di Aleksander Baunov Non sorprende che un certo segmento della popolazione russa abbia risposto in modo così energico all’incarcerazione di Aleksei Navalny, scendendo in piazza per due fine settimana di seguito prima che la squadra dell’oppositore decidesse di cambiare tattica. Tuttavia, alla fine, le proteste riguardavano meno la sorte di Navalny che i crescenti problemi socioeconomici e la frustrazione dei giovani russi e della classe media urbana, che sono stati schiacciati dalla stagnazione economica dal 2014. La domanda più interessante è se la squadra di Navalny possa capitalizzare questa crescente insoddisfazione o se le autorità riusciranno a incanalarla in direzioni meno minacciose.
La strategia delle autorità finora è stata quella di reagire con violenza, proprio come durante le grandi manifestazioni dell’estate 2019, anche se non al livello di quanto accaduto nella vicina Bielorussia la scorsa estate. Le autorità sostengono anche che Navalny non è un crociato anti-corruzione, ma il leader di una rivoluzione sponsorizzata dall’estero. Questo può sembrare assurdo, ma ha effetto presso una parte consistente della popolazione. La repressione è il modo in cui le autorità comunicano a chiunque scenda in piazza che sarà costretto a pagare un prezzo e che questo prezzo è in aumento. Ecco perché i giudici emettono condanne semplicemente per aver condiviso articoli sui social media e rinchiudono manifestanti della classe media urbana per due o tre settimane in squallidi campi originariamente allestiti per i migranti illegali.
L’idea della dignità come fattore scatenante della protesta politica in Russia è complicata, nel caso di Navalny, dal fatto che per i russi la dignità è stata a lungo espressa sotto forma di resistenza all’Occidente. Tale resistenza è incarnata più dal presidente Vladimir Putin che da Navalny, soprattutto ora che il Governo lo dipinge come uno strumento dell’Occidente. Le autorità sono abbastanza abili nell’usare queste tattiche, perché sanno come influiscono sulla mentalità dei russi, soprattutto in un momento in cui la maggior parte delle persone è apatica e depoliticizzata. Quando il Governo chiarisce che è pronto a usare la violenza contro i manifestanti della classe media e a rinchiuderli per lunghi periodi, gioca sulla preesistente convinzione che protestare non porterà a nessun cambiamento effettivo nella società.
Il Cremlino vuole alimentare la convinzione che qualsiasi movimento di protesta si esaurirà, proprio come i molti movimenti precedenti, e che il regime rimarrà in piedi. Anche le persone insoddisfatte, più numerose nella classe media urbana, opteranno per quello che a loro sembra un comportamento perfettamente razionale e rimarranno fuori dalla politica. Mentre fuori della Russia è diffusa la convinzione che Navalny venga accolto in patria come leader dell’opposizione, i dati dei sondaggi disponibili finora raccontano una storia diversa. Il livello di supporto di Navalny non è cambiato: solo il 20% circa della popolazione è solidale con lui. Sembra che Navalny abbia sopravvalutato la disponibilità della gente comune a sostenerlo. Lui e il suo team sono brillanti nel generare l’attenzione dei media, contenuti virali e un numero enorme di spettatori dei suoi video anti-corruzione. Ma questa popolarità non si traduce in un supporto attivo nella vita reale.
Le ragioni di ciò sono numerose. C’è un’enorme inerzia nella società russa. La maggior parte delle persone sente che l’attuale sistema di potere non è, in effetti, sull’orlo del collasso e che è improbabile che le proteste di massa di strada facilitino o accelerino la fine dell’era di Putin. Navalny ha molto successo nel raggiungere e ispirare i giovani russi della classe media urbana. Ma la popolazione russa sta invecchiando e il segmento giovanile è piuttosto ridotto. Navalny non ha una grande capacità di attrarre il sostegno dalla maggioranza della popolazione in età di voto, che è composta da persone di età media e avanzata. Le ferite della perestrojka e degli anni Novanta sono tutt’altro che rimarginate, e molte di queste persone ricordano come la campagna guidata da anticomunisti e liberali russi per la giustizia sociale e la libertà contro la nomenklatura sovietica sia stata sostenuta da cittadini comuni che hanno poi perso il lavoro.
Un altro fattore che lavora contro Navalny, in questo momento, è che il Governo ha indirizzato la maggior parte dei suoi aiuti COVID al proprio elettorato, non al tipo di persone che sono scese in strada a sostegno di Navalny. Per i sostenitori di Putin, l’abbraccio paterno dello Stato russo è ancora molto desiderabile. Dopo tutto, le autorità russe non hanno imposto lockdown troppo rigidi, hanno evitato il collasso del sistema sanitario e hanno creato un vaccino efficace. In questo contesto, il solito messaggio dell’opposizione russa (cambiamo le nostre abitudini e viviamo come in Occidente) è meno convincente del solito.
Questo non vuol dire che il Cremlino non tenterà di scoraggiare più che può i suoi potenziali sostenitori. Lo farà. Il Cremlino è fin troppo consapevole che il comportamento elettorale della maggioranza silenziosa in Paesi come la Russia può essere imprevedibile. Il più grande evento politico della Russia nel 2021 sono le elezioni della Duma, previste per settembre. Nonostante i suoi trucchi, il Cremlino a volte può essere colto di sorpresa dai risultati del voto di protesta. Navalny sta raggiungendo più persone del classico elettorato liberale espresso dalla classe media urbana, nostalgico degli anni Novanta. L’intellighenzia liberale filo-occidentale potrebbe essersi tagliata fuori dai sostenitori del politico nazionalista Vladimir Zhirinovsky, per esempio, ma niente impedisce ai seguaci di Navalny di unirsi a loro, specialmente nelle regioni.
La squadra di Navalny capisce perfettamente che, allo stato attuale, non può battere Putin alle elezioni. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui hanno detto che passeranno dalle proteste di strada agli sforzi diplomatici per liberare Navalny. Ci sono segni che questo obiettivo sia più ambizioso di quanto detto ufficialmente e che questi sforzi non si limiteranno al rilascio di Navalny. In definitiva, ciò che la squadra di Navalny sta cercando di fare è persuadere russi e stranieri che lui è l’unico legittimo oppositore di Putin e che il suo successo è la migliore garanzia di una futura democratizzazione della Russia. In questa logica, il trasferimento del potere a qualsiasi altra persona tranne Navalny non sarebbe sufficiente. Tuttavia, è troppo presto per dire se tutta la società civile russa è disposta a sostenere questa idea.
Pubblicato da Carnegie Moscow Center
Su questo articolo ho qualche perplessità. L’autore esclude che Navalny sia un agitatore al soldo dell’occidente — CIA, Mi6 o quant’altro – mentre invece a me pare ovvio che lo sia. Un signore che, per quanto mi risulta, non ha altri redditi, di che cosa vive se non dell’elemosina dell’occidente, e non credo che l’occidente faccia la carità senza controparte. Ma forse Navalny è ricco di famiglia e mi sbaglio.
E poi, secondo l’altro articolo su Navalny apparso su Lettera da Mosca, l’approvazione di Navalny presso i cittadini è sì del 20%, ma la disapprovazione è cresciuta. Navalny in patria conta poco, insomma.
D’altra parte, la Carnegie Foundation non ha mai mostrato simpatia per il governo – non regime, per favore – russo.