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ORESHNIK E I SUOI FRATELLI, STRATEGIA DEL SUPERMISSILE

di Giuseppe Gagliano – L’uso dichiarato da parte della Russia di un nuovo tipo di missile balistico, l’Oreshnik, associato a caratteristiche nucleari o capacità avanzate come testate multiple MIRVed, rappresenta una svolta significativa nel conflitto ucraino e nelle dinamiche di sicurezza internazionale. Se confermato, l’impiego di un missile balistico intercontinentale (ICBM) sarebbe una mossa altamente provocatoria, poiché gli ICBM sono progettati principalmente per la deterrenza nucleare strategica. Tuttavia, anche l’uso di un missile balistico a raggio intermedio con capacità MIRVed invierebbe un messaggio chiaro e incisivo alla NATO e agli Stati Uniti. Questa azione sottolinea la volontà di Mosca di ricorrere a ogni mezzo necessario per proteggere i propri interessi, soprattutto in risposta agli attacchi ucraini effettuati con armamenti occidentali, e segnala una ridefinizione delle soglie di escalation. Putin sembra abbassare il livello di tolleranza per l’impiego di armi strategiche come risposta ad azioni convenzionali contro il territorio russo.

L’integrazione di tecnologie avanzate, come i missili ipersonici Kinzhal e i Cruise Kh-101, evidenzia l’intenzione russa di superare le difese aeree ucraine e dimostrare l’efficacia del proprio arsenale. Se l’Oreshnik utilizzato a Dnipro non era dotato di testata nucleare, il suo impiego potrebbe essere stato più un segnale politico che una necessità militare. Questo tipo di attacco sottolinea il desiderio di Mosca di proiettare forza e scoraggiare ulteriori offensive ucraine o l’impiego di armi occidentali contro il territorio russo. La Russia punta a creare una “zona di esclusione” attraverso la minaccia implicita che ulteriori attacchi contro le sue infrastrutture potrebbero portare a una risposta più devastante.

Le implicazioni strategiche per l’Ucraina e i suoi alleati sono significative. L’uso di armi strategiche, anche senza testate nucleari, alza il livello di rischio, obbligando Kiev e i suoi sostenitori occidentali a considerare contromisure. Tuttavia, questa situazione potrebbe aumentare le divisioni tra gli alleati, poiché alcuni potrebbero temere che fornire ulteriori armi avanzate all’Ucraina possa portare a un’escalation diretta con la Russia. Per la NATO e gli Stati Uniti, l’utilizzo dell’Oreshnik solleva la necessità di risposte rapide e calibrate. Rafforzare i sistemi di difesa aerea in Europa orientale e aumentare il livello di deterrenza nucleare potrebbero essere misure necessarie, ma rischiano di intensificare ulteriormente le tensioni. La NATO si trova di fronte a un dilemma: escalare le forniture militari all’Ucraina o limitare il supporto per evitare di aggravare la situazione.

Gli scenari futuri possibili includono un’escalation controllata, dove Mosca continua a utilizzare missili strategici come strumenti di pressione simbolica senza ricorrere a testate nucleari, oppure un’escalation generalizzata, in cui la Russia intensifica gli attacchi distruttivi e gli alleati occidentali rispondono aumentando il supporto militare a Kiev, rischiando di avvicinarsi a un conflitto diretto. In alternativa, l’evento potrebbe incentivare un dialogo diplomatico con il coinvolgimento di attori internazionali come la Cina, per mediare una cessazione delle ostilità.

Nel peggior scenario, Mosca potrebbe considerare l’uso limitato di armi nucleari tattiche per segnare una linea rossa definitiva, un evento che rappresenterebbe una soglia critica per un intervento diretto della NATO. L’impiego di un missile balistico con capacità nucleari, reale o percepito, obbliga tutte le parti coinvolte a ricalibrare le proprie strategie, aumentando il rischio di errori di calcolo con conseguenze potenzialmente catastrofiche. La priorità dovrebbe essere quella di rafforzare i canali diplomatici per evitare ulteriori escalation e contenere il conflitto entro limiti controllabili.

Giuseppe Gagliano

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