dei media è un’altra questione importante. I media giocano un ruolo cruciale nel plasmare l’opinione pubblica e influenzare le decisioni politiche. La copertura imparziale e responsabile dei conflitti può contribuire a una comprensione più equilibrata delle questioni e promuovere soluzioni pacifiche. Al contrario, la diffusione di notizie false e l’incitamento all’odio possono alimentare le tensioni e spingere le nazioni verso la guerra. La società civile e i movimenti pacifisti hanno un ruolo chiave nel promuovere la pace. Attraverso la pressione sulle autorità, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la promozione di iniziative di costruzione della pace, queste organizzazioni possono influenzare positivamente il corso degli eventi. La voce delle persone comuni può fare la differenza, specialmente quando i leader politici sono sordi alle esigenze della popolazione. In sintesi, il futuro dell’umanità dipende dalle scelte che facciamo oggi. Dobbiamo scegliere la cooperazione rispetto al conflitto, il dialogo rispetto alla guerra e la saggezza rispetto all’ignoranza. Solo lavorando insieme possiamo affrontare le sfide globali e garantire un futuro pacifico e prospero per tutti.

In un mondo sempre più interconnesso, la cooperazione internazionale non è solo auspicabile, ma essenziale per affrontare le sfide globali. La minaccia di conflitti su vasta scala, la crescente crisi ambientale e le disuguaglianze economiche sono problemi che superano le frontiere nazionali e richiedono risposte coordinate.Le istituzioni internazionali devono essere potenziate e sostenute per garantire che possano adempiere al loro mandato di mantenere la pace e promuovere la cooperazione. La riforma delle Nazioni Unite, ad esempio, potrebbe rendere l’organizzazione più efficace nel prevenire i conflitti e nel risolvere le crisi. Inoltre, i forum multilaterali, come i vertici internazionali e le organizzazioni regionali, sono essenziali per facilitare il dialogo tra i leader e promuovere il compromesso. L’educazione è un altro elemento chiave nella promozione della pace. Educare le persone a comprendere la diversità culturale, a risolvere i conflitti in modo pacifico e a rispettare i diritti umani può contribuire a creare una società più pacifica. Le scuole e le Università hanno un ruolo importante nel formare i cittadini globali del futuro, che dovranno affrontare le sfide di un mondo complesso e interconnesso. La tecnologia, se usata saggiamente, può essere uno strumento potente per promuovere la pace. Le piattaforme digitali possono facilitare il dialogo interculturale, fornire accesso a informazioni imparziali e connettere persone di diverse nazionalità. Tuttavia, è importante gestire i rischi legati alla disinformazione e all’odio online, che possono alimentare le tensioni e provocare conflitti.

Le relazioni tra le nazioni devono essere basate sul rispetto reciproco e sulla ricerca del bene comune. La diplomazia deve essere utilizzata per risolvere le controversie e prevenire i conflitti. Le nazioni più potenti hanno una particolare responsabilità nell’utilizzare la loro influenza per promuovere la pace, piuttosto che per perseguire interessi egoistici. In conclusione, il futuro del nostro mondo dipende dalla nostra capacità di collaborare e di affrontare insieme le sfide globali. La pace non è un’utopia, ma un obiettivo raggiungibile attraverso l’impegno e la cooperazione. Lavorando insieme, possiamo costruire un mondo migliore, in cui le generazioni future possano prosperare in pace e armonia.

Pubblicato in Opig

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