Irina Volk, portavoce del ministero degli Interni della Federazione Russa, ha diffuso alcune statistiche sulla criminalità in Russia nel periodo gennaio-novembre 2020. Nel Paese si è avuto in quel periodo un leggero aumento dei reati, pari all’1,2%, con un dato più preoccupante per i crimini, cresciuti del 17,4%. L’aumento è stato registrato in 50 degli 85 soggetti della Federazione, con la punta più negativa nella città a statuto speciale di Sebastopoli, dove i reati sono cresciuti del 40%.
Sempre secondo la Volk, il fenomeno “è dovuto in larga parte all’aumento dell’attività criminale con l’uso delle tecnologie informatiche. Durante il periodo in esame, è stato commesso il 77% in più di crimini informatici rispetto al 2019. Ciò significa che si è registrato il 93,2% in più di reati commessi con l’uso di Internet e il 97,7% in più di reati con l’uso dei dispositivi mobili”. Secondo una recente ricerca di Sberbank, il più grande istituto di credito russo, il solo crimine informatico costerà alla Russia, per il 2020, circa 44 miliardi di dollari. Sempre secondo Stanislav Kuznetzov, vice presidente del consiglio d’amministrazione, Sberbank registra ogni giorno 26 milioni di “eventi” che più o meno pericolosamente coinvolgono la sicurezza informatica dell’istituto e dei suoi clienti.
Non ci sono, però, solo brutte notizie. Nei rimanenti trentacinque soggetti della Federazione Russa i reati sono diminuiti. In tre regioni in misura molto significative, con un calo che è stato addirittura a due cifre: in Cecenia meno 15,6%, nell’Ossetia del Nord del 15,5% e in Adigeya del 12,3%. Particolarmente significativo il dato dell’Ossetia perché include un 30% in meno di crimini e reati gravi.
Lettera da Mosca
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