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Posts tagged as “guerra”

MEMORIAL NON DOVEVA MORIRE

Chi ama la Russia, anche questa Russia. Chi la vorrebbe al posto che merita, ovvero parte dell’Europa e attore importante nel mondo. Chi ha realmente a cuore le sue sorti. Chiunque non sia preda dei furori ideologici e conservi un minimo di buon senso riconoscerà una cosa: la chiusura di Memorial, decretata ieri dalla Corte Suprema russa, è un’ingiustizia clamorosa. Peggio, è un errore colossale. Tanto più perché avviene in un clima già segnato dalla continua serie di arresti di collaboratori di Aleksey Navalny (a sua volta in carcere a Vladimir), dalla chiusura di altre Ong (Ovd-Info, pochi giorni fa), dal continuo inserimento nella lista degli “agenti stranieri” di organizzazioni e agenzie di stampa varie. Ieri Aleksandr Bastrykin, capo del Comitato investigativo federale, ha detto che l’Occidente conduce una “guerra ibrida” ai danni della Russia, producendo film e videogiochi che vogliono indurre la gioventù russa a disprezzare la patria. Sappiamo bene quale formidabile macchina da propaganda sia Hollywood, ma è normale che il primo investigatore di Russia si abbandoni a una tale inutile e malinconica lamentazione?

MA IVAN IVANOVIC VUOLE LA GUERRA?

di Andrei Kolesnikov       Una delle domande più frequenti nelle ultime settimane, nonostante un leggero allentamento delle tensioni sulla scia della videochiamata tra Joe Biden e Vladimir Putin, è stata: la Russia attaccherà l’Ucraina? Ma come risponderebbero i cittadini russi a una guerra con la vicina Ucraina? La nostra ricerca del 2015 (I russi vogliono la guerra?) – aveva mostrato che c’è poco entusiasmo per una guerra “reale” su larga scala tra i membri della moderna società urbana russa (le operazioni militari del Paese in Siria e nell’Ucraina orientale negli ultimi anni non sono state viste come vere guerre). L’azione militare nel Donbas nel 2014, avvenuta sullo sfondo della presa trionfale della Crimea, è stata vista molto positivamente dal pubblico russo. Non appena però è apparso chiaro che il Donbas era un’operazione diversa dalla Crimea (molto più sanguinosa e distruttiva), l’opinione pubblica si è messa sulla difensiva: “La Russia non c’entra niente, la colpa è degli Stati Uniti e dell’Ucraina per tutte le perdite di vite umane, e in ogni caso non è in corso una vera guerra”.

UCRAINA, IL RISCHIOSO BLUFF DEGLI USA

di Sascha Glaeser        Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha recentemente incontrato il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba a Washington e ha dichiarato che l’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza e l’integrità territoriale dell’Ucraina è “ferreo”. L’incontro tra i due politici è avvenuto mentre Mosca posizionava 90 mila soldati vicino al confine ucraino, portando molti a temere che un’invasione russa su larga scala dell’Ucraina potesse essere imminente. L’Ucraina è impantanata in una guerra con la Russia e i separatisti sostenuti dalla Russia nella regione orientale del Donbas dal 2014. I commenti di Blinken sono solo l’ultimo esempio di un alto funzionario dell’amministrazione Biden che non riesce ad accettare la realtà geopolitica sul terreno.

KIEV NON E’ KABUL, PERO’…

di Joel Wasserman     Ci sono molte persone alle frontiere della libertà che guardano le orribili immagini dall’Afghanistan e si chiedono quanta fiducia possono avere nella partnership dell’America con il loro Paese. Questa preoccupazione non è irragionevole per gli ucraini: è diventato dolorosamente chiaro che l’Ucraina non è una causa per la quale i principali partner occidentali sono disposti a pagare un costo elevato. A Kiev, però, possono essere fiduciosi: non dovranno affrontare lo stesso orribile destino. C’è una differenza drammatica nella natura del sostegno militare e politico dell’America ai due Paesi e nel fatto che l’Ucraina si difende con il proprio sangue e soprattutto con i propri proiettili. Tuttavia, la distinzione più importante tra Afghanistan e Ucraina è probabilmente che mentre il Governo afghano ha passato decenni a credere che gli Stati Uniti e l’Occidente non avrebbero mai permesso ai talebani di tornare, l’attuale Governo ucraino sembra preparare l’Ucraina alla realtà dei limiti del sostegno occidentale.

