di Anna Nikolaeva Martedì scorso, in Russia, è stato registrato un altro record di contagi da Covid: 34.325 nuovi casi. In termini di mortalità giornaliera siamo ai primi posti nel mondo, muoiono circa mille persone ogni giorno. Secondo i calcoli dei demografi, il calo naturale della popolazione negli ultimi dodici mesi ha raggiunto un milione di persone. Questa è la cifra annuale più alta dalla Grande Guerra Patriottica. Ma se l’Unione Sovietica vinse la lotta contro il fascismo, allora la Russia moderna sembra aver perso la battaglia contro il Covid.
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di Giuseppe Gagliano Il 28 settembre il ministro degli Esteri vietnamita Bui Thanh Son ha concluso la sua recente visita a Mosca con una conferenza stampa tenuta insieme al suo omologo russo Sergey Lavrov. Nominato l’8 aprile di quest’anno dal primo ministro ed ex capo delle spie Pham Minh Chinh, Bui Thanh Son, membro del consiglio di sicurezza nazionale del Vietnam, ha parlato con calore dell’amicizia di Mosca e del sostegno “costante” ad Hanoi. Il discorso è stato il culmine di mesi di sforzi russi per rafforzare i legami con il Vietnam, il più fedele alleato nella regione. La recente alleanza Australia-Regno Unito-Usa è stata una brutta notizia per la Russia, che ha perso il suo accesso privilegiato a parti della regione dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
di Fulvio Scaglione Nei giorni scorsi si sono incrociate due interviste così diverse da diventare complementari e da rivelare la vera natura della partita sui vaccini che si gioca, su scala globale, ormai da un anno. La prima è quella di Kirill Dmitriev, amministratore delegato del Russian Direct Investment Fund (il fondo sovrano dello Stato russo) che ha finanziato le ricerche e la produzione d Sputnik V, il vaccino russo contro il Covid russo. Dmitriev ha parlato subito dopo che l’EMA (l’Agenzia europea per i Medicinali) ha annunciato ufficialmente di voler esaminare lo Sputnik V, cosa che finora non aveva mai fatto. E ha detto due cose piuttosto chiare e dure: ci auguriamo che l’esame della Ue sia improntato a criteri scientifici e non politici (ovvero: pensiamo o temiamo che non lo sarà, n.d.A.); si sappia che la Russia non fa alcuna pressione per vendere all’Europa il suo vaccino contro il Covid, abbiamo già ordinazioni importanti da parte di 44 Paesi.
Mentre la diffusione del Coronavirus in Russia sembra rallentare, i produttori di vaccini continuano a competere tra loro, cercando di conquistare i mercati dello spazio post-sovietico. Sputnik V, il vaccino russo, è stato registrato in Kirghizistan. Nel frattempo, il primo vaccino registrato in Ucraina è stato il farmaco della società britannico-svedese AstraZeneca. Si distingue comunque il caso della Serbia, che offre ai suoi cittadini quattro vaccini e intanto reclama il “primato” per il virus.
Secondo Rosstat, la popolazione di Mosca è diminuita di 42.000 persone nel 2020. Per la prima volta dal 1992, dunque, quando il calo era stato di meno di duemila persone, la capitale russa ha visto diminuire in modo significativo i propri abitanti. Il calo del 2020, infatti, è stato il più netto degli ultimi trent’anni. Gli esperti danno la colpa alla pandemia e fanno notare che il coronavirus ha aumentato il numero dei morti e ha ridotto la volontà dei russi di altre località di trasferirsi a Mosca.
di Aleksander Baunov Per molti anni si è pensato che se gli Stati Uniti si fossero allontanati dalla loro alleanza con l’Europa, ciò avrebbe portato l’Europa a riavvicinarsi alla Russia. Sembrava uno scenario puramente ipotetico. Poi Donald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti e la teoria è stata messa alla prova. Il nazionalismo di Trump, il suo scetticismo sull’euro e la NATO, il suo sostegno alla Brexit e il ritiro unilaterale da accordi che invece erano apprezzati dai Paesi Ue – come quello di Parigi sul cambiamento climatico e quello sul nucleare iraniano – crearono rapidamente una frattura tra Europa e Stati Uniti. La pandemia e il comportamento di Trump durante le elezioni presidenziali del 2020 hanno solo peggiorato le cose. Per la prima volta in oltre mezzo secolo, l’Europa è stata costretta a prendere le distanze dalla leadership degli Stati Uniti.
di Fulvio Scaglione Lettera da Mosca negli ultimi tempi si è occupata due volte di Sputnik V, il discusso (in Occidente) vaccino russo anti-Covid. Si veda qui e qui. L’intento degli interventi non era di stabilire se il vaccino russo funzionasse o meno: non siamo scienziati e non ci permetteremmo mai un simile abuso. Si voleva invece sottolineare che Sputnik V era stato fin dall’inizio dismesso e giudicato inaffidabile non tanto per ragioni medico-scientifiche ma piuttosto per ragioni geopolitiche. Era stato considerato un bluff propagandistico nazionalistico di Vladimir Putin, nulla più. Se alla base ci fossero state ragioni diverse, ci si sarebbe almeno premurati di prendere contatto con Mosca per saperne di più, per capire. Primo, perché i laboratori russi (ancor più quelli militari) non vanno presi sotto gamba. Secondo, perché se per combinazione il vaccino russo fosse stato promettente, c’era modo di salvare qualche (forse tante) vite in più.
di Kadri Liik Il Coronavirus non sembra aver cambiato il pensiero del Cremlino sugli obiettivi della politica estera, anche con l’Europa, pur bloccando molti degli sforzi necessari per perseguirli. In primavera e all’inizio dell’estate, ad esempio, il ministero degli Esteri russo si è concentrato sul rimpatrio dei cittadini bloccati all’estero, un tradizionale lavoro consolare che sembra aver incontrato qualche resistenza in altre parti del Governo russo. Secondo i pettegolezzi di Mosca, le agenzie statali incaricate di gestire la pandemia all’inizio erano riluttanti a consentire a potenziali portatori di infezione di entrare nel Paese. E il ministro degli esteri, Sergey Lavrov, ha dovuto lamentarsi con Putin per risolvere la questione.
di Kadri Liik Gran parte dei cittadini russi fatica a dare un senso alla crisi del Coronavirus. “La gente crede ai pettegolezzi, ma solo…