C’è uno strano gioco delle parti, nella crisi ucraina che è in corso dal 2014 ma è stata scoperta, sembra, tutta d’un colpo nelle ultime settimane. La Russia chiede agli Usa e alla Nato cose palesemente impossibili da ottenere, per esempio che a Ucraina e Georgia sia comunque negato l’ingresso nella Nato. Ma quale alleanza (non solo quella Atlantica) sbarrerebbe le porte a nuovi potenziali aderenti? E quale potenza, non solo gli Usa che peraltro della Nato sono i signori, discriminerebbe tra alleati, dicendo tu e tu sì, tu e tu no? Il sospetto è che al Cremlino abbiano in mente altro e, come ha scritto Fyodor Lukyanov in un articolo che abbiamo rilanciato, il gioco di Mosca consista proprio nel farsi dire un bel no, per procedere con altre misure o per chiedere altro.
Anche gli altri, però, praticano con intensità questo gioco. Gli Usa da settimane gridano “al lupo, al lupo!”, ovvero avvertono che la guerra è lì, pronta per scoppiare, che la Russia ha tutto apparecchiato per invadere l’Ucraina. Minacciano sanzioni infinite e tremende (l’ultima della serie, la “catastrofe” che secondo Joe Biden si abbatterebbe sulla Russia in caso di conflitto), dando per scontato che solo facendo la voce grossa, anzi grossissima, Vladimir Putin possa essere dissuaso da un’aggressione che, ovviamente, da Washington e dai vassalli viene altrimenti data per scontata. Il tutto nonostante che qualunque ragionamento fondato sui dati e sui fatti porti nella direzione opposta, cioè a escludere un’invasione dell’Ucraina che per la Russia sarebbe impossibile da gestire (qualcuno si ricorda che l’Ucraina è grande due volte l’Italia e ha 45 milioni di abitanti?), imprevedibile nello svolgimento (l’esercito ucraino si è molto rafforzato e ci sono milizie territoriali agguerrite) e insopportabilmente costosa nelle conseguenze (a cominciare dalle sanzioni occidentali, sempre ammesso che siano da escludere interventi armati). Non solo: i cittadini russi, come testimoniano tutti i sondaggi più recenti, non hanno alcun desiderio di vedere il loro Paese in guerra. Al contrario. Proviamo a immaginare che cosa succederebbe in Russia, in un’opinione pubblica già provata dalla stagnazione economica, quando gli aerei militari cominciassero a sbarcare i sacchi neri con i cadaveri dei soldati… Sarebbe, con ogni probabilità, la fine politica di Putin. E di Putin si è detto e si dice di tutto, tranne che sia scemo.
Nel gioco delle parti, però, ci sta perfettamente anche l’Ucraina. Mentre Washington grida e minaccia, Kiev sussurra e modera. A fine dicembre 2021 Aleksey Danilov, segretario del Consiglio di Sicurezza e di Difesa nazionale (NSDC) dell’Ucraina, ha detto quanto segue in un’intervista a Novoye Vremya: “Non osserviamo un grande accumulo di truppe russe presso il nostro confine. Ci sono movimenti di reparti, ma questo non è fondamentale per noi. Per un’invasione su vasta scala, ce ne devono essere almeno tre, quattro, cinque volte più di quanto ce ne siano oggi”. E poche ore fa lo stesso presidente Zelensky, in un video diffuso dai suoi portavoce, ha detto che quelle sull’invasione russa sono solo “voci”, facendo capire che a metterle in circolazione sono gli alleati occidentali. Quindi: quelli che dovrebbero preoccuparsi di più, gli ucraini, sono quelli che cercano di tranquillizzare tutti.
Un bel gioco dura poco, dice il proverbio, e questo dell’invasione che non c’è sta durando davvero troppo. È quindi possibile che tra poco saltino fuori le richieste vere, dall’una come dall’altra parte, e si cominci finalmente a trattare. Sul serio, però.
Lettera da Mosca
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