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SVEZIA E POLONIA ALLEATE IN PROFONDITA’

Saab Kockums, il ramo specializzato in marina da guerra della grande azienda svedese della difesa Saab Group,  prenderà parte a un programma di modernizzazione della flotta sottomarina polacca, già approvato dal Parlamento svedese.  La Svezia proverà a colmare le lacune della difesa navale polacca con i sottomarini A-17 / Söndermanland. Quando furono lanciati, negli anni tra il 1987 e il 1990, appartenevano alla classe Västergötland. Dopo la modernizzazione realizzata da Saab Kockums nel 2003-2004, sono stati assegnati a una classe separata.

L’operazione ha destato qualche dubbio negli esperti polacchi. Molti di loro sono scettici rispetto all’idea di tenere in servizio fino al 2030 (come indicato dai vertici della marina polacca) sottomarini che sono attivi già da trent’anni. Obiezione legittima, anche se dal punto di vista finanziario non sembra esserci alternativa: la Polonia spenderebbe molto di più se volesse costruire sottomarini nuovi. Gli stessi esperti considerano anche che nel mondo ci sono attualmente circa 300 sottomarini, due terzi dei quali hanno più di vent’anni.  Si avvicinano quindi alla fase in cui dovranno essere sostituiti o ammodernati. Saab Kockums, dicono gli esperti, troverà molte opportunità di maggiori guadagni e presterà quindi poca attenzione alle esigenze della marina polacca.

Da parte loro, comunque, i vertici militari polacchi attribuiscono grande importanza alla collaborazione con la Svezia. Il documento con cui Varsavia l’ha formalizzata risale al 2017 e indica chiaramente l’obiettivo di portare la flotta militare polacca nella terza fascia, dietro quelle di Gran Bretagna, Francia, Norvegia, Svezia, Germania (seconda categoria) e Stati Uniti (prima categoria). Il piano è ambizioso e prevede, tra l’altro, l’entrata in servizio di 30 nuove unità da combattimento. Un grosso rinforzo visto che la Marina polacca ha 343 unità, di cui 39 navi da guerra. Nello stesso tempo è stata rivista anche l’impostazione strategica. Varsavia ha molto ampliato i confini della zona operativa della flotta polacca, che ora comprende non più solo il Baltico ma anche il Mar Nero, il Mediterraneo nelle acque che si affacciano sull’Atlantico e l’Artico.

La partnership polacco-svedese ha con ogni evidenza la Russia come primo obiettivo. In agosto, alla vigilia di un incontro con l’omologo svedese Peter Hultqvist, il ministro della Difesa polacco Mariusz Blaszczak ha dichiarato: “Sappiamo chi può agire come aggressore. La cooperazione polacco-svedese complicherà sicuramente le azioni aggressive di uno di questi Stati dell’Est”. Il giro di parole che, di solito, viene usato per indicare la Russia.

La collaborazione navale tra Svezia e Polonia ha lo scopo di impedire alla Russia l’accesso al Mare del Nord e da lì al Nord Atlantico attraverso il Baltico. In parallelo, la Svezia sta intensificando la cooperazione con la Danimarca e la Finlandia, poiché le isole finlandesi Aland e l’isola danese di Bornholm formano, con l’isola svedese di Gotland, una specie di barriera naturale ai movimenti della marina russa nel Mar Baltico. E’ quella che in Svezia è già stata denominata “dottrina Hultqvist”. Nello stesso tempo, la Nato sta espandendo la propria area di responsabilità. Una strategia che potrebbe avere l’obiettivo finale di bloccare San Pietroburgo e Kaliningrad, appunto con l’assistenza della Marina polacca.

LdM

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