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Stupidario russofobo e forza dei fatti

Lo stupidario russofobo è vincente, a livello di propaganda, per una sola ma potente ragione: è senza fondo. Poco più di un anno fa la grande stampa sparava la sciocchezza dei russi della missione “Dalla Russia con amore” arrivati in Italia per spiare la Nato. Qualunque persona con un grammo di cervello poteva capire che si trattava di una scemenza. Un centinaio di scienziati e tecnici militari arrivati in Italia con tanto di fanfara come potevano spiare strutture militari come quelle? Che facevano, andavano strisciando di notte tra le pattuglie americane per poi, di giorno, sanificare le residenze per anziani della Bergamasca? Come se non bastasse, c’era anche chi scriveva che i russi spruzzavano liquidi misteriosi (ma certamente nocivi, ovvio) sulle strade delle nostre città.

Al contrario: era ed è piuttosto ovvio che quei soldati russi, tra i quali alcuni specialisti di livello assoluto nel campo della guerra chimica e batteriologica e dell’epidemiologia, erano tenuti d’occhio dai nostri servizi di sicurezza (e non solo dai nostri). O crediamo forse che i servizi segreti si occupino solo di scartine come Walter Biot, l’ufficiale italiano che passava documenti ai russi per quattro soldi? O magari, com’è di moda adesso, pensiamo che i nostri servizi si siano svegliati solo dopo la nomina a premier di Mario Draghi? Pensare che andassero spiando, la Nato per di più, era una cazzata sesquipedale. Ma fu ripetuta senza vergogna per mesi.

Adesso, contr’ordine compagni! I russi non spiavano ma raccoglievano informazioni sul Covid! Ma dai? Cioè, quegli infingardi mandavano qui i migliori specialisti delle loro forze armate e raccoglievano informazioni sul virus? Non si accontentavano di fare i manovali per noi ma pensavano in proprio? Il bello è che tutto questo viene pure spacciato come una rivelazione, uno scoop. Senza chiedersi, per dirne solo una, perché non abbiano fatto altrettanto le forze armate della Nato o degli Usa, che ne avevano tutti i mezzi e stavano pure a pochi chilometri. Ci avrebbero dato una mano e avrebbero pure raccolto informazioni che, magari, avrebbero poi diviso con noi, alleati fedeli.

L’atlantismo è una posizione politica, diremmo quasi antropologica, che ha le sue ragioni e merita di essere ascoltata e analizzata con rispetto. Quel che non si capisce, però, è perché l’atlantismo debba così spesso affidarsi al peggior stupidario, riflesso perfetto di quell’altro atteggiamento, quello che vede in Putin un santo e nella Russia il vaso di ogni perfezione. 

A Ginevra, in conclusione del summit Putin-Biden, i giornalisti occidentali hanno potuto fare domande senza filtro a Putin. I giornalisti russi, invece, sono stati esclusi dall’incontro con Biden, che ha risposto solo a domande preventivamente filtrate dallo staff. E gli stessi giornalisti occidentali che chiedevano a Putin perché fa ammazzare la gente, con Biden stavano ginocchioni e deglutivano tutto. Vien da pensare che questi campioni della libera informazione abbiano più paura del loro democratico e pacifico Presidente che non del tiranno assassino che abita il Cremlino e che, come dicono e scrivono loro, altro non fa che mandare in giro i suoi killer ad assassinare persone innocenti.

Dopo il summit, è saltato fuori che Biden avrebbe consegnato Putin una lista di sedici strutture essenziali Usa che non devono nemmeno essere sfiorate da un hacker. E subito molti a dire: oh no, ma perché, adesso Putin sa quali sono le strutture da colpire. Quando lo stupidario raggiunge livelli come questi, tanto di cappello. Se davvero Biden ha presentato quella lista, le conclusioni da trarre sono ben altre. Primo: gli Usa si sentono abbastanza protetti. Secondo: la Casa Bianca ha ben presenti i limiti delle “attività maligne” che la Russia può mettere in atto nel cyberspazio. Che certo esistono ma che, altrettanto certamente, non sono quelle su cui lo stupidario russofobo fantastica da anni. Terzo: gli Usa sanno di poter mettere in campo reazioni e rappresaglie assolutamente dissuasive. Quarto: tra Usa e Russia è cominciata una trattativa su una minaccia che li riguarda entrambi. Le ricerche degli specialisti dicono che i cyber-attacchi sono in forte aumento a livello globale (più 17% nel 2021 rispetto all’analogo periodo del 2020) e non è che oleodotti, gasdotti e infrastrutture strategiche manchino in Russia.  Che infatti, poco tempo fa, ha denunciato una “campagna senza precedenti” di intrusioni informatiche in gangli vitali dell’industria e delle istituzioni.

D’altra parte, fu proprio Biden a escludere qualunque interferenza governativa russa nel caso dell’oleodotto Colonial, attaccato da una banda di hacker che sono stati poi liquidati con 5 milioni di dollari. Anche in quel caso gli agit prop avevano attaccato col loro stupidario, smentiti poi dal Presidente Usa. E nessuno, in Giappone, ha parlato della Russia quando lo stesso gruppo di cybercriminali, dopo l’oleodotto Usa, ha attaccato il gigante Toshiba. Oggi va così, serve tanta pazienza. Per fortuna (o per sfortuna, dipende) ogni giorno i fatti dimostrano che una relazione funzionale con la Russia non è utile. È indispensabile. e che altrettanto necessaria è alla Russia una relazione funzionale con l’Occidente, almeno con l’Europa. e la forza dei fatti è quella che alla fine vince su tutto.

Lettera da Mosca 

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