QUANDO CALA PUTIN, CRESCE STALIN

di Andrey Kolesnikov       Sono passati quasi sessant’anni da quando il corpo imbalsamato di Yosip Stalin fu segretamente rimosso dalla teca nel mausoleo sulla Piazza Rossa e sepolto sotto le mura del Cremlino. Eppure il dittatore sovietico, responsabile della morte di milioni di sovietici, si rifiuta di rimanere morto e sepolto. Nel maggio 2021, il 56% dei russi intervistati dal Levada Center concordava sul fatto che Stalin fosse “un grande leader”, il doppio rispetto al 2016, quando la stalinizzazione della coscienza di massa era già una chiara tendenza da diversi anni. Il guaio è che il pantheon degli dei sovietici è obsoleto da prima dei giorni della perestrojka, ma non è stato sostituito da nuovi eroi. C’è sempre il presidente Vladimir Putin, certo, ma anche lui ha perso metà del suo fascino come grande figura storica negli ultimi anni: nel 2017, il 32% dei russi intervistati considerava il Presidente la figura più importante della storia russa, lassù con il poeta Alexander Pushkin, e superato solo da Stalin. Ora, con il 15%, è solo tra i primi cinque, dietro a Pietro il Grande e appena davanti a Yury Gagarin, il primo uomo nello spazio.

NIENTE GUERRA, LASCIAMO FARE AL CAOS

di Lawrence d’Arabia       Nessuna terza Guerra Mondiale per Formosa “anytime soon”. Quando lavoravo per l’intelligence britannica cercavo di raccontare ai comandi militari le cose come stavano. Ora pare che i servizi informazioni del mondo non facciano altro che fabbricare finte realtà in combutta coi politici: dal canto mio appena ebbi sentore che le cose si stessero mettendo così, diedi le dimissioni. “Enough is enough!” pensai, ma qui il troppo sembra non stroppiare mai. Mi sanno spiegare lorsignori perché mai la Repubblica Popolare Cinese dovrebbe invadere la Repubblica di Cina quando può tranquillamente colonizzarla economicamente? Ragioniamo un attimo. La Cina è un paese di figli unici, restio quindi a sacrificarli in battaglia. Una quota parte dei cinesi ha intravisto finalmente il benessere dopo millenni di miseria, il resto ha realistiche possibilità di intravederlo: in entrambi i casi si tratta di gente che preferisce dedicarsi a goderselo o a conquistarselo.

ARMENIA, IL VOTO SULLE FERITE DELLA GUERRA

di Maurizio Vezzosi da Erevan (Armenia) – Arrivata alle elezioni politiche, l’Armenia si trova a fare i conti con una situazione assai complessa: la piccola Repubblica ex sovietica è andata al voto in un clima di forte risentimento nei confronti della propria classe politica e al tempo stesso di disillusione. La sconfitta nella guerra dello scorso autunno con il vicino Azerbaijan ha lasciato ferite profonde a livello sociale, politico ed economico. L’affermazione azera nella regione del Karabakh ha provocato la perdita del controllo di centrali idroelettriche e di vaste aree di territorio agricolo particolarmente fertile, oltre che importanti sotto un profilo simbolico e culturale.

RUSSIA 9/5: KHALDEY E L’OCCHIO DELLA GUERRA

Nel 1993, quand’ero corrispondente da Mosca, ebbi la fortuna di intervistare Evgenyj Ananyevic Khaldey, il fotografo che scattò una delle più celebri immagini della storia contemporanea: quella che correda questo articolo, la fotografia dei soldati russi che piantano la bandiera sovietica sul tetto del Reichstag. Khaldey viveva in un minuscolo appartamento di periferia. Il letto in un angolo, sotto il letto un cumulo di splendide fotografie del tempo della guerra. Aveva allora 76 anni, sarebbe morto quattro anni dopo.

RUSSIA 9/5: IL SIGNIFICATO DI UNA FESTA

di Marco Bordoni    Oggi i Russi celebrano la loro festa civile più importante, che ricorda la vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale. Dalle nostre parti se ne parla poco. Forse vedrete un servizietto in TV con qualche immagine della spettacolare parata, chiosata dal solito commento velenoso:  Putin spende e spande per sogni di grandeur mentre la gente fa la fame. Oppure troverete sui social il commento estasiato di qualche fan all’amatriciana, innamorato dell’uomo forte che arringa le truppe in marcia a bandiere spiegate.