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Posts tagged as “biden”

JOE BIDEN SOTTO INCHIESTA IN UCRAINA

L’ex presidente ucraino Petro Poroshenko e il neo-eletto presidente degli Usa Joe Biden sono indagati in Ucraina. Lo ha annunciato Igor Golovan, avvocato di Poroshenko. Il procedimento penale è legato alla presunta interferenza nelle attività dell’ex procuratore generale ucraino Viktor Shokin, ed è stato aperto due ore dopo l’insediamento del 46 ° presidente degli Stati Uniti. Il caso nasce da una denuncia di Andrey Derkach, un deputato indipendente della Verkhovna Rada che l’anno scorso aveva reso pubbliche le registrazioni audio di una conversazione, presumibilmente tra Poroshenko e Biden, risalente al 2016. Biden era allora il vicepresidente degli Stati Uniti. L’ipotesi era che Biden avesse offerto a Poroshenko un miliardo di dollari per le dimissioni del procuratore generale Viktor Shokin. Andriy Derkach sostiene di aver ricevuto il materiale da giornalisti, che la registrazione fu fatta personalmente da Poroshenko e che essa è la dimostrazione della corruzione internazionale e del tradimento dell’ex Presidente ucraino.

LA RUSSIA, IL COVID E L’EUROPA (5. fine)

di Kadri Liik    Il Coronavirus non sembra aver cambiato il pensiero del Cremlino sugli obiettivi della politica estera, anche con l’Europa, pur bloccando molti degli sforzi necessari per perseguirli. In primavera e all’inizio dell’estate, ad esempio, il ministero degli Esteri russo si è concentrato sul rimpatrio dei cittadini bloccati all’estero, un tradizionale lavoro consolare che sembra aver incontrato qualche resistenza in altre parti del Governo russo. Secondo i pettegolezzi di Mosca, le agenzie statali incaricate di gestire la pandemia all’inizio erano riluttanti a consentire a potenziali portatori di infezione di entrare nel Paese. E il ministro degli esteri, Sergey Lavrov, ha dovuto lamentarsi con Putin per risolvere la questione.

INVESTIMENTI ESTERI IN FUGA NEL 2020

Il volume degli investimenti diretti esteri in società russe alla fine del 2020 è diminuito di oltre 20 volte rispetto al 2019: 1,4 miliardi di dollari contro i 28,9 miliardi di dollari dell’anno precedente. Lo riporta la Banca Centrale di Russia. Nel primo e nel quarto trimestre dello scorso anno è stato registrato un deflusso di fondi, pari rispettivamente a 4,1 e 0,9 miliardi di dollari. Nel secondo e terzo trimestre le perdite sono state compensate, perché dall’estero sono arrivati investimenti in società russe per 5,9 miliardi e 0,5 miliardi di dollari. Ma anche con la parziale ripresa degli indicatori, il risultato è stato il peggiore dalla metà degli anni Novanta, in particolare nel 1994 quando fu di soli 0,634 miliardi di dollari. Male anche nel 1998 e nel 1999, con 2,5 e $ 2,8 miliardi di dollari. Il record di investimenti diretti esteri è stato invece registrato nel 2008, con un ammontare di 65 miliardi. Un altro anno molto positivo è stato il 2013, quando l’afflusso di capitali è stato di 60 miliardi di dollari.

GAS RUSSO, DIVERSIFICARE CONVIENE ALL’EUROPA?

di Fulvio Scaglione – E così Joe Biden ha invitato Svetlana Tikhanovskaja, la dissidente bielorussa che dall’esilio in Lituania si è autoproclamata vincitrice delle elezioni presidenziali e unica rappresentante del proprio Paese, alla cerimonia con cui, il 20 gennaio, farà l’ingresso alla Casa Bianca da Presidente. La cosa ha importanza soprattutto per ciò che fa presagire. Ovvero, una rinnovata pressione sulla Russia all’interno del cosiddetto “vicino estero”, quello che il Cremlino vorrebbe conservare come spazio riservato di influenza. Non è che la presidenza Trump, tra sanzioni crescenti e operazioni Nato ai confini, sia stata tenera con il Cremlino. Ma è facile prevedere che l’agenda clintobamiana di Biden punterà molto su diritti civili e democrazia per mettere in difficoltà la Russia, già descritta come “la più grande minaccia” alla sicurezza degli Stati Uniti. Altrettanto facile è prevedere l’altro pedale che la nuova amministrazione americana si troverà a pigiare, con l’aiuto di un consistente pacchetto di Stati della Ue: il gas russo, le forniture energetiche dalla Russia all’Europa.

