di Maria Michela D’Alessandro La storia si ripete, e questa volta riguarda tutti, compresi i nostri portafogli. Russia e Ucraina di nuovo una contro l’altra, mentre Europa e Stati Uniti non si limitano a guardare dagli spalti la partita, che qualcuno chiama già guerra. Non stiamo parlando di un possibile conflitto nell’Est dell’ex Repubblica sovietica, ma dell’effetto geopolitico su quello che si muove sotto i nostri piedi e viaggia nei gasdotti che tagliano il Vecchio continente. In Germania si va verso un aumento delle bollette del 60%, in Italia del 40% e in Polonia del 54%; secondo Fatih Birol, il direttore generale della Iea, l’Agenzia per l’energia dell’Ocse, a metà gennaio i depositi di metano della Ue erano pieni al 50%, quando normalmente in questi periodi erano al 70% della capacità. Birol attribuisce parte della colpa a Gazprom, la più grande compagnia russa che controlla il 16% delle riserve mondiali di gas, e il 70% di quelle in casa.
Senza nessuna guerra, le tensioni sono già alle stelle, ma siamo sicuri che Putin sarebbe davvero disposto a chiudere i rubinetti del gas all’Europa e che Gazprom sia d’accordo?«Facciamo un passo indietro» spiega a La Svolta Demostenes Floros, Senior Energy Economist del Centro Europa Ricerche: «Il problema delle scorte di gas non nasce a gennaio 2022 ma nello stesso mese del 2021: il minor approvvigionamento delle scorte inizia infatti dalla fine dello scorso inverno (a settembre 2021 si trovavano al livello più basso degli ultimi dieci anni), e il motivo ha a che fare con la richiesta dell’Ue di abbandonare i contratti di lungo periodo a favore di contratti a medio-breve termine». Ed è stata proprio la compagnia russa Gazprom ad aver esportato più gas nel 2021. Il pomo della discordia è da attribuire ad alcune imprese europee (in primis quelle tedesche) che non hanno fatto richiesta di gas russo aggiuntivo, rivendendo a Paesi terzi il gas russo stoccato in precedenza e acquistato con contratti a lungo termine, più vantaggiosi. Questo meccanismo è possibile grazie alla resa bidirezionale dei flussi di consumo del gas attraverso il cosiddetto “reverse flow” che assicura il transito del gas tra i Paesi, come quelli del Mediterraneo e del Nord Africa con il Nord Europa.
«L’interesse commerciale dei russi è quello di vendere gas così come non tagliare i ponti con l’Ucraina» continua Demostenes Floros. «La rotta ucraina non verrà cancellata ma ridimensionata, i russi sono legati all’Ucraina anche contrattualmente e sono vincolati a portare attraverso il Paese 40 miliardi di metri cubi di gas l’anno».
Venendo agli interessi italiani, Floros sottolinea come l’unione energetica europea sia avanzata in questi anni a favore di alcuni Stati rispetto ad altri: l’Italia, dopo il fallimento di South Stream, il gasdotto che avrebbe dovuto portare in Europa il metano russo, aggirando l’Ucraina e con la Bulgaria come punto d’accesso (nel 2007 Gazprom ed Eni firmarono il primo memorandum d’intesa per la costruzione del gasdotto South Stream), non ha nessuna delle grandi major energetiche nel Nord Stream 2, il più lungo collegamento al mondo, e nel TurkStream (la pipeline che ha sostituito il South Stream). «Non abbiamo più il nostro indotto, e lo ritengo un errore dal punto di vista geopolitico», sottolinea Floros, autore nel 2019 del libro Guerra e pace dell’energia. La strategia per il gas naturale dell’Italia tra Federazione russa e NATO.
Sull’aumento dei prezzi delle nostre bollette, per Floros molto dipenderà dalle condizioni atmosferiche per il breve periodo; per il futuro, «il grande problema è che vedo poca autocritica rispetto ai cambiamenti delle modalità contrattuali tra Ue e i fornitori di gas. La situazione potrebbe peggiorare non solo per le bollette ma per i beni alimentari e per le conseguenze che i prezzi dell’energia avranno sui materiali di base (come cobalto, litio, nichel, ndr). Da questo punto di vista prevedo un 2022 molto difficile», ammette Floros.
Le tensioni sul fronte ucraino stanno avendo ripercussioni anche sulle Borse: dall’altra parte del globo, secondo il report del 24 gennaio di Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, il flusso di gas naturale russo verso l’Europa potrebbe essere ridotto per “un periodo indefinito” se Mosca fosse colpita da sanzioni. Gli analisti spiegano che il gasdotto Nord Stream 2, che trasporterà gas dai giacimenti russi alla costa tedesca per 1.230 chilometri sotto il Mar Baltico e che dovrebbe entrare in servizio nel secondo trimestre di quest’anno, potrebbe essere operativo solo verso la fine dell’anno o anche più in là a causa dell’escalation delle tensioni Russia-Ucraina.
di Maria Michela D’Alessandro
Be First to Comment