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La centrale nucleare di Ostrovets, costruita in Bielorussia e finanziata dalla Russia, è vista nel Baltico, in Polonia e in Ucraina come un segno dell’espansionismo economico e militare del Cremlino. Ecco perché.
Nell’agosto del 2020, dopo dodici anni di lavori, sono iniziate le operazioni di avvio del primo reattore della centrale nucleare di Ostrovets. Ciò significa che la centrale diventerà operativa dal punto di vista commerciale nel primo trimestre del 2021. Da quel momento, la Bielorussia si trasformerà da importatore di elettricità in esportatore. Tutto questo, però, è solo virtuale, perché nessuno è disposto ad acquistare elettricità bielorussa. La Polonia e gli Stati baltici hanno espresso un rifiuto categorico. L’Ucraina ha capacità produttive che sono pienamente in grado di soddisfare la domanda sul mercato interno ed estero.
di Riccardo Allegri – A causa del cambiamento climatico determinato dal riscaldamento globale, il Polo Nord si è ridotto di oltre due terzi nel corso degli ultimi trentacinque anni. I ghiacci si stanno sciogliendo e le conseguenze ambientali di questo fenomeno potrebbero essere catastrofiche. Nell’immediato però, il ritiro dei ghiacci ha generato numerose opportunità per un ristretto numero di Paesi. La regione polare è molto importante dal punto di vista strategico. Durante la Guerra Fredda, i mari artici sono stati teatro di numerose operazioni di pattugliamento e spionaggio da parte delle due superpotenze mondiali, Usa e Urss. Il motivo è abbastanza logico: proprio in questa regione i due paesi arrivano quasi a toccarsi, basti pensare che gli Stati Uniti acquistarono l’Alaska proprio dalla Russia, per 7,2 milioni di dollari nel 1867.
In Russia ci si sposa molto più che altrove: 6,3 matrimoni ogni mille abitanti (e nel 2018 ancor più: 7,1 ogni mille), quando in Italia siamo al 3,2 per mille, in Francia al 3,5 e nell’Unione Europea a una media di 4,3. In Russia, però, si divorzia anche, e molto più che altrove: 4,3 divorzi ogni mille abitanti, mentre l’Irlanda è allo 0,7 per mille, la Grecia all’1, la Romania all’1,5, l’Italia all’1,53, Finlandia e Svezia al 2,43, l’Estonia al 2,47, la Lituania al 3,07 e la Lettonia al 3,1. Insomma, il 63% dei matrimoni in Russia finisce con un divorzio.
di Maurizio Vezzosi – A trent’anni anni dalla caduta del muro di Berlino, primo atto dello sgretolamento del blocco sovietico e dell’evaporazione della sua influenza globale, la Federazione Russa ha presentato al mondo la sua politica per l’Africa con un evento senza precedenti svoltosi il 23 e 24 ottobre 2019 nella città di Sochi. Il vertice, che ha visto la partecipazione di diecimila persone, è stato presieduto congiuntamente da Vladimir Putin e dal presidente egiziano – e presidente dell’Unione Africana ‒ Abd al-Fattah Al-Sisi: un fatto che testimonia l’importanza che sia l’Egitto sia l’Unione Africana rivestono nella strategia di Mosca dedicata al continente africano. Una strategia che, altrettanto evidentemente, annovera tra i propri obiettivi quello di allentare l’egemonia occidentale sull’Egitto e di rilanciare l’Unione Africana in chiave multipolare.
Proprio mentre l’Unione Europea sta discutendo nuove sanzioni da infliggere alla Russia per il “caso Navalnyj”, un gruppo di giornalisti occidentali e russi non banali dibatte in Rete questo tema: le sanzioni non fanno che rafforzare Vladimir Putin e i suoi, per battere la loro narrazione sulla “russofobia” dell’Occidente bisognerebbe concedere libero ingresso nella Ue ai giovani russi sotto i 25 anni.
di Marco Bordoni
All’inizio, negli epici giorni di Piazza Maidan, e poi per tutta la durata della sporca guerra nel Donbass, la narrazione dei fatti ucraini fu, per la stampa italiana (fatte salve rarissime eccezioni) un compito di diligente ricopiatura della linea prestabilita di stretta osservanza atlantica. Le responsabilità russe (vere e presunte) venivano poste in grande evidenza, mentre i fatti di cronaca che lasciavano intravvedere i contorni di una realtà più complessa erano o ignorati, o riferiti in maniera contorta e fumosa. Il lettore poteva benissimo capire che le vittime di Odessa si fossero date fuoco da sole o che le bombe che cadevano sulle città del Donbass fossero un fenomeno meteorologico (si sa: si dice il peccato, ma non il peccatore).
L’esplorazione dei giacimenti di gas nel Mediterraneo Orientale ha accresciuto l’importanza di quell’area agli occhi delle potenze locali. La maggior parte degli Stati europei per le risorse energetiche dipende dalle importazioni. Ciò significa che controllare nuove fonti di gas è importante per rafforzare la sicurezza energetica e diversificare le fonti di approvvigionamento di idrocarburi.
Saab Kockums, il ramo specializzato in marina da guerra della grande azienda svedese della difesa Saab Group, prenderà parte a un programma di modernizzazione della flotta sottomarina polacca, già approvato dal Parlamento svedese. La Svezia proverà a colmare le lacune della difesa navale polacca con i sottomarini A-17 / Söndermanland. Quando furono lanciati, negli anni tra il 1987 e il 1990, appartenevano alla classe Västergötland. Dopo la modernizzazione realizzata da Saab Kockums nel 2003-2004, sono stati assegnati a una classe separata.