Nell’onda di risentimento verso la Russia sono diventati un bersaglio, per gli ucraini e in genere per le autorità dei Paesi usciti trent’anni fa dal blocco sovietico, non solo i monumenti ma anche i grandi scrittori, da Pushkin a Bulgakov. L’ultimo caso è stato registrato a Kiev, dove l’Unione degli scrittori ha appunto chiesto che venga chiuso il museo cittadino dedicato a Mikhail Bulgakov, che non solo è in assoluto uno dei maggiori romanzieri del Novecento ma era anche nato a Kiev nel 1891 da genitori ucraini, a Kiev si era laureato in Medicina e a Kiev aveva vissuto e lavorato come medico fino al 1919, quando venne inviato nel Caucaso come medico militare e iniziò a scrivere. Tutti peraltro conoscono i problemi che Bulgakov ebbe sempre con la censura sovietica e con il potere staliniano, che gli negò per tutta la vita l’espatrio per raggiungere i fratelli che vivevano a Parigi.
L’Unione degli scrittori dell’Ucraina ha chiesto la chiusura del museo sostenendo che Bulkakov fu in realtà uno dei primi esponenti della teoria del Russkij Mir (in estrema sintesi: l’esistenza di un mondo russo, bielorusso e ucraino, indivisibile sotto l’egida di Mosca) su cui Vladimir Putin ha basato la propria politica imperialista e guerrafondaia.
La proposta dell’Unione ha ovviamente trovato sostenitori e se non altro ha avuto il merito di aprire un forte dibattito sul possibile futuro dell’Ucraina, se essa vada consegnata al nazionalismo estremo o a una forma più intelligente di orgoglio nazionale, capace di assorbire e utilizzare anche i contributi “altri”. In ogni caso, sono parse intelligenti le parole di Anatoly Konchakovsky, fondatore del Museo dedicato a Mikhail Bulgakov, con le parole che seguono. “Sono sicuro che la notizia è stata diffusa dai nostri nemici, che odiano noi ucraini. Del resto, siamo nel pieno di una guerra dell’informazione. Per quanto riguarda l’Unione degli scrittori: è sempre stata la mano destra del KGB. Hanno fatto marcire tutti gli scrittori e i poeti: sia Maxim Rylsky sia Vladimir Sosiura, Vasily Simonenko e Mikhail Bulgakov, e così via. Se vogliono chiudere qualcosa dovrebbero proporre di aprire qualcosa. E invece non è stato aperto un solo museo. Ad esempio, è molto amato Gogol. Ma non c’è un museo a lui dedicato a Kiev. Non c’è un museo dedicato a Mikhail Kotsiubynsky e così via. Invece di distruggere, costruisci qualcosa”.
Konchakovsky, inoltre, nell’intervista a Strana, ha fatto notare che Bulgakov, al contrario, amava molto l’Ucraina e non ne aveva mai parlato male. “Conosco molto bene il lavoro di Bulgakov. In nessuna pagina di Mikhail Afanasyevich si può trovare qualcosa di negativo sugli ucraini, sulla lingua ucraina o sull’Ucraina. Lui è lo scrittore ucraino di maggiore fama mondiale, un kieviano che ha scritto in russo ma amava l’Ucraina, adorava Kiev e gli ucraini. Tutti i suoi testi sono perfettamente tradotti in ucraino, perché sono saturi di Ucraina e di aria di Kiev. Bulgakov è il nostro genio. E il Museo Bulgakov deve rimanere aperto. Anche Oleksandr Tkachenko, il nostro ministro della Cultura, lo ha detto. Grazie a Dio, anche lui lo capisce bene e sa che i musei non dovrebbero essere toccati”.
Lettera da Mosca
ho appena finito di rileggere, ahimè in traduzione italiana, proprio Il Maestro e Margherita. Quello che più mi piace è il continuo saliscendi dei toni, dal lirico al drammatico, dal comico alla satira. Per me è uno dei più bei romanzi mai scritti. E perfino Stalin lo stimava, il carnefice in persona, che, pur non lasciandolo uscire, chissà mai perché, gli trova un posticino presso un teatro perché almeno possa vivere in pace.
Riletto anch’io dopo mezzo secolo, cogliendone e apprezzandone tutto ciò che, molto giovane e molto ignorante, mi era sfuggito allora. Capolavoro assoluto.
[…] l’etto l’ennesimo articolo di Fulvio Scaglione sull’Ucraina e l’iniziativa che l’Unione degli scrittori dell’Ucraina avrebbe intrapreso per […]