Chi si rivede! L’impresario edilizio preferito del Cremlino, Arkady Rotenberg, ha vinto con la sua Mostotrest la gara d’appalto da 15,9 miliardi di rubli per la costruzione di una tangenziale ferroviaria intorno al monastero rupestre di San Clemente Inkerman, in Crimea, il gemello dell’altrettanto rupestre monastero dell’Assunzione nei pressi di Bachcisarai. Rotenberg, ricordiamolo, è il magnate delle costruzioni che ha costruito il Ponte di Crimea, oltre che una parte importante dei gasdotti e delle autostrade di Russia. È altresì noto per essere amico intimo di Vladimir Putin fin dai tempi di San Pietroburgo, quando entrambi erano grandi appassionati di judo.
Posts tagged as “Crimea”
da AsiaNews – di Vladimir Rozanskij – Durante la conferenza stampa di fine anno, la rappresentante del presidente dell’Ucraina per la Crimea, Tamila Taševa, ha denunciato l’attivismo dei russi nel mondo islamico, per sostenere una narrativa sulla “Crimea russa” che riesca a superare le visioni tradizionali dei tatari di Crimea, sottoposti a persecuzioni e deportazioni in quanto non assimilabili all’ideologia del regime di Mosca. La Russia sfrutta la sua partecipazione all’Organizzazione della Cooperazione Islamica (Oci), a cui aderisce come osservatore dal 2005, che garantisce a Mosca un approccio condiscendente da parte della galassia dell’Islam, come uno degli alleati nel confronto con l’Occidente. Le élite arabe cercano punti di riferimento per evitare i pericoli di destabilizzazione e la guerra russa sostenuta dai musulmani diventa oggi un elemento di grande rilievo nel gioco delle parti, a partire proprio dalla ri-definizione della Crimea annessa nel 2014.
Dall’Eco di Bergamo – di Fulvio Scaglione – A dispetto dei modi glaciali, Vladimir Putin non è mai stato privo di un certo senso del teatro. Non stupisce, quindi, che abbia atteso questa riunione del G20 (virtuale, orfano di Joe Biden e Xi Jinping ma pur sempre un G20) per fare una mossa sull’Ucraina. «Nei loro discorsi, i leader hanno detto di essere scioccati dalla continua aggressione della Russia all’Ucraina», ha detto il presidente russo: «Certo: l’azione militare è sempre una tragedia per gli individui, per le famiglie, per i Paesi. E certo, dobbiamo pensare a come fermare questa tragedia. Tra l’altro, la Russia non ha mai rifiutato il dialogo per la pace con l’Ucraina. Non è stata la Russia ma l’Ucraina ad annunciare pubblicamente di avere lasciato il tavolo negoziale».
di Marco Bordoni “Russia, dove stai volando, dà una risposta! Non dà risposta.” diceva a suo tempo Gogol. Non è proprio così. La risposta la dà eccome. Certo, non è una risposta che ci piace, quella di Putin. Ma il fatto che non siamo disponibili a considerarla seriamente non la rende meno chiara. Capire le intenzioni dei Russi è facile. Basta ascoltarli ed osservarli con attenzione. “Sappiamo che la disintegrazione del nostro stato è una possibilità e ne stiamo discutendo apertamente”, dice Sergej Karaganov, presidente del Consiglio di Difesa e Politica estera russo, e prosegue: “gli obiettivi [dei nostri avversari] sono cambiati: prima erano la deterrenza e il contenimento, ora il collasso della Federazione”. Il primo dato è, quindi, che le elite russe sono consapevoli della natura esistenziale dello scontro in atto.
di Marco Bordoni La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina è terribile, siamo d’ accordo. Invadere un Paese sovrano è la più grave violazione del diritto internazionale, anche quando si accampano giustificazioni più o meno plausibili come il diritto all’autodifesa e quello all’ingerenza umanitaria. Invitiamo i Russi a farsi un’esame di coscienza e, già che ci siamo, facciamolo pure noi: ci siamo indignati altrettanto quando i “nostri” hanno invaso Yugoslavia, Afganistan, Iraq e Libia e bombardato alla chetichella un’altra manciata di Paesi, creando un mondo in cui conta solo la forza e dando a Vladimir Putin una lezione che quello, da studente sveglio e voglioso di apprendere qual è, si è diligentemente annotata?
https://youtu.be/3KwppPW29zA
di Andrei Kolesnikov Una delle domande più frequenti nelle ultime settimane, nonostante un leggero allentamento delle tensioni sulla scia della videochiamata tra Joe Biden e Vladimir Putin, è stata: la Russia attaccherà l’Ucraina? Ma come risponderebbero i cittadini russi a una guerra con la vicina Ucraina? La nostra ricerca del 2015 (I russi vogliono la guerra?) – aveva mostrato che c’è poco entusiasmo per una guerra “reale” su larga scala tra i membri della moderna società urbana russa (le operazioni militari del Paese in Siria e nell’Ucraina orientale negli ultimi anni non sono state viste come vere guerre). L’azione militare nel Donbas nel 2014, avvenuta sullo sfondo della presa trionfale della Crimea, è stata vista molto positivamente dal pubblico russo. Non appena però è apparso chiaro che il Donbas era un’operazione diversa dalla Crimea (molto più sanguinosa e distruttiva), l’opinione pubblica si è messa sulla difensiva: “La Russia non c’entra niente, la colpa è degli Stati Uniti e dell’Ucraina per tutte le perdite di vite umane, e in ogni caso non è in corso una vera guerra”.
In un mondo ideale, dopo quanto ha scritto qui Marco Bordoni, sulla presunta invasione russa dell’Ucraina non bisognerebbe spendere nemmeno un’altra parola. E invece tocca farlo, perché nel rumore generale resti almeno la piccola traccia di un possibile ragionamento. La domanda fondamentale è: perché la Russia dovrebbe invadere l’Ucraina, un Paese di 45 milioni di persone, vasto due volte l’Italia, sempre più animato da giusto orgoglio nazionale e mediocre fanatismo nazionalista, ormai pure bene armato visto che tutti fanno a gara a coprirlo di aiuti (ultimo il Regno Unito, che ha appena destinato un altro miliardo di sterline agli aiuti a Kiev)?
Dopo le esercitazioni Defender Europe 2021, dopo il crescente spostamento a Est di truppe e sistemi d’arma offensivi e difensivi, dopo i continui finanziamenti alle opposizioni o sedicenti tali, dopo le campagne di stampa contro la Russia, dopo l’incidente del Golfo Pietro il Grande, siamo arrivati a un nuovo livello di bassezza. L’incidente di Sebastopoli vede protagonista il cacciatorpediniere “Defender” della marina britannica, unità di prim’ordine, di ultima generazione. Il giorno 23, pur partecipando a un’esercitazione congiunta con le forze ucraine, il “Defender” ha preso il largo e, con a bordo una squadra di marine ucraini e alcuni giornalisti inglesi, ha fatto rotta verso le acque russe. Il video girato da Jonathan Beale, giornalista della Bbc, ha svelato la premeditazione di tale azione. Non si è trattato di un incidente, la rotta presa dalla nave, come si nota in alcune immagini del video, era tracciata per attraversare le acque territoriali russe in aperta violazione di ogni trattato.