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Posts tagged as “putin”

CARO NAVALNY, INTERNET NON È LA RUSSIA

di Aleksander Baunov    Non sorprende che un certo segmento della popolazione russa abbia risposto in modo così energico all’incarcerazione di Aleksei Navalny, scendendo in piazza per due fine settimana di seguito prima che la squadra dell’oppositore decidesse di cambiare tattica. Tuttavia, alla fine, le proteste riguardavano meno la sorte di Navalny che i crescenti problemi socioeconomici e la frustrazione dei giovani russi e della classe media urbana, che sono stati schiacciati dalla stagnazione economica dal 2014. La domanda più interessante è se la squadra di Navalny possa capitalizzare questa crescente insoddisfazione o se le autorità riusciranno a incanalarla in direzioni meno minacciose.

TELEVISIONI, IL BERSAGLIO DI ZELENSKY

di Dan Peleschuk   Da quando è entrato in carica nel 2019, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato spesso accusato di essere una marionetta schiava degli interessi degli oligarchi, un populista che non vuole o non può sa contrastare l’influenza russa che lacera il suo Paese. Quindi il suo recente giro di vite sui media filo-russi è stato una sorpresa per tutti. Il 2 febbraio, con pochi tratti di penna, Zelenskyj ha firmato i decreti che hanno bloccato tre televisioni filo-russe in Ucraina. La mossa era stata proposta dal Consiglio ucraino per la sicurezza e la difesa nazionale. Zelensky ha proseguito l’epurazione mediatica con un tweet in cui diceva che “l’informazione oggi è un’arma potente come i carri armati o i missili”.

RUSSIA E INDIA, TRAIETTORIE DIVERGENTI

di Giuseppe Gagliano   Oggi la Russia commercia con l’India circa dieci volte meno di quanto fa con la Cina. La cooperazione tecnica militare tra Mosca e Nuova Delhi sperimenta molte complicazioni e persino battute d’arresto a causa della crescente presenza occidentale nel mercato della difesa indiano e della la strategia industriale “Make in India” dell’attuale Primo Ministro Modi. Esistono significative aree di disaccordo tra i due Paesi su molte questioni internazionali, tra cui il QUAD (il forum strategico tra Usa, Giappone, Australia e India, n.d.R.), l’Afghanistan, la Belt and Road Initiative proposta dalla Cina e altri ancora. Nel 2020, per la prima volta in vent’anni, Mosca e Nuova Delhi non hanno tenuto il loro regolare incontro annuale al vertice.

LA RUSSIA, IL COVID E L’EUROPA (5. fine)

di Kadri Liik    Il Coronavirus non sembra aver cambiato il pensiero del Cremlino sugli obiettivi della politica estera, anche con l’Europa, pur bloccando molti degli sforzi necessari per perseguirli. In primavera e all’inizio dell’estate, ad esempio, il ministero degli Esteri russo si è concentrato sul rimpatrio dei cittadini bloccati all’estero, un tradizionale lavoro consolare che sembra aver incontrato qualche resistenza in altre parti del Governo russo. Secondo i pettegolezzi di Mosca, le agenzie statali incaricate di gestire la pandemia all’inizio erano riluttanti a consentire a potenziali portatori di infezione di entrare nel Paese. E il ministro degli esteri, Sergey Lavrov, ha dovuto lamentarsi con Putin per risolvere la questione.

Guarda guarda, ora Sputnik V ci piace

di Fulvio Scaglione         Non si vorrebbe infierire ma i fatti parlano da soli. Ricordate i broncetti e i ditini alzati quando, l’11 agosto scorso, Vladimir Putin annunciò che la Russia aveva prodotto il primo vaccino anti-Covid, battezzato Sputnik V? Giù tutti a dire che avevano fatto troppo in fretta, che non era possibile, che era una truffa. E pazienza l’Oms, che voleva vederci chiaro: è il suo mestiere. E pazienza gli scienziati, che hanno comunque dei doveri e ai quali magari non faceva piacere che un russo qualunque, magari dentro un laboratorio militare, fosse arrivato al traguardo prima di loro. Ma tutti gli altri? Finti esperti, giornalisti che di vaccini non sanno un tubo ma pontificano? Tutti belli in riga a cantare la solita canzone: che Putin è cattivo, la Russia è l’impero del male, quindi da lì non può arrivare nulla di buono. E vai con l’ironia sul nome Sputnik V, che riprende quello del primo satellite artificiale messo in orbita intorno alla Terra, dall’Urss nel 1957… Ancora il mese scorso, un autorevole quotidiano economico italiano definiva la vaccinazione di massa in Russia, in quel momento appena annunciata, “una fuga in avanti”.