NORD STREAM 2, SE LA RUSSIA SE NE VA…

di Fjodor Lukjanov – Quando si tratta di grandi progetti energetici da sviluppare in cooperazione tra la Russia e il resto d’Europa, la componente commerciale dell’impresa viene sempre oscurata dalle preoccupazioni geopolitiche. Nel 1981, l’amministrazione Reagan impose sanzioni all’Unione Sovietica per impedirle di costruire il principale gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, progettato per trasportare il gas russo verso l’Europa occidentale. Quarant’anni dopo la storia si ripete, poiché sia ​​il Congresso sia la Casa Bianca si sono impegnati a impedire il completamento del gasdotto Nord Stream 2.

PERCHE’ A BIDEN IL CREMLINO PIACE NEMICO

di Andrej Kortunov – Nelle analisi di politica estera degli americani, Russia e Cina sono da tempo diventate le principali minacce geopolitiche per gli Stati Uniti. Spesso non viene fatta alcuna distinzione tra i due Paesi. Sono elencati magari insieme con Iran, Corea del Nord, Siria, Venezuela e altre fonti di preoccupazione per Washington. Nel complesso, le linee strategiche del “doppio contenimento” sono le stesse sia per Mosca sia per Pechino. Ci sono tuttavia politici ed esperti più acuti che provano a mettere in rilievo non solo le somiglianze ma anche le differenze tra i due avversari strategici dell’America. Anche Joe Biden si è pronunciato e ha detto che la Russia è oggi il principale nemico degli Stati Uniti, mentre la Cina è il principale concorrente.

BIDEN E L’ANIMA DI VLADIMIR PUTIN

Il presidente eletto degli Stati Uniti, Joseph Biden, ha visitato più volte l’URSS e la Russia nel corso della sua carriera politica, durata ormai quasi mezzo secolo. Le sue valutazioni sulla politica sovietica e russa sono cambiate con il tempo: se alla fine degli anni Settanta sosteneva la necessità di stringere contatti con Mosca, negli ultimi anni al contrario ha chiesto sanzioni e azioni assai dure contro il Cremlino. Il servizio russo della BBC ha raccolto le dichiarazioni più sorprendenti di Joe Biden sulla Russia negli ultimi quarant’anni.

LUKJANOV: “DA TRUMP A BIDEN? DI MALE IN PEGGIO PER MOSCA”

di Fulvio Scaglione – Fyodor Lukjanov? Uno che conta! La risposta degli amici di Mosca è quasi automatica. D’altra parte, come dar loro torto? Laureatosi nel 1991 presso l’Università Lomonosov di Mosca come germanista, ha lavorato nel settore esteri di radio, televisioni e giornali. Nel 2002 è diventato direttore di Russia in Global Affairs, il più prestigioso periodico russo sulle questioni geopolitiche. E’ anche membro del Consiglio per la Politica Estera e di Difesa, un’organizzazione indipendente che raduna intellettuali, imprenditori, politici e militari, e del Russian International Affairs Council. Scrittore, ha dedicato libri e pubblicazioni, in russo e in inglese, ai rapporti tra Europa e Russia, alle relazioni transatlantiche e al ruolo internazionale della Russia dopo l’avvento alla presidenza di Vladimir Putin. A Lukjanov, quindi, ho chiesto di guardare alla sfida tra Donald Trump e Joe Biden con gli occhi di Mosca, e di raccontarci quel che si vede.