Lo stupidario russofobo è vincente, a livello di propaganda, per una sola ma potente ragione: è senza fondo. Poco più di un anno fa la grande stampa sparava la sciocchezza dei russi della missione “Dalla Russia con amore” arrivati in Italia per spiare la Nato. Qualunque persona con un grammo di cervello poteva capire che si trattava di una scemenza. Un centinaio di scienziati e tecnici militari arrivati in Italia con tanto di fanfara come potevano spiare strutture militari come quelle? Che facevano, andavano strisciando di notte tra le pattuglie americane per poi, di giorno, sanificare le residenze per anziani della Bergamasca? Come se non bastasse, c’era anche chi scriveva che i russi spruzzavano liquidi misteriosi (ma certamente nocivi, ovvio) sulle strade delle nostre città.
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L’Istituto Gaidar per le Politiche Economiche ha elaborato un quadro interessante e credibile dello stato dell’immigrazione in Russia nel 2020. Intanto, qualche dato. Nel periodo 2016-2019, il numero di stranieri che vivevano in Russia durante l’anno variava da 9,2 a 11,5 milioni, con un minimo all’inizio dell’anno e un massimo in estate e all’inizio dell’autunno. L’inizio del 2020 è stato abbastanza coerente con la tendenza di quegli anni: a fine gennaio 10,3 milioni di stranieri si trovavano in Russia. Tuttavia, la chiusura dei confini in ingresso e in uscita decisa nel marzo 2020 a causa della pandemia di Coronavirus, ha cambiato radicalmente la situazione: l’immigrazione è rallentata e il numero degli stranieri è diminuito di mese in mese, soprattutto in ragione della drastica riduzione all’ingresso provocata dalle misure sanitarie. così all’inizio dell’inverno il numero di stranieri che soggiornavano in Russia si è rivelato il più basso degli ultimi anni: al 1° dicembre 2020 c’erano 7,8 milioni di cittadini stranieri in Russia.
di Kadri Liik Tuttavia, paradossalmente, questa non è stata una “buona crisi” per Putin. Non si è distinto e non ne ha tratto beneficio. Una crisi che non consente l’eroismo, ma richiede pazienza e gestione diligente, non si addice a Putin o ai leader autoritari in generale. Il Covid 19 ha ribaltato gran parte dell’agenda di Putin per il 2020. Forse la domanda più interessante è se questo sia successo una o due volte. Forse la sontuosa celebrazione del 75 ° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, prevista per maggio, era pensata fin dall’inizio come una specie di festa per l’incoronazione di Putin come potenziale leader della Russia per i prossimi 16 anni. Oppure può essere che il Covid 19, combinato con il calo dei prezzi del petrolio e una più ampia turbolenza nel mondo, abbia scompaginato i piani di Putin di ritagliarsi pian piano un ruolo di secondo piano in politica, spingendolo a cercare il modo di continuare a governare. Questa, almeno, è la spiegazione fornita dal suo portavoce, Dmitry Peskov, il quale ha affermato a marzo che Putin ha preso la decisione perché “la situazione nel mondo è diventata meno stabile”, citando la pandemia, i rischi di “recessione globale”, numerosi “acuti conflitti regionali “e le sanzioni occidentali.