LA RUSSIA E IL COVID: E LE REGIONI… (3)

di Kadri Liik   Il senso comune avrebbe potuto ipotizzare che il Cremlino avrebbe sfruttato l’opportunità creata dal virus per impegnarsi in un’ulteriore centralizzazione, nonché in un maggior controllo della popolazione. Ma quello che è successo – almeno sul fronte della centralizzazione – è stato l’opposto. Putin ha annunciato che tutte le regioni e i governatori dovevano prendere le decisioni più adatte alla loro specifica situazione. In teoria, una tale delega di responsabilità aveva perfettamente senso: l’intensità della pandemia variava notevolmente tra le regioni; e il sistema sanitario russo è organizzato a livello regionale, con le autorità federali che svolgono un ruolo assai scarso. Tuttavia, per un Paese la cui traiettoria politica negli ultimi vent’anni è stata quella di una decisa centralizzazione da parte del Cremlino (con solo minime correzion dopo le proteste del 2011-2012), l’approccio di Putin è stato sconcertante.

LA RUSSIA E IL COVID: NON UNA CRISI “DA PUTIN” (2)

di Kadri Liik    Tuttavia, paradossalmente, questa non è stata una “buona crisi” per Putin. Non si è distinto e non ne ha tratto beneficio. Una crisi che non consente l’eroismo, ma richiede pazienza e gestione diligente, non si addice a Putin o ai leader autoritari in generale. Il Covid 19 ha ribaltato gran parte dell’agenda di Putin per il 2020. Forse la domanda più interessante è se questo sia successo una o due volte. Forse la sontuosa celebrazione del 75 ° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, prevista per maggio, era pensata fin dall’inizio come una specie di festa per l’incoronazione di Putin come potenziale leader della Russia per i prossimi 16 anni. Oppure può essere che il Covid 19, combinato con il calo dei prezzi del petrolio e una più ampia turbolenza nel mondo, abbia scompaginato i piani di Putin di ritagliarsi pian piano un ruolo di secondo piano in politica, spingendolo a cercare il modo di continuare a governare. Questa, almeno, è la spiegazione fornita dal suo portavoce, Dmitry Peskov, il quale ha affermato a marzo che Putin ha preso la decisione perché “la situazione nel mondo è diventata meno stabile”, citando la pandemia, i rischi di “recessione globale”, numerosi “acuti conflitti regionali “e le sanzioni occidentali.

IL PALAZZO SEGRETO DI PUTIN? PARLIAMONE…

L’ultima astuta provocazione di Aleksej Navalny riguarda il sontuoso palazzo da un miliardo di dollari che Vladimir Putin si sarebbe fatto costruire nei pressi di Soci. Rivelazione giunta, guarda caso, subito dopo il suo arrivo a Mosca e l’annunciato arresto in aeroporto per un’accusa di frode aggravata. Ovvero, in coincidenza con un evento mediatico di risonanza internazionale. Mica male.

LA RUSSIA E IL COVID: L’ECONOMIA TIENE (1)

di Kadri Liik    In una giornata soleggiata e calda di fine settembre, l’Internet russo ha diffuso ancora una volta foto di ambulanze in lunghe file davanti alle porte dell’ospedale, in attesa di lasciare i pazienti. Uno spettacolo che non si vedeva dalla fine di aprile. Il numero di infezioni da Covid-19 a Mosca è più che raddoppiato in pochi giorni. Questo ha costretto molti riluttanti ad ammettere che il dramma del Coronavirus non era ancora finito: il secondo atto stava per iniziare, come del resto ha fatto. Tuttavia, chiunque sperava che la minaccia comune del virus avrebbe contribuito a lanciare una nuova era di cooperazione internazionale, anche tra Russia e Occidente, è rimasto deluso. Così anche quelli che si aspettavano che il virus fosse la goccia finale per l’economia dipendente dal petrolio della Russia o per il sistema politico del presidente Vladimir Putin, che da tempo lotta per la legittimità e la popolarità.