Mentre la Corte Suprema russa chiudeva Memorial, in Ucraina il buon presidente Zelensky firmava il decreto con cui ratificava la chiusura di altre due compagnie di comunicazione: Time Media, che mette in onda il canale Tv Primo Indipendente, e Teleprostir, che mette in onda UkrLive. Le due compagnie sono in qualche modo “figlie” delle aziende di Viktor Medvedchuk, l’oligarca filo-russo che, guarda combinazione, è anche il leader del primo partito di opposizione, Piattaforma di opposizione-Per la vita, titolare del 13,05% dei voti alle ultime elezioni politiche. Time Media è stata fondata dai giornalisti di 112, NewsOne e ZIK, le tre televisioni di Medvedchuk (accusato di tradimento, messo agli arresti domiciliari e sottoposto e sequestro dei beni) che erano state chiuse nel febbraio scorso. Teleprostir, invece, appartiene a Nestor Shufirch, deputato di Piattaforma di opposizione. Il tutto, ovviamente, per ragioni di “sicurezza nazionale”. E in base a un decreto del Consiglio nazionale di sicurezza e di difesa che, secondo alcuni, non sarebbe nemmeno stato convocato. Ma questi sono particolari.
Voci di protesta, timori per la tenuta democratica dell’Ucraina? Nulla negli Usa, ovviamente. Qualche timido belato nell’Unione Europea, che a prendersi l’Ucraina proprio non pensa ma è felice di usarla come bastione anti-russo. E stop. Il mantra della sicurezza dell’Ucraina ha, ovviamente, le sue ragioni. Ma ormai serve da scusa per un processo di accentramento dei poteri che sembra l’unica risposta politica alla crisi del Paese. Medvedchuk è stato fatto fuori perché, oltre a essere un oppositore dell’attuale Presidente, è pure “amico di Putin”. Ma Petro Poroshenko? Anche l’ex Presidente, campione del nazionalismo ucraino, è ora accusato di tradimento, come un Medvedchuk qualsiasi. L’oligarca industriale del cioccolato avrebbe comprato carbone da aziende delle due Repubbliche autoproclamate del Donbas, ecco pronto un bel processo anche per lui. Poroshenko ora si trova all’estero, l’ultima sua apparizione è stata da Varsavia, e chissà se tornerà in patria a farsi mettere alla gogna.
Anche Vitalij Klichko, ex pugile e sindaco di Kiev, non se la passa benissimo. Ogni tot mesi Zelensky manda a perquisire la sedi del suo partito, Udar, e l’ultima volta gli agenti sono arrivati addirittura alla sua abitazione. Resta Juliya Timoshenko, la pasionaria della Rivoluzione Arancione del 2020, ex primo ministro, arrivata a sfiorare la presidenza, leader del partito Patria. su di lei per ora tutto tace ma se continua con le critiche (ultimamente ha accusato Zelensky di tradimento per non aver saputo affrontare la crisi energetica) prima o poi…
Come si vede, tradimento è una parola che va molto in Ucraina, di questi tempi. Insieme con l’epurazione dei ministri diventati sgraditi o ingombranti: Interni, Difesa ed Esteri sono già stati avvicendati dopo due anni e poco più di presidenza. E non è passato molto tempo da quando, fuori da ogni regola, Zelensky ha cacciato con un decreto il presidente della Corte Costituzionale che non si limitava a firmare le leggi ciclostilate dalla maggioranza parlamentare fedele a Servo del Popolo (il partito di Zelensky, appunto) ma pretendeva di dare un parere di costituzionalità. Aleksandr Tupytsky, presidente della Corte? Un traditore, ovviamente: sarebbe stato proprietario di un terreno in Crimea. Sicurezza nazionale in pericolo. Per non parlare dei libri, dei programmi Tv, dei film, dei giornalisti e degli artisti cacciati, sempre per ragioni di sicurezza, in questa o quella lista nera. C’è finito persino Al Bano, che volete di più? Come ha scritto giustamente Katerina Botanova, fondatrice del canale Telegram “Korydor”, più critica la Russia più l’Ucraina finisce per adottare i sistemi che critica.
Fulvio Scaglione
2020?