Press "Enter" to skip to content

Posts tagged as “Polonia”

PERCHE’ L’UCRAINA STA PERDENDO LA GUERRA

di Stefano Orsi      Negli otto anni che hanno preceduto la “operazione militare speciale” della Russia in Ucraina, le potenze occidentali, soprattutto USA e Regno Unito per il tramite  di Polonia e Repubbliche Baltiche, hanno finanziato la ricostruzione dell’esercito ucraino, che aveva dato pessima prova di sé nella guerra con le Repubbliche di Donetsk e Lugansk. Il processo di formazione del nerbo di un esercito e la preparazione di sottufficiali e ufficiali è stato guidato da gruppi della NATO nell’Ovest del Paese, presso le basi della regione di Leopoli, dove facevano presenza fissa formatori e addestratori occidentali. I fondi necessari per la ricostruzione dell’apparato militare sono stati trovati tramite la UE, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e con erogazioni dirette da parte degli USA. Per ammissione del segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, le forniture militari erano iniziate ben prima dell’escalation militare di fine febbraio.

 

IL COMPLOTTO CHE NON FUNZIONA MAI

Mi sto occupando di Ucraina per un prossimo articolo. E in un lungo rapporto di uno dei più noti e autorevoli think tank di Kiev incontro questo paragrafo: “…l’aggressione della Russia al continente europeo è una minaccia a lungo termine per l’UE, un aggravante dei problemi interni dell’UE. Il Cremlino sta esercitando un’ampia influenza ibrida sull’UE con lo scopo di causare la disintegrazione dell’UE e riformattare il sistema politico europeo secondo il suo piano. Gli intenti di Mosca sono: destabilizzare la situazione interna nei paesi della UE, discreditare le istituzioni UE, erodere i valori europei fondamentali, disorientare l’opinione pubblica, formare influenti lobby filo-russe all’interno della classe politica europea, sostenere i movimenti estremisti radicali”. Niente di strano, è il ritornello sul complotto che instancabilmente ripetono anche da noi molti politici, giornalisti, intellettuali o presunti tali. Teoria diffusa, insomma. Ma fino a che punto sostenibile?

ADDIO MERKEL, AVVERSARIA RISPETTATA

di Dmitri Trenin        I sedici anni di Angela Merkel come cancelliera tedesca hanno plasmato il posto e il ruolo di Berlino in Europa e nel mondo del XXI secolo. La sua eredità vivrà a lungo dopo che si avrà abbndonato la leadership. Pur essendo saldamente radicata nell’Unione Europea, la Germania è diventata il suo vero, anche se non assoluto, leader. Il pacifico paladino di una versione europea soft del liberalismo. L’aperto sostegno a certi valori, tuttavia, non si traduce in interventismo. Né impedisce alla Germania di perseguire i propri interessi commerciali o di condurre una politica estera pragmatica, entro i limiti del quadro UE/NATO. La leadership della Merkel è stata quasi sempre stabile e affidabile e le sue politiche in gran parte prevedibili. È vero, né la Germania all’interno dell’UE né l’UE all’interno del sistema guidato dagli Stati Uniti hanno raggiunto l’autonomia strategica, ma questo non era certo l’obiettivo della Merkel. Vista da Mosca, l’eredità della Merkel può essere riassunta come segue: riconferma dell’orientamento atlantista della Germania; raggiungimento di una posizione di primus inter pares all’interno dell’Unione Europea; presa di distanza dalla Russia pur mantenendosi in contatto con essa.

Nord Stream 2, perché vincono tutti

E dunque il gasdotto Nord Stream 2 si farà. A determinate condizioni ma si farà. I politici e i giornali ucraini gridano al tradimento, Joe Biden e Angela Merkel da grandi amici diventano mentitori e vigliacchi. Musi lunghi anche nei Paesi Baltici, in Polonia, nella Repubblica Ceca. Verrebbe da dire: è la politica, bellezza! O davvero gli ucraini credevano che gli Usa avessero investito tanto, nel 2014, per suscitare e far trionfare Maidan solo perché innamorati della nazione ucraina e dei suoi ideali? Eppure era chiaro da tempo che il vento aveva almeno in parte cambiato direzione. Dall’incontro con il famoso “assassino” Putin, Biden ha silenziato la grancassa sugli hacker russi, ha dismesso le prospettive di un rapido ingresso dell’Ucraina nella Nato e, ora, ha dato luce verde al completamento del gasdotto. Nulla di strano: se vuole regolare i conti con la Cina ha più bisogno della Russia (che sia freddina, se non proprio neutrale) che dell’Ucraina. D’altra parte, come dicono molti osservatori russi: soddisfatta o no di Biden, dove volete che vada l’Ucraina? E perché far entrare l’Ucraina nella Nato se in ogni caso fa comunque tutto ciò che la Nato chiede?

Diplomatici e spie, l’Italia e gli ultras

di Fulvio Scaglione     A pensar male si fa peccato ecc. ecc. Comunque sia, quando i nostri servizi segreti pescarono il capitano di fregata Walter Biot che passava carte riservate o segrete ai due ufficiali russi accrediti presso l’Ambasciata di Roma, molti si chiesero perché a quel caso di spionaggio fosse dato tutto il risalto mediatico che ricordiamo. Nomi dei protagonisti subito passati ai giornali,  familiari intervistati come in qualunque caso di cronaca nera o di corna da periodici gossippari,  miriadi di esperti a spiegare come di  colpo l’Italia fosse al centro delle trame russe, accorati e ben orchestrati anatemi su Dimitrij Ostroukhov e Aleksey Nemudrov, i due diplomatici russi pescati con le mani nella marmellata e giustamente espulsi. Queste faccende, di solito, vengono spicciate per vie riservate, senza troppa pubblicità. Con Biot e soci tutto il contrario. Perché?

Ma questa storia non è cominciata a Maidan

Spiacenti, la Storia, come pure questa storia, non è cominciata in Ucraina nel 2014. Certo, è comodo per certa propaganda americana ed europea datare il deterioramento delle relazioni tra Occidente e Russia alla crisi di Maidan, la cacciata di Viktor Yanukovich, la riannessione da parte di Mosca della Crimea, la guerra nel Donbass. È ovviamente impossibile sottovalutare l’impatto di questi eventi, anche in termini di violazione di consuetudini consolidate e di trattati internazionali. Ma pensare che tutto sia partito da Maidan, che sia per la Crimea o il Donbass che si arriva al “Putin assassino” del presidente Joe Biden, come pretende la vulgata che viene ripetuta senza sosta, è semplicemente ridicolo.

Salari, a Kiev lezioni di realismo

Il 30 gennaio, l’agenzia Ukrinform aveva riportato un’impegnativa dichiarazione di Denis Shmygal, primo ministro dell’Ucraina. Secondo il premier, l’obiettivo del suo Governo era di portare i salari dei lavoratori ucraini al livello di quelli della Polonia o della Slovacchia entro il 2030. Traguardo legittimo ma molto ambizioso, se solo consideriamo oggi l’Ucraina è all’ultimo posto in Europa come potere d’acquisto (reddito medio pro capite in Europa 14.739 euro, in Ucraina 1.830, dati fine 2019).