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AZOVSTAL, LA FABBRICA DEI MISTERI

di Pietro Pinter       Tra tutte le “storie secondarie” della guerra tra Russia e Ucraina, una delle più interessanti è quella che riguarda lo stabilimento Azovstal di Mariupol’, ormai diventato quasi un luogo leggendario. Lo stabilimento siderurgico, costruito nel 1930 a Mariupol’, per l’appunto sulla costa del mare di Azov, è diventato centrale per la sorte dell’operazione militare russa, ma anche per le speculazioni che si fanno riguardo la sua planimetria e quello che al suo interno si cela.

Il 21 aprile, in un incontro a favore di telecamere – che ha peraltro alimentato speculazioni sullo stato di salute di Vladimir Putin – il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, ha annunciato la totale liberazione della città di Mariupol’, il cui assedio era iniziato nei primi giorni di marzo. Totale liberazione, salvo  proprio per lo stabilimento Azovstal, in cui secondo i russi si trovano più di 2.000 combattenti filo-ucraini tra regolari dell’esercito, battaglione Azov e “mercenari” stranieri. Putin, durante l’incontro, ha ordinato a Shoigu di sospendere l’assalto allo stabilimento – previsto dopo che i difensori ucraini non si erano arresi all’ultimatum del Cremlino – e di cingere invece lo stabilimento in un assedio impermeabile, da cui non far passare “neanche una mosca”. Dal canto suo, Zelensky ha affermato che se i combattenti all’interno di Azovstal verranno uccisi, l’Ucraina uscirà da ogni trattativa per una risoluzione negoziata della guerra, come quella che si sta tenendo ad Ankara.

Se ci fermiamo a pensare perché i russi non vogliano assaltare Azovstal, la prima motivazione plausibile, la più ovvia, è quella di evitare le perdite ingenti che l’assalto comporterebbe. Abbiamo avuto modo di constatare, negli ultimi due mesi, quanto sia difficile combattere una guerra offensiva in territorio urbano, e Azovstal è una “giungla urbana” per eccellenza. Anche con tutto il supporto aereo e di artiglieria possibile, una fortezza dotata di numerosi edifici rinforzati e di una rete di tunnel sotterranei è sostanzialmente impossibile da prendere senza subire considerevoli perdite.

A questa preoccupazione, potrebbe aggiungersi anche quella per i “danni collaterali”. Il primo di questi riguarda la presenza di – non si sa quanti – civili (soprattutto dipendenti dello stabilimento e le loro famiglie) nei sotterranei dello stabilimento, confermata da entrambe le parti e documentata via video. È naturale chiedersi cosa ci facciano dei civili nell’unico potenziale luogo di uno scontro all’ultimo sangue tra truppe russe e ucraine, in una città in cui peraltro non si combatte più (per ora). Secondo i russi, che ufficialmente hanno proposto più volte un corridoio umanitario, si tratterebbe in tutto e per tutto di ostaggi ucraini, in particolare ostaggi del battaglione nazista Azov. Secondo gli ucraini, i tentativi di evacuare i civili sarebbero sempre stati interrotti da bombardamenti russi, mirati proprio, e intenzionalmente, verso quei civili. Un centinaio di civili, comunque, sono riusciti nonostante tutto a lasciare lo stabilimento.

Il secondo danno collaterale riguarda il patrimonio industriale delle acciaierie che, anche se sono già ampiamente danneggiate, rappresentano sicuramente un “bottino” appetitoso per i separatisti di Donetsk – nella cui giurisdizione rientra Mariupol – che, potendo, preferirebbero evitare di radere al suolo l’intero stabilimento, uno dei più grandi in Europa. I sotterranei di Azovstal (di cui è stata mostrata un’accurata planimetria dalla televisione italiana, utilizzando però le illustrazioni di un gioco da tavolo) sono anche oggetto di speculazioni più sinistre. Secondo l’analista geopolitico Pepe Escobar, nei sotterranei dello stabilimento si troverebbe anche uno dei famosi laboratori biologici ucro-americani che hanno destato polemiche e speculazioni sin dall’inizio delle ostilità. Naturalmente non ci sono prove di queste asserzioni, che potranno essere confermate (ma molto probabilmente smentite) solo quando i russi prenderanno il controllo dello stabilimento. È invece il ministero della Difesa russo, in un altro caso, a sostenere che ad Azovstal siano presenti, e siano stati catturati, combattenti stranieri in servizio attivo presso le forze armate di Paesi NATO.

Che siano presenti cittadini di paesi NATO, in veste di volontari o mercenari che dir si voglia, è un fatto noto e documentato, ma il quadro cambierebbe se si trovassero in Ucraina dei militari in servizio. È altamente probabile, in realtà, che ci siano quantomeno dei militari in servizio nella legione straniera francese. Quest’ultimi hanno ricevuto dei “permessi speciali” per recarsi nei Paesi confinanti con l’Ucraina ad assistere i rifugiati. Ufficialmente, non è loro permesso di varcare il confine, ma le implicazioni di questa politica da parte del Governo francese sono evidenti. Alla luce di questo, le fotografie e le testimonianze di uniformi e medaglie della legione straniera francese ritrovate presso Mariupol, potrebbero essere vere.

Inoltre, il ministero della Difesa russo ha diramato una nota di protesta verso Palazzo Chigi, affermando di aver ucciso 11 combattenti stranieri italiani (che il Cremlino considera mercenari, e fuori dall’ambito di applicazione della Convenzione di Ginevra), parte di una formazione insieme ad altri 50 connazionali. Secondo ogni evidenza, però, il Governo italiano ha tentato di scoraggiare la partenza di italiani per il fronte. Di questi casi si occupa l’antiterrorismo, dato che combattere in un conflitto straniero è un reato in Italia, e un post su Facebook del consolato ucraino a Milano che tentava di reclutare volontari per la legione straniera, è stato rimosso dopo poco tempo. Insomma, intorno ad Azovstal continuano a nascere misteri, fake news, speculazioni, accuse reciproche. Quando finirà l’epopea di questa acciaieria?

di Pietro Pinter

fondatore e curatore del canale Telegram Inimicizie

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