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RUSSIA 9/5: I GIOVANI E I LORO VALORI

di Luigi De Biase     A pochi giorni dalle celebrazioni del 9 Maggio, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha deciso di fornire il suo contributo alla dottrina nazionale del patriottismo parlando a lungo con l’agenzia di stampa Ria Novosti. In quella occasione ha cercato di chiarire l’opinione sua e di buona parte dell’establishment politico su un punto importante per la vita quotidiana di milioni di concittadini: il rapporto fra i russi e l’Occidente. Chi ritiene fondamentale assumere i valori degli Stati Uniti, ha detto Lavrov, dovrebbe tenere a mente prima di tutto la storica formula del presidente americano Kennedy secondo cui non bisogna pensare a quel che il Paese può fare per l’individuo, ma piuttosto a quel che l’individuo può fare per il Paese.

È qui che sta, secondo Lavrov, la differenza con i liberali russi, attratti soltanto dal benessere personale: chi promuove questo approccio filosofico “non solo non capisce il nostro codice genetico, ma sta cercando di indebolirlo in ogni modo possibile, perché da noi un senso di orgoglio nazionale ha sempre giocato un ruolo importante in tutto quel che abbiamo fatto nella nostra storia millenaria, e se qualcuno crede che questi valori non contino, si tratta di una scelta personale, ma sono convinto che la schiacciante maggioranza della nostra gente la pensa in modo diverso”.

Non è un caso che Lavrov abbia parlato alla vigilia del Giorno della Vittoria, l’avvenimento centrale per quella religione che la Russia con i suoi riti e la sua storia rappresenta oggi, una religione a cui persino la Chiesa ortodossa partecipa in maniera sempre più evidente. Ma è interessante il fatto che una risposta a Lavrov sia arrivata dalle colonne del quotidiano Kommersant, e da Elena Chernenko, una delle firme più prestigiose del giornalismo russo.

E’ possibile, afferma Chernenko, sostenere valori come la libertà di parola, di coscienza e di riunione senza per questo mettere in pericolo il “codice genetico” dei russi. Si possono difendere i diritti umani e lo stato di diritto e l’indipendenza della magistratura e questo non significa acquisire i valori degli Stati Uniti, ma semplicemente lavorare per il benessere del Paese. Insomma, i liberali non devono essere necessariamente considerati come se fossero “collaborazionisti”.

La distanza fra quello che genericamente definiamo “patriottismo” e quello che, in termini ancora più astratti, chiamiamo “liberalismo”, appare in certi ambiti sorprendentemente vaga in Russia. Per cercare di risolvere questo aspetto, Margarita Zavadskaya, dell’Università europea di San Pietroburgo, ha incrociato le risposte dei cittadini fra i quindici e i ventiquattro anni ai sondaggi di opinione condotti negli ultimi anni da diversi istituti internazionali. Il sito internet Riddle ha pubblicato le sue conclusioni. Sul piano economico i giovani russi rappresentano la classe di età con la massima propensione all’iniziativa privata e il con il minimo desiderio di vedere lo Stato coinvolto nell’economia. Ma sul piano dei valori la tolleranza nei confronti di divorzio, aborto e omosessualità è in linea con il dato delle generazioni precedenti. Il titolo dell’articolo pubblicato da Riddle è chiaro: “La generazione Z è progressista o reazionaria?”. Una risposta nessuno intende ancora pronunciarla.

di Luigi De Biase

giornalista

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One Comment

  1. Vlad62 Vlad62 11 Maggio 2021

    Col divorzio i russi non hanno decisamente problemi, sono tutti divorziati almeno un paio di volte ! L’atteggiamento verso l’aborto (che in URSS è stato legalizzato mezzo secolo prima che in occidente) sta cambiando a seguito della campagna tradizionalista portata avanti tanto da alcune forze politiche quanto dalla chiesa ortodossa. In merito alla presunta “omofobia” dei russi, avendo vissuto a San Pietroburgo posso testimoniare che almeno li non l’ho minimamente riscontrata.

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